Giornata Mondiale del Rifugiato, ecco cosa pensano gli italiani

Secondo il sondaggio internazionale Ipsos, nel 2023 diminuisce l’atteggiamento positivo verso persone costrette a fuggire dalle proprie terre che si era creato in risposta alla guerra in Ucraina

di FRANCESCA PETRELLA -
20 giugno 2023
Kiev, 'i rifugiati ucraini sono più di otto milioni'

Kiev, 'i rifugiati ucraini sono più di otto milioni'

La guerra in corso in Ucraina, insieme ai conflitti in altre parti del mondo e agli sconvolgimenti provocati dal clima, hanno costretto un numero record di persone a fuggire dalle proprie case nel 2022. Secondo Il principale rapporto annuale dell’UNHCR, Global Trends in Forced Displacement 2022, pubblicato in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, a fine 2022 il numero di persone costrette alla fuga a causa di guerre, persecuzioni, violenza e violazioni dei diritti umani è salito al livello record di 108,4 milioni, con un aumento senza precedenti di 19,1 milioni rispetto all’anno precedente.
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Il 20 giugno ricorre la Giornata Mondiale del Rifugiato

La Giornata Mondiale del Rifugiato è un momento significativo anche per riflettere sulle sfide e le esperienze di milioni di persone costrette a fuggire dalle proprie terre per cercare sicurezza e protezione altrove. In questa giornata anche quest’anno, Ipsos ha realizzato un nuovo sondaggio internazionale condotto su un campione di oltre 20.000 adulti in 29 Paesi, per fare luce sull'ampiezza del problema dei profughi e per contribuire a una migliore comprensione del fenomeno al fine di generare un maggior sostegno pubblico ai rifugiati. Se nel 2022, a seguito dell'invasione dell'Ucraina, l'atteggiamento nei confronti dei rifugiati e richiedenti asilo è diventato più positivo, la rilevazione di quest’anno mostra un attenuamento in alcuni Paesi. Ciononostante, rimane alto il sostegno generale dell'opinione pubblica al principio di dare rifugio alle persone sfollate forzatamente a causa di conflitti e persecuzioni (pari al 74%). Sostegno ancora più positivo rispetto al 2021, quando la pandemia ha portato a una maggiore preoccupazione per le frontiere.

Il sostegno ai rifugiati e le azioni concrete intraprese

Seppur in diminuzione rispetto allo scorso anno, il nuovo sondaggio registra un elevato sostegno ai rifugiati nella maggior parte dei Paesi esaminati. Infatti, in media, il 74% sostiene la possibilità dare rifugio alle persone che fuggono da guerre o persecuzioni. Il massimo sostegno è registrato in Nuova Zelanda (87%), Spagna (85%) e Gran Bretagna, Svezia e Canada (tutti 84%) e il minimo in Corea del Sud (55%), Singapore (55%) e Turchia (61%). L’Italia è linea con la media internazionale con un livello di accordo pari all’75%, ma in diminuzione di 5 punti rispetto allo scorso anno.
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La Giornata Mondiale del Rifugiato è stata sancita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite

Un sostegno che non è solo in linea di principio, ma in parte anche concreto. Infatti, un terzo delle persone intervistate (33%) ha intrapreso azioni personali a sostegno dei rifugiati negli ultimi 12 mesi, tra cui donare fondi e beni (16%), pubblicare messaggi sui social media a sostegno dei profughi (11%), contattare funzionari governativi, firmare petizioni a favore e fare volontariato per aiutare chi ne ha bisogno (7% ciascuno). Anche in questo caso, il numero di persone che si è mobilitato per sostenere con azioni concrete verso i rifugiati è inferiore rispetto al 2022.
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Ipsos ha realizzato un nuovo sondaggio internazionale condotto su un campione di oltre 20.000 adulti in 29 Paesi

