Deinfluencing, il nuovo trend contro l'inutilità dei prodotti sponsorizzati

Un fenomeno che sta diventando sempre più popolare, soprattutto su TikTok, dove alcuni de-influencer consigliano agli utenti di valutare sulla reale necessità degli acquisti

di EDOARDO MARTINI -
13 giugno 2023
deinfluencing

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Fatti da parte influencer! È questo il messaggio lanciato dai de-influencer, l’antitesi dei creator che sponsorizzano il capitalismo selvaggio. Si tratta degli esponenti di un nuovo fenomeno che spopola sui social media, quello del Deinfluencing, il cui obiettivo è spronare gli utenti a valutare se davvero hanno bisogno di quella determinata cosa che vedono apparire sulle piattaforme, come delle vere e proprie bocche della verità.

Cosa è il Deinfluencing

I loro messaggi sono semplici e diretti: "Queste cose sono sopravvalutate, non ne hai bisogno". A volte suggeriscono altre opzioni, parlando anche della sostenibilità e del costo dei rifiuti associati a settori specifici, come la bellezza e la moda. "Io l'ho usato per due anni e non ha funzionato, non acquistatelo". "Il prezzo è gonfiato, potete avere lo stesso risultato utilizzando questo prodotto meno costoso". "Non comprare tutto quello che vedi su TikTok, la maggior parte delle cose non funziona". Questi alcuni dei consigli più frequenti utilizzati per mostrare gli aspetti negativi dei prodotti maggiormente pubblicizzati. Su Tik Tok, nell’ultimo anno, sono state 582 milioni le visualizzazioni totali per l’hashtag #deinfluencing.
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Kris Ruby, l'analista dei social media (Instagram)

Come afferma Kris Ruby, analista dei social media, il Deinfluencing è una tendenza emergente che va a scoraggiare i consumatori dall'acquistare determinati prodotti che molte persone hanno ritenuto inefficaci. È nata quando i social sono diventati cruciali per la commercializzazione di beni e servizi, specialmente per i consumatori più giovani.

Un recente studio infatti ha dimostrato che ben l’87% delle persone intervistate ha seguito un marchio, ha visitato un sito web o ha effettuato un acquisto online dopo aver visto un oggetto pubblicizzato in particolare su Instagram o TikTok.

"Piuttosto che dire compra questo, i de-influencer affermano: non lo comprare! Entrambe sono considerate forme di influenza. Non è infatti diverso dal dire: 'Vota per questo candidato' rispetto a 'Ecco perché non dovresti votare per questo candidato'", continua l’analista.

L'esempio delle due de-influencer

Mikayla Mains, 28 anni, content creator di St. Lois, nonostante sia d’accordo sul fatto che la promozione non sia del tutto sbagliata, si ritrova nella cultura dei de-influencer: "Mi piace il fatto che stiamo facendo un passo indietro per ripensare il modo in cui consumiamo non solo i prodotti, ma anche i contenuti".

Alla 28enne le fa eco, Michelle Skidelsky, de-influencer canadese, che ha usato un recente post per parlare ai suoi 173.000 follower: "Se stai andando in viaggio o se stai andando a un concerto, probabilmente non hai bisogno di un guardaroba completamente nuovo per nessuna di queste cose. Vivi con ciò che hai".

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Mikayla Mains, nuova de-influencer: "Stiamo ripensando al modo in cui consumiamo" (Instagram)

La ragazza ha sconsigliato anche di avere quella che definisce overdose di accessori estivi: "Non hai assolutamente bisogno di tanti paia di occhiali da sole. So che sarebbe davvero divertente averne uno abbinato al colore di ogni vestito. Ma come si sente il tuo conto in banca quando ne compri costantemente di nuovi? Probabilmente non bene".

La prospettiva dell'analista

L'ultima parola infine spetta a Ruby: per lei influencer e deinfluencing sulle piattaforme social non sono pratiche poi così diverse.

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Il principio alla base del lavoro di influencer e de-influencer è lo stesso: convincere i propri followers

"Per essere disinfluenzato innanzitutto devi essere prima influenzato. Penso che la nuova tendenza si ponga nel contesto di un sistema di social 'a cassa di risonanza', in cui le persone hanno familiarità con i prodotti che vengono deinfluenzati".

"La chiave per i consumatori è non fidarsi di tutto ciò che si vede su TikTok, YouTube o Instagram. In questo modo, non è necessario essere deinfluenzati", conclude l'analista.