I dread sono spesso percepiti come sintomo di noncuranza, sporcizia o addirittura tossicodipendenza e sregolatezza. I capelli rossi, dall’antichità, sono legati alla corruzione morale, alla cattiveria, alla seduzione e alla malizia (nelle donne soprattutto). Per non parlare delle tinture più estrose. La calvizie, neanche a dirlo, è spesso e volentieri oggetto di scherno e derisione, nonché sinonimo di mancanza di sensualità (anche in questo caso, nelle donne a maggior ragione). I capelli afro, invece, suscitano un’attenzione ossessiva e un fascino talvolta esagerato che diventa molestia.
Anche i capelli sono motivo di discriminazione. Quando vengono usati per misura la credibilità di qualcuno o addirittura la sua professionalità.
E’ proprio questo che la Francia vuole evitare con il disegno di legge, appena approvato, che sanziona la cosiddetta “discriminazione capillare” e impedisce ai datori di lavoro di obbligare i propri dipendenti a lisciare i capelli per dissimulare tagli afro, treccine e dreadlocks.
A volerla fortemente è stato il deputato della Guadalupa, Olivier Serva (gruppo indipendente Liot), che ha fatto notare come in molti vengano presi di mira per le proprie acconciature: “Le persone che non si adattano alle norme eurocentriche affrontano discriminazioni, stereotipi e pregiudizi”.
Il disegno di legge è stato approvato con 44 voti favorevoli e due contrari, ora passerà al Senato. Ma già questo primo scalino è stato accolto con entusiasmo dallo stesso deputato e dai suoi sostenitori, tra cui l’influencer Kenza Bel Kenadil, anche lei vittima di questo tipo di discriminazione. "Non siamo animali. Toccare senza chiedere è ignorare il consenso della persona. È una totale intrusione nella sfera intima e l'impatto psicologico può essere significativo” ha scritto dopo l’approvazione del disegno di legge, in merito all’ossessione che molte persone hanno per i capelli afro.