La Danimarca tasserà le flatulenze del bestiame per combattere il cambiamento climatico

Dal 2030 gli allevatori dovranno pagare una tassa sulle tonnellate di CO2 equivalente prodotte dai propri animali

di MARCO PILI -
28 giugno 2024
La filiera agricola è uno dei settori che produce più gas climalteranti (ANSA)

La filiera agricola è uno dei settori che produce più gas climalteranti (ANSA)

Follia green o norma di buon senso? La decisione della Danimarca di tassare le flatulenze di mucche, pecore e suini non ha certo lasciato indifferente il mondo del web e i social, scatenando facili ironie ma anche approvazione e, al contrario, indignazione per una norma che vuole fare scuola nella lotta al cambiamento climatico.

Il ministro delle finanze Jeppe Bruus, che ha ufficializzato la normativa, ha dichiarato che l'obiettivo è quello di ridurre le emissioni di gas serra del 70% rispetto ai livelli del 1990. E la riduzione del metano immesso in atmosfera non è certo prescindibile per il raggiungimento di valori così ambiziosi.

L’impatto del metano in atmosfera

Il metano (CH4) è un idrocarburo e componente primario del gas naturale. Essendo un gas ad effetto serra, la sua presenza in atmosfera influisce sul clima e sulle anomalie che, sempre più spesso, si stanno verificando sul nostro pianeta. La peculiarità di questo gas risiede nel fatto che il suo potere climalterante è 28 volte superiore a quello della CO2, sebbene il suo tempo di disgregazione in atmosfera sia decisamente inferiore a quello di altri gas serra che popolano in quantità sempre più elevate il nostro cielo.

Il governo della Danimarca, al netto di queste risultanze scientifiche, ha dunque deciso di applicare una nuova tassa ad una delle principali fonti di emissione del gas: gli allevamenti di bestiame.

Le emissioni di metano filiera per filiera

Il metano, emesso per il 60% da fonti antropiche e per il restante 40% da fonti naturali, proviene da un’elevata varietà di settori. Concentrandoci sulle fonti antropiche, notiamo come tra gli ambiti maggiormente responsabili spicchino l’estrazione del carbone, processi industriali, impianti petroliferi e di gas, ma anche le discariche e, appunto, gli allevamenti.

In California, ad esempio, il principale hotspot di metano è proprio un allevamento intensivo, all’interno del quale sono contenuti oltre 139mila bovini che, si stima, producano oltre 9mila tonnellate di metano l’anno. In media, una mucca ne può espellere fino a 120kg ogni dodici mesi. Un valore che, se moltiplicato per il numero di mucche presenti sul nostro pianeta (circa 1,5 miliardi), porta la percentuale di gas serra emessa dalla filiera di allevamenti di bestiame ad un valore stimato tra il 10% e il 20% del totale dei gas serra, il tutto su scala mondiale.

Un valore decisamente elevato, che costituisce buona parte del 40% delle emissioni globali di metano imputate al settore agricolo. Per questo, la Danimarca ha deciso di tassare un settore che, in Europa, costituisce il 10,55% del totale dei gas serra emessi da settori quali, ad esempio, anche energia e industria.

Negli ultimi due secoli, la concentrazione di metano nell'atmosfera è più che raddoppiata. La misura economica della Danimarca, vista l’elevata volatilità del metano, consentirebbe di impattare in modo efficace sul potenziale di riscaldamento che il gas detiene una volta stabilitosi in atmosfera.

La tassa in Euro

La nuova imposta richiederà agli allevatori danesi circa 300kr (circa 40€) per tonnellata di CO2 equivalente. Considerando che, in media, una mucca danese espelle metano per oltre sei tonnellate equivalenti l’anno, il valore è destinato a impattare notevolmente sulle tasche degli agricoltori. Inoltre, l'imposta è destinata ad aumentare a 750kr (circa 100€) nel 2035 ma, grazie a una detrazione fiscale del 60%, il costo effettivo per tonnellata partirà da 120kr (circa 16€) e aumenterà a 300kr (circa 40€) entro il 2035.

La somma, capace di raggiungere valori elevati nel caso di grandi allevamenti, vuole costituire un disincentivo all’allevamento massificato anche se, come affermato dallo stesso Bruus, occorrerà capire il parere degli agricoltori e degli allevatori locali, i quali si sono schierati in prima linea nel corso delle recenti proteste che hanno scosso il cuore delle istituzioni europee.  

Carne coltivata, uno sguardo al futuro (che è già presente)

Prodotta in laboratorio a partire da cellule animali, la carne coltivata può svolgere un ruolo cruciale nella lotta al cambiamento climatico e alla produzione di gas serra, sostituendo gradualmente gli allevamenti intensivi legati alla filiera della carne. La sua produzione, con il progredire della ricerca scientifica, richiederà significativamente meno risorse rispetto all’allevamento tradizionale, riducendo il consumo di acqua e di terreno agricolo. Inoltre, generando meno emissioni di gas serra, potrà contribuire a diminuire l'impatto ambientale associato alla produzione di carne convenzionale.

Adottare la carne coltivata su larga scala potrebbe quindi contribuire a ridurre l'impronta ecologica del settore alimentare, offrendo una soluzione sostenibile per soddisfare la crescente domanda di proteine animali senza aggravare il riscaldamento globale.