L’accoglienza dei rifugiati in Italia e negli altri Paesi

Se l'opinione pubblica è favorevole nel permettere ai rifugiati, che si trovano attualmente nel proprio Paese, di rimanere (otto su dieci sono favorevoli), è divisa sull'opportunità di accoglierne altri (il 40% è favorevole ad accoglierne altri, il 41% no). In Italia, la quota di favorevoli è complessivamente in linea con la media internazionale, ma la percentuale di quanti si dichiarano contrari ad accoglierne altri è superiore (51%). In merito alle motivazioni alla base dell’accoglienza, la ragione più sentita sia dai cittadini italiani che degli altri Paesi, è che si tratta di un obbligo umanitario (42%). Per il 13% si tratta di un obbligo legale ai sensi del diritto internazionale, per un altro 13% di una spinta all'economia grazie all'arrivo di rifugiati con le competenze necessarie e per l'8% di una promozione della diversità e del multiculturalismo. Non mancano però le visioni più oltranziste: uno su cinque (19%) ritiene che i rifugiati presenti nel proprio Paese debbano essere espulsi e che non si debba ammetterne degli altri. In Italia questa quota è del 15%.
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. Secondo il sondaggio internazionale Ipsos, nel 2023 diminuisce l’atteggiamento positivo verso persone costrette a fuggire dalle proprie terre che si era creato in risposta alla guerra in Ucraina

Scetticismo nei confronti dei rifugiati

I dati raccolti dalla ricerca evidenziamo come persista ancora un certo scetticismo nei confronti dei rifugiati, per cui l’opinione pubblica continua a temere che quelli presenti nel proprio Paese non siano “autentici”. Infatti, quasi tre persone su cinque (58%) concordano sul fatto che la maggior parte degli stranieri voglia entrare nel Paese di accoglienza come profughi per motivi economici o per usufruire dei servizi sociali (il 33% non è d'accordo). Queste preoccupazioni si riflettono anche nei livelli di sostegno alle politiche volte a scoraggiare i richiedenti asilo. Nel complesso, più persone sono favorevoli, che contrarie, a limitarne la circolazione fino a quando la loro richiesta di asilo non sia stata esaminata con successo (il 42% è favorevole, il 28% non è né favorevole né contrario e il 19% è contrario) e a inviare i richiedenti asilo in un altro Paese ospitante per scoraggiarne altri (il 31% è favorevole, il 31% non è né favorevole né contrario e il 26% è contrario).
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A fine 2022 il numero di persone costrette alla fuga a causa di guerre, persecuzioni, violenza e violazioni dei diritti umani è salito al livello record di 108,4 milioni (Foto: Unhcr)

Il contribuito dei rifugiati al Paese ospitante

Le persone sono anche divise sul contributo complessivo che i rifugiati potrebbero dare al sistema economico del Paese che li ospita: vengono percepiti più come un peso, che come una risorsa. In media, nei 29 Paesi presi in esame, alla domanda sull'impatto che i rifugiati hanno sui servizi e sugli aspetti più economici, circa la metà tende a pensare che i rifugiati non abbiano fatto o non faranno alcuna differenza. Quando ritengono che ci sia un impatto, questo tende a essere più negativo che positivo; ad esempio, sul livello di criminalità, disponibilità di alloggi e pulizia della zona. Il sostegno, dunque, al principio di fornire rifugio rimane forte, ma l'atteggiamento nei confronti dei rifugiati è meno positivo rispetto al 2022, all'indomani dell'invasione dell'Ucraina. La maggior parte dei cittadini è favorevole a permettere ai rifugiati attualmente presenti nel proprio Paese di rimanere, ma è divisa sull'opportunità di accoglierne altri. Nel complesso, il maggior numero di persone pensa che non dovrebbero essere ammessi altri rifugiati. È chiaro che gli stereotipi legati all’ autenticità della condizione di rifugiato sono ancora molto radicati nell’opinione pubblica.
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Ipsos ha realizzato un nuovo sondaggio internazionale condotto su un campione di oltre 20.000 adulti in 29 Paesi

Con il numero di sfollati internazionali che ha superato per la prima volta i 100 milioni l'anno scorso e che sta aumentando, è necessario che i governi e i mezzi di informazione siano i primi a contrastare la disinformazione e gli stereotipi negativi sui rifugiati, aprendo la strada a soluzioni a lungo termine più compassionevoli e inclusive che aiutino i rifugiati a ricostruire le loro vite e a contribuire alla società che li ospita. Come ha ricordato oggi il Capo dello Stato, Sergio Mattarella: Il senso di umanità e il rispetto per i più alti valori iscritti nella Costituzione repubblicana impongono di non ignorare il loro dramma». E aggiunge come sia «opportuno ribadire che le iniziative di assistenza a queste persone – e in particolare ai rifugiati che si trovano in condizioni di particolare vulnerabilità – devono essere accompagnate dalla ricerca di un’indispensabile e urgentissima soluzione strutturale di lungo periodo». Francesca Petrella (D&I Ambassador, Ipsos)