Elisabetta Franchi, quando lo scivolone va ben oltre la passerella. "Parole becere". "Welcome to Medioevo". Sono alcuni dei commenti al video di un’intervista rilasciata in un incontro organizzato da Il Foglio dalla stilista, patron del brand di fashion luxury con sede nel bolognese, che conta ben 59 il numero di negozi esteri monomarca, giusto per dare un’idea. A sorpresa, calciando quello che in gergo calcistico si chiamerebbe ’autogol’,
Elisabetta Franchi - affermata imprenditrice del settore della moda, insignita un anno fa anche del titolo di Cavaliere della Repubblica - ha rivelato di non assumere donne giovani per il timore che possano avere figli.
La stilista Elisabetta Franchi, patron del brand di fashion luxury con sede nel Bolognese
“Quando metti una donna in una carica molto importante poi non ti puoi permettere di non vederla arrivare per due anni perché quella posizione è scoperta - ha detto l’imprenditrice rispondendo a una domanda sul rapporto donne-lavoro -. Un imprenditore investe tempo, energia e denaro e si ti viene a mancare è un problema, quindi anche io da imprenditore responsabile della mia azienda spesso ho puntato su uomini perché...". "Va fatta una premessa - ha quindi proseguito -: oggi le donne le ho messe ma sono anta, questo va detto, comunque ancora ragazze ma cresciute. Se dovevano far figli o sposarsi lo avevano già fatto e quindi io le prendo che hanno fatto tutti i giri di boa, sono al mio fianco e lavorano 24 ore, questo è importante“.
La rabbia corre sul web
Inevitabile la pioggia di commenti sdegnati su Twitter. “
Elisabetta Franchi (per giunta donna, madre di due figli e imprenditrice) - scrive un utente - ci spiega che noi donne non possiamo assumere ruoli importanti perché sia mai che all’improvviso decidi di sposarti e rimanere incinta“. “Grazie
Elisabetta Franchi - scrive un altro - per ricordarci con un esempio lampante che la categoria oppressa contiene a sua volta gli oppressori e che pensare il contrario sia purtroppo più logico che realistico“. “Perché non si sta parlando di questo abaco ad anelli di vergogna firmato Elisabetta Franchi?“, è la reazione di un altro iscritto sul social.
Il post della stilista
Dal canto suo la stilista, travolta da quella che considera un’ingiusta gogna mediatica, si giustifica postando i dati relativi alla presenza femminile all’interno della sua azienda: “L’80% della mia azienda sono quote rosa di cui il 75% di giovani donne impiegate, il 5% dirigenti e manager donne, il restante 20% sono uomini, di cui il 5% manager“.
La storia postata da Elisabetta Franchi sul suo profilo Instagram
“
C’è stato un grande fraintendimento per quello che sta girando sul web, strumentalizzando le parole dette prosegue il post della stilista Elisabetta Franchi - . La mia azienda oggi, in realtà, è quasi completamente al femminile. L’oggetto di discussione dell’evento a cui ho partecipato è la ricerca di Price, dal titolo ’Donne e moda’, da cui è emerso che nella società odierna le donne non ricoprono cariche importanti perché purtroppo, al contrario di altri Paesi, è emerso che lo Stato italiano è ancora abbastanza assente". “Mancando le strutture e gli aiuti, le donne si trovano a dover affrontare una scelta fra famiglia e carriera - conclude il post su Instagram - . Come ho sottolineato avere una famiglia è un sacrosanto diritto. Chi riesce a conciliare famiglia e carriera è comunque sottoposta a enormi sacrifici, esattamente come quelli che ho dovuto fare io".
Elisabetta Franchi in un post del su profilo Instagram elisabettafranchimylife
Elisabetta Franchi (che già era stata criticata giorni fa per una foto di una donna con l’ombrellino del team Gresini al MotoGp e un commento: 'Voi grandi uomini senza l’aiuto di noi piccole donne che cosa sareste’) pare non preoccuparsene: "Ho semplicemente fotografato la realtà. Mi hanno chiesto perché nella moda non ci sono donne ai piani alti e ho risposto. Non è colpa mia, lo Stato è assente. E le donne che vogliono anche una famiglia devono fare delle scelte. Per queste parole vengo strumentalizzata? Io rispondo che in azienda ho l’80% di donne, il 75% giovani impiegate e il 5% dirigenti e manager", sottolinea la stilista, che non appare per niente scossa, postando nelle sue storie il giorno della Festa della Mamma, gli articoli apparsi su
il Resto del Carlino.
Le Equilibriste. La maternità in Italia 2022
Elisabetta Franchi in uno scatto tratto dal profilo Instragram elisabettafranchimylife
Un’uscita poco felice, quella di Elisabetta Franchi, in un momento in cui 'maternità e precarietà’ fanno rima e fanno anche il paio nella situazione femminile in Italia oggi. Le donne nel Nostro Paese, infatti, scelgono di diventare madri sempre più tardi (l’età media al parto raggiunge i 32,4 anni, Istat), facendo meno figli (1,25 il numero medio per ognuna, DemoIstat) e il diventare mamme condiziona pesantemente il loro percorso lavorativo, portandole a doversi destreggiare – nel migliore dei casi – tra impieghi precari e impegni familiari. Tanto che il 42,6% delle mamme tra i 25 e i 54 anni non è occupata e il 39,2% con 2 o più figli minori è in contratto part-time (Istat). Essere mamma, ancora oggi, vuol dire dunque essere costretta a scegliere tra lavoro e famiglia, stando a quanto emerge dal rapporto 'Le Equilibriste. La maternità in Italia 2022’. realizzato da
Save The Children. Ma probabilmente la signora Elisabetta Franchi non deve averlo letto.
La risposta di Teresa Bellanova
Teresa Bellanova, 63 anni, è coordinatrice nazionale di Italia Viva insieme a Ettore Rosato
Teresa Bellanova, copresidente di Italia viva e viceministra delle Infrastrutture e mobilità sostenibili commenta sul suo profilo Fb le dichiarazioni della stilista
Elisabetta Franchi che ha spiegato di non assumere donne giovani per il timore che possano avere figli. Parole che hanno suscitato molte polemiche sui social. “Provo vergogna - scrive Bellanova - a leggere tutto questo. E che sia una donna a pronunciare queste parole mi fa inorridire ancora di più. La maternità non è una zavorra. Abbiamo ancora tantissima strada da fare per ribaltare questo pregiudizio medievale e creare la giusta sensibilità a tutela delle donne nel mondo del lavoro e dovunque. Leggi e certificazioni sono importanti ma non è sufficiente finché non riuscirà ad affermarsi compiutamente una cultura della parità”.