Gisèle Pelicot al processo per stupro di massa: “Non siamo noi donne a doverci vergognare”

La 71enne francese, il cui ex marito è accusato di averla drogata e dir aver invitato decine di altri uomini a violentarla, in tribunale ha denunciato: “Uno stupratore non si incontra solo in un parcheggio buio a tarda notte. Si può trovare anche in famiglia, tra gli amici”

di MARIANNA GRAZI -
23 ottobre 2024
Gisèle Pelicot

Gisèle Pelicot: "Mi sento umiliata ma voglio che la società cambi"

È il giorno di Gisèle Pelicot. La 71enne francese, il cui ex marito è a processo con le gravissime accuse di averla drogata e stuprata quando erano sposati e di aver invitato decine di altri uomini (una cinquantina sono a processo) a violentarla, si è presentata in tribunale mercoledì 23 ottobre. Davanti alla corte di Avignone ha detto di desiderare che le donne che hanno subito violenza sappiano che “non siamo noi che dobbiamo vergognarci, ma loro”, gli stupratori. 

“Voglio che tutte le donne che sono state violentate dicano: Madame Pelicot l'ha fatto, posso farlo anch'io. Non voglio che si vergognino più” ha aggiunto, riferendosi alla sua richiesta di un processo aperto e di mostrare i video dei presunti stupri. La signora Pelicot, 71 anni, è salita sul banco degli imputati in seguito alla richiesta del suo team legale di poter rispondere alle prove e alle testimonianze raccolte finora nel corso del processo. 

La signora ha raccontato di aver assistito, nelle ultime settimane, all'intervento di diverse mogli, madri e sorelle degli imputati, che difeso gli accusati definendoli “uomini eccezionali”. “È proprio come quello che avevo a casa – ha sottolineato –. Ma uno stupratore non è solo qualcuno che si incontra in un parcheggio buio a tarda notte. Si può trovare anche in famiglia, tra gli amici”.

Sul banco dei testimoni ha detto di essere “completamente distrutta” e di dover ricostruire se stessa. “Non so se tutta la mia vita sarà sufficiente per capire”, ha aggiunto. Rivolgendosi all'ex marito come al signor Pelicot, ha spiegato: “Vorrei poterlo chiamare ancora Dominique. Abbiamo vissuto insieme per 50 anni, ero una donna felice e realizzata. (E tu) eri un marito attento e premuroso e non ho mai dubitato di te. Abbiamo condiviso risate e lacrime”, ha aggiunto, con la voce rotta dall’emozione. Nel 2021 ha chiesto il divorzio.

Sulle reazioni che il processo ha scatenato la 71enne ha commentato: “Mi hanno detto che sono coraggiosa. Non si tratta di essere coraggiosi, ma di avere la volontà e la determinazione di cambiare la società. Coraggio significa buttarsi in mare per salvare qualcuno. Io ho solo volontà e determinazione. È per questo che vengo qui ogni giorno... Anche se sento cose indicibili, tengo duro grazie a tutti gli uomini e le donne che sono affianco a me”. Ha precisato poi di non essersi mai pentita di aver chiesto l'apertura del processo: “L'ho fatto perché quello che mi è successo non dovrà mai più accadere”.

Dominique Pelicot ha ammesso in aula di aver reclutato online uomini per violentare la moglie mentre lei era sotto l'effetto di pesanti sedativi e sonniferi che le ha somministrato in segreto tra il 2010 e il 2020. Gran parte di queste violenze è stata filmata ma la maggioranza degli imputati nega di aver abusato della signora Pelicot, che non possono essere ritenuti colpevoli perché non si sono resi conto che era incosciente e quindi non “sapevano” che la stava violentando. Sebbene sia stata presente in tribunale per quasi tutte le udienze Pelicot ha testimoniato solo due volte: il 18 settembre aveva detto di essersi sentita profondamente umiliata da quanto accaduto. “Questi uomini sono venuti per violentarmi. Quello che ho sentito in quest'aula di tribunale è così degradante, così umiliante”. Il verdetto è atteso per la fine di dicembre.