
Alexandra Garufi, creator di 21 anni, si è tolto la vita nella sua casa di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano
Di pochi giorni fa, la notizia della tragica scomparsa di Alex Garufi, giovane creator trans molto seguitə su TikTok, ha scosso profondamente la comunità LGBTQ+ e non solo. La morte di Alex ha riacceso il dibattito sulla salute mentale delle persone trans e non binarie, spesso vittime di discriminazione, esclusione sociale e mancanza di supporto adeguato. Mentre le indagini cercano di chiarire le circostanze del suo gesto, un dato resta inconfutabile: il tasso di depressione e di ideazione suicidaria nella popolazione trans è significativamente più alto rispetto alla popolazione generale.
Secondo diverse ricerche, quasi la metà delle persone transgender riporta sintomi di depressione: una percentuale che riflette le difficoltà quotidiane legate alla transfobia, al rifiuto familiare e alle barriere nell’accesso ai servizi sanitari. Il caso di Alex non è purtroppo isolato: episodi simili si ripetono con allarmante frequenza, segnalando l’urgenza di una risposta collettiva per migliorare il benessere psicologico di questa comunità.
Depressione e suicidio tra le persone transgender: i dati
La salute mentale delle persone trans è un tema di crescente preoccupazione: i dati, infatti, indicano un’incidenza significativamente più alta di depressione, ansia e ideazione suicidaria rispetto alla popolazione cisgender. Secondo un rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità del 2022 circa il 40 per cento delle persone transgender soffre di sintomi depressivi.
Una percentuale che aumenta quando si parla di persone in giovane età: uno studio europeo pubblicato nel 2024 sull’European Journal of Pediatrics riporta che maggior parte degli adolescenti transgender e non binary ha riportato sintomi elevati di depressione (59 per cento), ansia generalizzata (75 per cento), ansia da separazione (52 per cento) e ansia sociale (78 per cento).
E sembra che le persone non binarie siano le più esposte a problemi di salute mentale: secondo uno studio del 2023 della rivista Child and Adolescent Psychiatry and Mental Health, il cui campione comprendeva 16.114 giovani non binari, 11.925 giovani transgender e 283.278 giovani cisgender, con un'età compresa tra 11 e 25 anni, i giovani non binari “presentano una salute mentale generale significativamente più compromessa rispetto sia ai giovani transgender che ai giovani cisgender”.
Questa drammatica realtà è il risultato di una serie di fattori sociali e strutturali che rendono la vita delle persone trans particolarmente complessa: la discriminazione istituzionale, il rifiuto familiare, la marginalizzazione economica e la difficoltà di accesso a cure mediche adeguate sono elementi che contribuiscono significativamente al disagio psicologico. Inoltre, il misgendering costante e la mancanza di riconoscimento dell’identità di genere aggravano ulteriormente lo stress e il senso di isolamento.

Le cause del disagio psicologico nelle persone trans
Le difficoltà vissute dalle persone trans non sono il risultato di una condizione individuale, ma piuttosto di un contesto sociale ostile che alimenta il disagio psicologico. Uno dei principali fattori di rischio è la discriminazione, che può manifestarsi in molteplici forme: dall’esclusione lavorativa alla violenza fisica e verbale, fino alla mancata tutela legale dei diritti delle persone trans. La transfobia, sia essa esplicita o interiorizzata, contribuisce a creare un ambiente che mina l’autostima e il senso di appartenenza delle persone transgender.
Altro elemento cruciale è il rifiuto familiare: molte persone trans si trovano a dover affrontare l’allontanamento dai propri cari, con conseguenti difficoltà economiche e sociali. Senza un supporto familiare solido, il rischio di sviluppare disturbi depressivi e ansiosi aumenta esponenzialmente. Inoltre, l’assenza di reti di supporto adeguate spinge facilmente verso situazioni di precarietà abitativa e lavorativa, aumentando la vulnerabilità psicologica.
Anche l’accesso ai servizi sanitari rappresenta una sfida. In molti contesti, la mancanza di professionisti formati sulle questioni di genere e la patologizzazione delle identità transgender scoraggiano le persone trans dal cercare aiuto. Questo porta a una maggiore difficoltà nel ricevere cure psicologiche adeguate e nell’accedere ai percorsi di affermazione di genere, fondamentali per il benessere complessivo della persona.
Il ruolo dei social network e il cyberbullismo
I social network possono essere un’arma a doppio taglio per le persone trans: da un lato possono fungere da strumenti di empowerment, attraverso cui raccontare il proprio percorso, costruirsi una rete sociale ed entrare in contatto con la propria comunità, trovare racconti di percorsi di affermazione di genere, promuovere l’inclusione.
Allo stesso tempo, la natura aperta e spesso anonima dei social media facilita la diffusione di messaggi negativi e stereotipi. “Non è un suicidio se la giustizia lascia impunito il veleno che ci versate quotidianamente addosso, nei social, nei media e nella vita offline”, ha scritto il Movimento identità trans commentando la notizia della morte di Alex Garufi.
Una responsabilità collettiva
Il problema della salute mentale delle persone transgender non è un tema che riguarda solo la comunità LGBTQ+, ma l’intera società. La discriminazione, l’emarginazione e la violenza di cui molte persone trans sono vittime non sono eventi isolati, ma il risultato di un sistema che perpetua l’esclusione e il pregiudizio.
Tutti, dalle istituzioni alle scuole, dai media alle famiglie, hanno il dovere di contribuire alla creazione di un ambiente più inclusivo e sicuro. Garantire il diritto all’identità, alla salute e alla dignità delle persone trans non è solo una questione di diritti civili, ma un imperativo etico e umano. Se vogliamo davvero ridurre il numero di tragedie come quella di Alex Garufi, dobbiamo impegnarci affinché nessuna persona transgender o non binaria si senta più sola, invisibile o senza speranza.
Dove trovare supporto: risorse e contatti utili
Per le persone transgender e non binarie che stanno affrontando difficoltà psicologiche, esistono diverse associazioni e servizi di supporto in Italia. Una delle realtà più attive è proprio il Movimento Identità Trans, che offre supporto legale, medico e psicologico alle persone trans e gestisce una casa rifugio per chi si trova in situazioni di emergenza. Un altro punto di riferimento è Gender X - Sportello Trans di Ala Milano Onlus, che fornisce consulenza legale, psicologica e accompagnamento ai percorsi di affermazione di genere.
Per chi cerca un sostegno emotivo immediato, è possibile contattare Trans Care - Consultorio Online per persone trans e non binarie, una piattaforma gestita da professionisti specializzati nella salute mentale della comunità LGBTQ+. In caso di crisi, è fondamentale sapere che esistono servizi di emergenza come il Servizio per la Prevenzione del Suicidio del Policlinico Gemelli di Roma, che offrono ascolto e supporto h24.
Se sei in una situazione di emergenza, chiama il numero 112. Se tu o qualcuno che conosci ha dei pensieri suicidi, puoi chiamare il Telefono Amico allo 199 284 284 oppure via internet a questo link, tutti i giorni dalle 10 alle 24. Puoi anche chiamare i Samaritans al numero verde gratuito 800 86 00 22 da telefono fisso o al 06 77208977 da cellulare, tutti i giorni dalle 13 alle 22.