Nell'aula del tribunale, la lettura delle sentenze nei confronti dei 51 dichiarati colpevoli degli stupri su Gisèle Pelicot è incessante. E lo è ancora di più se si pensa all'ipotesi per cui altri 30 uomini oltre ai presenti sarebbero stati contattati dal marito, per abusare di lei mentre era in stato di incoscienza. Incessante, come l'ovazione che ha accolto Pelicot all'uscita dell'aula. "Oggi è il giorno di Gisèle", commentano i social.
La 72enne ha ribadito il suo rispetto per la corte e per il verdetto dei giudici, lei che negli ultimi mesi ha rinunciato alla sua privacy e ha scelto che il processo si svolgesse a porte aperte. "Quando ho aperto le porte a questo processo, volevo che la società potesse conoscere le procedure: non mi sono mai pentita di questa decisione. Adesso ho fiducia nella nostra collettiva abilità nel costruire un futuro in cui chiunque, donne e uomini, possa vivere in armonia, con rispetto e comprensione", ha dichiarato. Gisèle che ha sempre scelto di presentarsi in aula, davanti all'ex marito Dominique Pelicot, colui che la drogava e in primis abusava di lei.
Il caso ha sollevato un grande clamore mediatico e il vissuto di Gisèle è diventato il simbolo di una battaglia più grande. "La vergogna non è per noi, ma per loro", aveva dichiarato davanti alla corte, rivolgendosi ai suoi carnefici. Questa frase è ora diventata uno slogan, tanto da diventare arte: è magnifico il quadro dell'artista tessile di fama internazionale Victoria Villasana, "Shame must change sides" (in italiano: "la vergogna deve cambiare lato", ndr). Oggi, la copertina de "L'Humanité" mostrava una sua foto e una sola scritta: "Merci Madame".
Una denuncia che non è rimasta inascoltata
Il Time è stato travolto da varie polemiche sul suo titolo di "Persona dell'anno" per la mancata scelta della 72enne francese, Pornhub ha rimosso i video che nel titolo contenessero riferimenti all'azione del dormire, inviando un avviso sul fatto che il contenuto sia illegale e mostri un'azione non consensuale. Ci si è interrogati sulle (mancate) diagnosi dei dottori, quando Gisèle lamentava problemi ginecologici e perdita di memoria. Ci si è inorriditi, ancora una volta, per il fondo che può toccare l'uomo, e non un solo uomo.
Quello di Pelicot è stato definito come "il caso che ha sconvolto la Francia". Ma soprattutto, verrà sinceramente ricordato da tante, tantissime donne, che hanno scelto di combattere con lei questa battaglia. "Penso a tutte le ragazze inascoltate", ha dichiarato una volta Gisèle. "Sono una donna assolutamente distrutta e non so se riuscirò a ricostruire me stessa, ad andare oltre questo. Ormai ho 72 anni, non so se mi è rimasta abbastanza vita per processare tutto quello che è accaduto", ha aggiunto.
Davanti al dolore di Pelicot si può ricordare solo una frase: "sorella, io ti credo", le quattro parole che i movimenti femministi rivolgono a qualsiasi donna vittima di violenza. Gisèle è stata ascoltata e creduta. E ad aspettarla oggi, fuori dal tribunale che ha messo un punto fermo al suo incubo, c'era il sostegno di centinaia di donne, pronte ad abbracciarla e a starle accanto.