“Preoccupazione per l’approccio punitivo al consumo di droghe e per l’insufficiente disponibilità di programmi di riduzione e del danno" e la raccomandazione “che lo Stato riveda le politiche e le leggi sulle droghe per allinearle alle norme internazionali sui diritti umani e alle migliori pratiche, e che migliori la disponibilità, l’accessibilità e la qualità degli interventi di riduzione del danno”. Le ha espresse nei confronti del nostro Paese il Comitato per i diritti economici, sociali e culturali dell’Onu (Cescr) chiudendo la 72esima sessione. La tirata d’orecchie accomuna l’Italia a El Salvador, Mongolia, Guatemala, Tajikistan e Lussemburgo. "La decisione sull’Italia recepisce e accoglie quanto da noi documentato nel 2019 circa la violazione dei diritti umani nell’ambito delle politiche delle droghe italiane" dichiara Susanna Ronconi, che per Forum Droghe ha seguito il percorso di stesura delle note al Cescr. In effetti, i numeri della "Riduzione del danno" in Italia sono sconfortanti: solo cinque regioni hanno una programmi di questo tipo, e solo un terzo circa di tutti i servizi di Riduzione del danno è stato considerato "stabile", il resto è esternalizzato e soggetto a rinnovi, spesso incerti e di breve durata. Ci sono poi sei regioni in cui i servizi di riduzione del danno sono totalmente assenti, altre in cui sono presenti solo in pochi luoghi. E anche nelle regioni in cui sono più diffusi, non tutti i servizi sono disponibili e accessibili in tutte le città.
In particolare, denuncia il Forum Droghe “solo nove regioni hanno programmi di scambio siringhe; alla terapia sostitutiva degli oppioidi accede solo il 30% della popolazione potenziale. Il drug checking fa parte del pacchetto di interventi solo in quattro regioni. La strategia del naloxone a domicilio è garantita solo in sette regioni. Solo il 28% delle persone assistite dai servizi pubblici è stato sottoposto al test dell'Hiv. Circa il 22% delle persone in trattamento è stato sottoposto a test per Hbv e Hcv. L'unico servizio di riduzione del danno attualmente disponibile per i detenuti in Italia è la terapia sostitutiva degli oppioidi, ma la continuità delle cure spesso non è garantita. Tutti gli altri servizi non sono consentiti, perché l'uso di droghe in carcere è illegale e quindi ufficialmente negato”. Di contro è il carcere a farla da padrone. Il 36% delle persone che entrano in carcere sono definite "tossicodipendenti" e il 35% dei detenuti in Italia è in carcere per droga, il doppio della media europea e molto di più della media mondiale. Sette su dieci sono in carcere per reati minori. Ancora: sono oltre 230.000 i fascicoli presenti nei tribunali italiani per droghe. Per altro le pene per reati di droga sono severissime, basti pensare che lo spaccio viene punito fino a 20 anni, come l'omicidio. Mentre le sanzioni amministrative per il consumo non sono semplici multe, ma si va dalla revoca della patente e del passaporto, anche senza che la persona abbia mai tenuto una condotta pericolosa. “La loro perdita in molti casi pregiudica il diritto al lavoro e lo studio, così come la possibilità di muoversi liberamente. Dal 1990 circa un milione e mezzo di italiani sono stati segnalati per questi provvedimenti, un milione per cannabis” denuncia il Forum Droghe.
Ma cosa accadrà col nuovo Governo, considerato che la destra è stata sempre dalla parte di un approccio punitivo nei confronti dei consumatori di sostanze stupefacenti? “Le scomposte dichiarazioni dei vari Gasparri, Bellucci e Giovanardi contro il pur timido Piano di Azione Nazionale sulle Dipendenze (Pand), la Riduzione del Danno e le sperimentazioni collegate evidenziano l'approccio ideologico della nuova maggioranza e la disinformazione sulle numerose prove di efficacia da anni disponibili nella letteratura. La riproposizione ossessiva della guerra alla droga non fa altro che negare i diritti umani delle persone che usano droghe, violando i trattati internazionali" dice Stefano Vecchio, presidente di Forum Droghe, secondo cui "con una maggioranza parlamentare che sembra continuare a guardare il tema droghe con il paraocchi, tocca ora alle istituzioni locali, in primo luogo le Regioni e le città, costruire un atto di indirizzo partecipato con la società civile e le organizzazioni delle PUD per garantire i diritti sanciti dai Livelli Essenziali di Assistenza sulla Riduzione del Danno sull'intero territorio nazionale".