“Non credo che mi sentirò mai in pace fino alla fine della mia vita”: martedì 19 novembre Gisèle Pelicot si è rivolta così, a cuore aperto, alla giuria quando le è stata data la possibilità di rispondere, dopo settimane, alle testimonianze nel processo per stupro di massa in corso ad Avignone.
Il processo per gli stupri di Mazan – ai danni della donna che per 10 anni è stata drogata dal marito e violentata in stato di incoscienza da decine di sconosciuti mentre il coniuge filmava gli abusi – è “il processo della vigliaccheria”. Questa l’accusa della vittima, nel suo quarto intervento alla corte durante il processo, parlando dopo la deposizione dell'ultimo imputato: una condanna senza appello agli accusati, definiti codardi, e la richiesta, l’appello, per un vero cambiamento della società. “Per me è davvero ora che la società maschilista, patriarcale che banalizza la violenza, cambi”.
Dominique Pelicot: “Voglio il controllo sulle donne”
L'ex marito, Dominique Pelicot, ha ammesso di aver drogato e violentato Pelicot e di aver invitato decine di uomini ad abusare di lei per oltre un decennio nella loro casa di Mazan. Alcuni dei 50 hanno ammesso gli stupri, ma la maggior parte non lo fa.
Lunedì, i due figli dei Pelicot hanno chiesto alla corte di punirlo severamente e hanno anche detto che non lo perdoneranno mai – come già annunciato dalla madre –, che per loro è morto. La sorella, Caroline Darian, ha dichiarato di ritenere che anche Dominique l'abbia drogata e abusata. Quando martedì è stato il suo turno di parlare, l’uomo ha ribadito di non aver abusato di Caroline Darian o dei suoi nipoti. A quel punto la figlia lo ha interrotto dall'aula, urlando che era un bugiardo. “Non hai nemmeno il coraggio di dire la verità!”, ha gridato. “Morirai nella menzogna. Sei solo nella tua menzogna”.
Dominique ha spiegato alla corte di aver subito abusi sessuali da bambino, ma ha affermato – almeno questo – che questo non “giustifica nulla”. Ha dichiarato inoltre davanti ai giudici di volere il controllo sulle donne: “Ecco il mio movente. Potete farne quello che volete”. E ancora, ha detto di non aver “avuto il coraggio” di dire alla moglie quello che aveva fatto quando è stato chiaro che sarebbe venuto alla luce.
“Gli imputati devono assumersi la loro responsabilità”
I video registrati dal marito e mostrati in tribunale nelle scorse settimane la ritraggono immobile, a volte la si sente russare leggermente, mentre gli accusati, compreso il marito, abusano di lei. “Quando si entra in una camera da letto e si vede un corpo immobile, da che momento in poi si decide di non reagire”, ha chiesto la vittima rivolgendosi agli imputati, molti dei quali erano presenti in aula. “Perché non siete usciti immediatamente per denunciare il fatto alla polizia?”.
Gisele Pelicot è venuta a conoscenza degli abusi solo quattro anni fa, quando la polizia si è imbattuta nei video e nelle immagini che il marito aveva registrato degli abusi da lui orchestrati e anche compiuti. Si è detta arrabbiata con gli imputati, anche perché ognuno di loro avrebbe potuto, in qualsiasi momento, porre fine al suo calvario se avesse denunciato il marito. “Devono assumersi la responsabilità delle loro azioni. Hanno violentato. Lo stupro è uno stupro”, ha aggiunto.
l processo si avvia ora verso l'emissione dei verdetti e delle sentenze, che dovrebbero arrivare intorno al 20 dicembre. E per merito di Gisèle Pelicot sapremo come questa storia si chiuderà, visto che è stata lei stessa a chiedere che il processo si tenesse a porte aperte, sperando di aiutare altre donne a denunciate e a dimostrare che le vittime non hanno nulla di cui vergognarsi.