Quello israelo-palestinese è un conflitto da osservare - e leggere - con gli occhi della storia. Per comprenderne le dinamiche profonde è necessario andare ben oltre il 7 ottobre e parecchio al di là dei confini riconosciuti. Da ormai più di due mesi, il governo di Netanyahu ha dichiarato guerra totale ad Hamas e, per estensione, al popolo palestinese. Una pressione militare feroce, considerata da Gerusalemme come l’unica strategia possibile per ottenere la liberazione degli ostaggi ancora nelle mani dei terroristi. Una mattanza, agli occhi dell’Onu. Una reazione sconsiderata per la comunità internazionale, Usa - sfumature diplomatiche annesse - compresi.
In un quadro sempre più preoccupante sotto il profilo umanitario, con un numero ormai elevatissimo di vittime innocenti nella Striscia, il rischio di malattie, contagi e carestie sempre più concreto, ne abbiamo parlato con Elia Milani, inviato Mediaset che da più di sei anni vive in terra d’Israele. “L’attacco del 7 ottobre era del tutto imprevedibile. Da sei anni e tre mesi vivo a Gerusalemme. Che la situazione nella Striscia fosse esplosiva era un dato di fatto ma prevedere un attacco come quello a cui abbiamo assistito era impossibile anche per chi, come me, è abituato a leggere tra le righe ogni accadimento”, ha spiegato il giornalista all’inizio della chiacchierata.
Elia Milani, reporter nella Striscia di Gaza
"Per capire il conflitto serve conoscerlo e non solo contestualizzarlo nel presente", aggiunge Milani. "Quando sono arrivato in Israele, ho impiegato del tempo prima di orientarmi in un panorama tutt’altro che lineare. La situazione attuale, se non interpretata con lo sguardo rivolto al passato, rischia di essere decifrata in maniera quantomeno parziale".Una puntualizzazione niente affatto banale, soprattutto alla luce di un sistema di informazione che, da una parte e dall’altra, in Europa come in Medio Oriente, tende a narrare i fatti in maniera più o meno strumentale alla creazione di una storia nella storia a uso e consumo della geopolitica. Al di là della propaganda, un dato di fatto è innegabile: il Nord di Gaza è distrutto. "Essere entrato nella Striscia, seppur accompagnato dall’esercito israeliano, è stato importantissimo. Vedere con i miei occhi la devastazione che ha seguito l’attacco del 7 ottobre ha avuto un impatto enorme. La zona settentrionale di Gaza non esiste più”. Milani è uno dei pochi giornalisti ad aver ottenuto il nulla osta per entrare nella Striscia da parte dell’esercito israeliano. Scortato, ha raggiunto alcuni dei luoghi (indicati da Israele) teatro dei bombardamenti e ha prodotto preziose immagini visionate dai militari prima della diffusione. Una misura di sicurezza più che una censura, messa in atto per evitare la diffusione di elementi e informazioni utili alla controparte per individuare eventuali bersagli.Visualizza questo post su Instagram