Davide Avolio: “L’elogio alla poesia nell’epoca delle macchine”

Il 25enne porta la cultura umanista sui social, accolto da migliaia di followers che trovano in quei versi un nuovo modo per dare un nome alle emozioni. Al Festival di Luce! la creatività umana incontra ChatGpt

di LORENZO OTTANELLI -
20 ottobre 2024
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GERMOGLI PH: 19 OTTOBRE 2024 FIRENZE PALAZZO VECCHIO QUARTA EDIZIONE DEL FESTIVAL LUCE NELLA FOTO DAVIDE AVOLIO

Si è aperto con il poeta e divulgatore umanista Davide Avolio, sabato 19 ottobre, subito dopo i saluti istituzionali, il quarto Festival di Luce! che ha portato tantissimi ragazzi delle scuole, tanti giovani e molti spettatori di qualsiasi età nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze. Un elogio alla poesia e alla creatività umana, da contrapporre a quella artificiale che, seppur importante, non può essere paragonabile a quella umana, così piena di emozioni e sentimenti. Soprattutto nella creatività, perché è proprio con la tecnica, ma soprattutto con l’empatia che vengono fuori i versi più belli.

Un saluto pieno di figure retoriche quello di Avolio, 25 anni, che ha paragonato ai gigli i ragazzi delle scuole toscane e fiorentine presenti in sala, emozionato di parlare in una sala dei Cinquecento così piena di arte, a cui “l’IA difficilmente potrà arrivare nei prossimi anni, anzi neanche in centinaia di anni”. Un monologo che ha anche voluto dimostrare in una breve interazione con il pubblico, come ChatGpt non sia ancora capace di eguagliare l’uomo. Con un semplice esperimento ha chiesto agli studenti di scegliere tre parole da tre poesie di Merini, Montale e Prévert e da quelle chiedere all’intelligenza artificiale di scrivere un componimento d’amore. Alla fine ChatGpt, con le parole “casa, pupille e notte” ha scritto una poesia che Avolio ha riconosciuto avere “riferimenti meravigliosi, nonostante manchi qualcosa, anche nel ritmo, che è quasi robotico e grigio”. Dice anche che “è molto cresciuta e migliorata rispetto a un anno fa, quando provai un esperimento simile”.

Per il creator, poi, l’importanza della poesia risiede nello stare nel mondo: il poeta è il “primo cittadino dell’umanità, capace di essere fonte di strumento di dissenso, perché non può mai estraniarsi dalle grandi sfide della civiltà. L’intelligenza artificiale, invece, non ha contesto, mentre amiamo Ungaretti e i suoi scritti sulla Prima guerra mondiale, proprio perché ha una sua collocazione temporale, che la macchina non ha”. E conclude: “In tanti dicono che un giorno le macchine sapranno riprodurre anche la nostra sensibilità, per me non sarà così. La nostra empatia, l’essere situati nel tempo e nello spazio, le emozioni e i sentimenti non saranno mai sostituibili”.