
Liliana Dell'Osso, la neoletta presidente della Società italiana di psichiatria
La parità di genere ha fatto un nuovo passo in avanti: dopo 150 anni è stata eletta la prima presidente donna della Società Italiana di psichiatria, una delle più antiche e prestigiose società scientifiche italiane. L'elezione della professoressa Liliana Dell'Osso si è svolta nel corso del 49° congresso a Genova e ha visto la presenza di circa 1.500 psichiatri italiani. Sarà in carica come presidente eletto nel biennio 2022-2023 e come presidente nel biennio 2024-2025.
La prima donna in 150 anni
Nei 150 anni dalla sua fondazione la Società Italiana di psichiatria non aveva mai avuto una presidente donna. Inoltre la Psichiatria dell'Università di Pisa non era mai stata alla presidenza della società. La professoressa Dell'Osso si è laureata in Medicina e chirurgia (110/110, lode e dignità di stampa) e specializzata in Psichiatria (70/70 e lode) all'Università di Pisa. Decano di area medica dell'Università di Pisa, dal 2001 è professore ordinario di Psichiatria e direttore dell'Unità operativa di Psichiatria dell'Azienda Ospedaliero Universitaria pisana e della Scuola di specializzazione in Psichiatria. Dal 2015 al 2018 è stata vicepresidente della Società italiana di psichiatria. Dal 2018 al 2021 è stata presidente del Collegio nazionale dei professori ordinari di psichiatria."Alle mie allieve dico sempre di tenere duro, nonostante le difficoltà"
"Si tratta di un importante riconoscimento, indipendentemente dal genere - dichiara la presidente Dell'Osso -. Vedere riconosciuto l'impegno di anni di lavoro, come clinico e come scienziato, mi onora e rinforza il mio entusiasmo, motivandomi a fare di più, a rilanciare ancora. Ho già molte idee in proposito, che spero vedranno presto la luce. La consapevolezza di essere la prima donna in 150 anni a raggiungere questo vertice è un ulteriore elemento di motivazione: le donne incontrano spesso più difficoltà nel loro percorso ma, come ricordo costantemente alle mie allieve, questo non deve essere un fattore di scoraggiamento. Da parte mia, mi sono sempre rifiutata di aderire a modelli di leadership maschili per farmi accettare dai colleghi, facendo invece un punto di forza delle risorse che la femminilità può garantire da un punto di vista relazionale. Non me ne sono mai pentita e spero che il traguardo che ho raggiunto dia ulteriore fiducia a tutte le giovani scienziate".
In Italia la quota di laureate nelle discipline Stem è pari al 13%