
Aumentano le iniziative contro lo spreco alimentare
Il concetto è semplice: meglio gratis che nella spazzatura. Quella che stiamo per raccontarvi è una piccola grande rivoluzione che sta prendendo piede in Inghilterra e che potrebbe trovare spazio anche altrove. La lotta allo spreco alimentare è una delle sfide più urgenti per rendere il nostro Pianeta più sostenibile, sia socialmente che ambientalmente. Certo, la risposta più efficace sarebbe produrre meno e meglio, ma evitare che il cibo in scadenza finisca direttamente nella pattumiera è un obiettivo altrettanto cruciale, anche a costo di rinunciare ai ricavi.
L’esperimento di Tesco
Con questo intento, la catena di supermercati britannica Tesco ha avviato una sperimentazione in alcuni dei suoi punti vendita, permettendo ai clienti di portare a casa gratuitamente gli alimenti vicini alla scadenza o destinati allo smaltimento. Una pratica ormai consolidata dallo scorso novembre, senza troppa pubblicità. Gli alimenti gratuiti sono segnalati con un’etichetta gialla anti-spreco e, dalle 21.30 fino alla chiusura (intorno alle 23.00), possono essere ritirati senza alcun costo. Il cibo messo a disposizione è quello che non è stato prelevato dalle organizzazioni benefiche o acquistato dai dipendenti che hanno la priorità per tutta la giornata lavorativa.
I precedenti
Una pratica virtuosa che, per Tesco, non è certo una novità: già nel 2018, la catena aveva eliminato l’indicazione “best before” (“preferibilmente entro”) su alcuni prodotti, per evitare che i consumatori gettassero via alimenti ancora perfettamente edibili. Un’iniziativa lodevole che farebbe bene anche all’Italia, dove il cibo si spreca più di quanto si pensi.
Cibo sprecato, i numeri
Il 37% degli italiani dimentica gli alimenti in frigo o in dispensa e solo il 23% pianifica i pasti settimanali. Ancora più critico è il dato su chi non è capace o non vuole riutilizzare gli avanzi in modo creativo: si tratta addirittura del 75% della popolazione. Se guardiamo ai numeri assoluti, la Germania è il Paese europeo che spreca di più, con 10,8 milioni di tonnellate di cibo buttato ogni anno, seguita dalla Francia (9,5 milioni) e dall’Italia (8,2 milioni). Ma se consideriamo lo spreco pro capite, il podio cambia: Cipro guida la classifica con 294 kg a persona, seguita da Danimarca (254 kg) e Grecia (193 kg). L’Italia, con 139 kg pro capite, si colloca all’undicesimo posto, comunque sopra la media UE di 132 kg.
Le iniziative in Italia
Anche nel nostro Paese, però, non mancano iniziative per contrastare lo spreco alimentare. PlanEat, ad esempio, è una startup che aiuta a ridurre gli sprechi grazie a un sistema di contatori elaborati dal Dipartimento di Economics and Management dell’Università di Pavia. Too Good To Go permette di acquistare cibo invenduto a prezzi ridotti tramite un’app. Avanzi Popolo 2.0, attiva a Bari, promuove il food sharing tra cittadini, incentivando la condivisione di alimenti ancora buoni. Sempre più catene di supermercati mettono a prezzo scontato il cibo vicino alla data di scadenza. E poi c’è la solidarietà, che ogni giorno consente a chi è in difficoltà di avere accesso a cibo fresco. Insomma, anche in Italia qualcosa si muove, ma se ne parla ancora troppo poco. L’auspicio è che la lotta allo spreco alimentare diventi sempre più centrale nel dibattito pubblico, perché le azioni dei singoli — quando consapevoli — possono davvero fare la differenza.