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Cos’è il femminile sovraesteso e perché una università italiana lo adotta

Il caso che solleva polemiche all’università di Trieste: tutte le cariche dell’ateneo sono state declinate al femminile, ribaltando ciò che accade nella lingua italiana

1 aprile 2024
L'interno di un'aula dell'università di Trento (Fonte: Facebook Unitrento)

L'interno di un'aula dell'università di Trento (Fonte: Facebook Unitrento)

Trento, 1 aprile 2024 – Si parla molto di femminile sovraesteso negli ultimi tempi. E un’università italiana, quella di Trento, lo ha adottato. Ma cos’è il femminile sovraesteso? E’ il contrario di ciò che come consuetudine si usa nella lingua italiana.

Ovvero declinare al maschile sottoinsiemi o gruppi in cui esistano anche donne. Un esempio: Paolo Rossi, Maria Bianchi e Carlo Verdi, se citati tutti insieme in un discorso, vengono definiti “professori” pur se Maria Bianchi è una donna. Lo stesso accade per singole persone. Si usa dire “il presidente” o “il rettore” anche quando si tratta di una donna. E’ appunto il cosiddetto maschile sovraesteso.

In tempi in cui l’inclusività diventa un tema sensibilissimo soprattutto negli atenei, ecco che l’università di Trento fa il contrario, ovvero declina al femminile anche le cariche ricoperte da maschi. “Il rettore” diventa dunque “la rettrice” anche se il rettore è un maschio. 

Si tratta di un «atto simbolico per dimostrare parità a partire dal linguaggio dei nostri documenti», dice il rettore Flavio Deflorian. Il femminile sovraesteso è stato applicato al nuovo regolamento dell’ateneo, presentato nei giorni scorsi.

Il rettore, leggendo il documento con le nuove regole, ha spiegato di essersi sentito escluso come uomo, “provando per la prima volta quello che le donne provano quasi quotidianamente leggendo documenti con il maschile sovraesteso”. Del resto l’università si era impegnata in maniera precisa ad applicare un linguaggio non discriminatorio. 

Da qui la scelta certamente rivoluzionaria e non esente da polemiche. Quelle che si sono da subito scatenate sulle pagine social dell’ateneo. C’è chi sostiene l’iniziativa dell’ateneo, ma molti sono i commenti di biasimo. “Trovo aberrante questa decisione di volgere i nomi al femminile. Priva di alcun senso logico e assurdo sotto ogni punto di vista”, si legge in un commento.