Enrico Galiano: “Stiamo costruendo una società in cui non è concesso sbagliare”

“Una vita non basta", è il titolo del nuovo libro del docente e scrittore, tra gli ospiti del Festival di Luce!

di GIULIA DE IESO
21 ottobre 2024
Festival Luce!

Enrico Galiano sul palco della 4' edizione Festival Luce!

Sul palco di Luce!, Enrico Galiano ha presentato il suo nuovo libro "Una vita non basta" e ha parlato della sua esperienza come insegnante, concentrandosi sulle difficoltà e il disagio che oggi molti giovani spesso incontrano: "Secondo me gli insegnanti si dividono in due macrocategorie: quelli che erano insegnanti già a scuola, quelli che a scuola avevano qualche difficoltà ma che hanno capito che volevano aiutare chi si sentiva sbagliato come loro. Io ho costruito una carriera su questo", ha spiegato. 

"Oggi sentirsi sbagliati è un problema molto più grande, generazionale. Un ragazzo, che poi ho scoperto che aveva un disturbo dello spettro autistico, mi ha consegnato una poesia che si concludeva con “È stato uno sbaglio perché noi siamo nati”: quello che ha scritto ha molta potenza. Esprime un'emozione che tanti ragazzi sentono: dal fare errori a sentirsi un errore, non voluto, qualcosa che non funziona bene. Ho paura che stiamo creando una società dove l'errore è bandito, conta solo la performance, essere sempre al massimo, al numero 1. Una volta ad un firmacopie mi si presentò davanti un ragazzo e mi disse: “Mi chiamo Ismaele e non voglio più andare a scuola, mi trovi un motivo per cambiare idea”. Cosa gli avreste risposto?"

Riflettendo poi sull'Intelligenza Artificiale: "Non ci rendiamo conto quanto siano importanti le emozioni quando impariamo qualcosa. La memoria e l'emozione sono la stessa cosa: fammi emozionare, fammi dire "wow" davanti a un quadro o ad un teorema scientifico. Non bisogna usare la tecnologia per darci risposte ma per migliorare il nostro modo di farci domande. Con la didattica a distanza tanti ragazzi introversi hanno iniziato a far sentire la propria voce. L'importante è che si abbia davvero qualcosa da dire". E, se il successo avesse cambiato le modalità di svolgimento del suo mestiere: "Il successo è il participio passato del verbo succedere, è qualcosa che è passato, è il "io faccio succedere le cose". Forse è il fulcro, quello che cerco di insegnare io: "Ce la puoi fare". Quando riesci ad entrare nel cuore di un ragazzo o di una ragazza che ce la può fare, per me quello è il successo", ha concluso l'insegnante e scrittore.