Gioco dello specchio: drogati e abusati in diretta web, l’esca sull’app d’incontri gay

L’ipotesi di un’associazione per delinquere dietro a festini omosessuali in un appartamento del centro cittadino. La denuncia di una vittima: “Dopo quell’incontro ho contratto l’Hiv”

di STEFANO BROGIONI
12 novembre 2024
Grindr è la più nota e usata app di incontri per le persone della comunità Lgbtq (Reuters)

Grindr è la più nota e usata app di incontri per le persone della comunità Lgbtq (Reuters)

Firenze, 12 novembre 2024 – Il malcapitato di turno diventa il protagonista involontario di una scena di sesso spinto fra uomini, diffusa “live” su una piattaforma video, contro la sua volontà. Lo chiamano il gioco dello specchio e, secondo diverse denunce, sembra una pericolosissima pratica molto diffusa negli ambienti omosessuali cittadini. Perché chi ci è finito dentro, oltre a non ricordare quasi nulla di quei momenti, si è ritrovato anche contagiato dall’Hiv.

Per l’avvocato Mattia Alfano, che rappresenta alcune presunte vittime, dietro al gioco dello specchio non ci sono soltanto dei cacciatori di incontri spericolati, ma “una vera e propria associazione a delinquere volta alla perpetrazione di abusi sessuali”. Ma per la procura –che ha chiesto l’archiviazione di alcuni filoni dell’inchiesta –, gli elementi contenuti nelle denunce, sono spesso labili, incerti, contraddittori. Forse condizionati dall’imbarazzo di chi espone i fatti o anche dalla poca lucidità di quei momenti, in cui la realtà è infatti annebbiata da sostanze assunte più o meno consapevolmente.

Tuttavia, nei racconti agli investigatori di diversi soggetti, gay ma che non si conoscono fra loro, ricorrono alcuni elementi, dalla piattaforma utilizzata per l’adescamento, fino a un appartamento in pieno centro a Firenze dove si sarebbero svolti i ’festini’, che indicano quanto meno un canovaccio d’azione rodato e ripetuto.

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Le indagini sono state svolte dalla squadra mobile di Firenze

Il contatto

L’aggancio avviene, secondo quanto emerso dalle indagini condotte dalla squadra mobile della questura, su Grindr, una app per incontri omosessuali. Qui, dove molti si identificano in un nickname, gli utenti scrivono, e, se l’interazione va avanti, si danno un appuntamento che molto spesso ha l’obiettivo di culminare nel sesso. Ma qualcuno sarebbe andato ad infilarsi direttamente nella bocca dell’orco. O degli orchi.

Perché, in un’informativa, è la stessa polizia a ipotizzare “la verosimile sussistenza di un nutrito gruppo di soggetti, operanti anche su Firenze, dediti all’adescamento di individui omosessuali, con il probabile fine di filmarli a loro insaputa durante gli atti sessuali e divulgarne le immagini su piattaforme come Zoom e Telegram”. Soggetti che agirebbero “anche forti del fatto che le vittime di tali pratiche, inconsapevoli delle riprese, risultano inizialmente consenzienti ai rapporti sessuali proposti e, nella maggior parte dei casi, si prestino volontariamente al consumo di particolari sostanze di recente diffusione, non potendosi neanche escludere che tali particolari sostanze vengano offerte ai malcapitati con la finalità di renderli inermi ed inconsapevoli rispetto ad una violenta evoluzione delle pratiche sessuali consapevolmente intraprese in una fase iniziale, nonché a provocarne una quasi totale incoscienza riguardo le riprese video e la loro diffusione ’in diretta’”.

Il racconto

Una delle presunte vittime ha riferito che al suo arrivo nell’appartamento in centro (dove era già stato almeno una volta) ha notato una telecamera su un tre piedi posta a circa un metro d’altezza. Poi di essersi sentito “impedito nei movimenti, come bloccato, con la mente annebbiata e senza controllo del proprio corpo” dopo aver aspirato da una bottiglia con una cannuccia i fumi di una sostanza scaldata. L’uomo, durante il rapporto non protetto, avrebbe percepito dolore, come di un graffio o di una puntura dietro. Quando si è sottoposto ad accertamenti sanitari, ha scoperto di aver contratto l’Hiv.

Un altro soggetto, che dopo un contatto su Grindr era stato invitato in un appartamento in centro che per ubicazione sembra sempre lo stesso, dopo essere stato “annebbiato“ dal consumo di sostanze, avrebbe ritrovato il suo telefono fuori uso. Forse messo in condizione di non poter comunicare con l’esterno o forse addirittura hackerato. L’avvocato Alfano chiede che si indaghi ancora: resta da capire, ad esempio, come e dove gli incontri siano stati diffusi, e se chi li avrebbe trasmessi ha pure incassato soldi dagli utenti. Deciderà il gup.