Ci sono cose che forse per un uomo sono difficili da prevedere: come la capacità delle donne di parlarsi per fare chiarezza. Perché la verità può far male, ma è l'unica via di uscita. È successo anche a chi scrive, caduta nelle spire di un
traditore seriale capace di mentire a lei e ad altre mille contemporaneamente. Finché il meccanismo è stato spezzato davanti ad un pranzo, fra lacrime e chiarimenti.
#losapevamotutte è l’hashtag esploso su twitter in seguito all’uccisione di Giulia Tramontano, 29 anni, vittima dell’ennesimo femminicidio
Proprio come ha fatto l’altra “fidanzata“ di
Alessandro Impagnatiello. Aveva paura per sé e per
Giulia Tramontano, la 23enne che il barman diceva di amare, perché non sapeva “che fine avesse fatto“ la ragazza che aveva visto poche ore prima e perché non sapeva “di che cosa fosse capace“ Alessandro Impagnatiello. Tant’è che, viste le richieste “pressanti“ di lui di poterla vedere in piena notte, un collega l’ha accompagnata a casa: perché anche sul posto di lavoro “erano preoccupati“. A ricostruire
le ore drammatiche tra il 27 e il 28 maggio è la ragazza con cui il barman del
Bamboo Bar dell’
Armani Hotel che ha ucciso la sua fidanzata Giulia Tramontano al settimo mese di gravidanza Giulia, aveva una relazione parallela. La 23enne mercoledì scorso davanti agli investigatori ha ripercorso quello che è accaduto quattro giorni prima, fornendo dettagli importanti per consentire ai pm di fermare poco dopo Alessandro. Quel sabato pomeriggio, dopo aver scoperto tutto “dalle varie menzogne che mi aveva raccontato“, ha deciso di dare appuntamento a Giulia.
Alessandro Impagnatiello, 30enne reo confesso dell’omicidio della fidanzata Giulia Tramontano, 29enne in attesa di un figlio al settimo mese di gravidanza (foto Ansa)
Non credeva più che davvero avesse chiuso con la sua compagna e men che meno che non fosse il padre di quel bimbo: “Eravamo entrambe vittime di un bugiardo“.
Giulia Tramontano e l'altra donna: l'incontro
Proprio vicino all’albergo dove Impagnatiello e lei lavoravano,
le due ragazze si sono viste. “Abbiamo chiacchierato tranquillamente. Siamo state insieme un’ora, dopo di che lei è andata via“. Un incontro “veramente cordiale“ cominciato con un abbraccio “per solidarietà femminile“ e concluso con la “proposta di ospitarla a casa a dormire, se ne avesse avuto bisogno. Lei disse di non preoccuparmi, ringraziandomi“. Nel mezzo le confidenze sul
tradimento. Giulia “mi ha detto che Alessandro
non avrebbe mai visto il figlio - prosegue la giovane - e che a lei interessava solo il bimbo e la sua salute. Non sapeva se “si sarebbe recata a Napoli dai suoi genitori“ ma sicuramente
non voleva più vedere Alessandro. Sarebbe comunque tornata a Senago, dopo il nostro incontro, “per parlare« con lui e “per lasciarlo“.
Tante le testimonianze di affetto per la futura mamma uccisa
L'omicidio
Invece lui all’ora di cena l’ha accoltellata e poi, facendo credere che si era allontanata da casa, ha cercato di bruciare il corpo e poi lo ha fatto sparire. Ha provato a convincere anche lei. In una videochiamata di 9 minuti in cui la ragazza chiedeva di Giulia e lui le diceva prima che dormiva in camera, poi che era andata da una amica, mentre in realtà era già morta. Ma la 23enne ormai non si fidava più del collega-amante. Ha iniziato a registrare le conversazione, ha fotografato i guanti in lattice azzurri presi dal lavoro che gli spuntavano dallo zaino, ha messo in fila quegli attimi in cui, oltre alla preoccupazione per
Giulia e per quel messaggio strano e freddo che le aveva inviato (in realtà era stato scritto dall’uomo), ha temuto anche per la sua vita.
I dubbi
In piena notte “ho iniziato a scrivere ad Alessandro chiedendo dove fosse Giulia. Lui di contro ha iniziato a chiedermi di vederci perché voleva parlarmi da solo, senza di lei. Per mettere un punto a questa vicenda“.
L'ultima conversazione: "Avevo paura"
“Le sue richieste - ha proseguito - erano talmente pressanti che mi ha accompagnato un collega a casa poiché anche loro erano preoccupati“. Impagnatiello si è presentato comunque davanti al suo portone: “Ha iniziato a citofonare - continua il racconto della ragazza - , e alla fine è salito e gli ho parlato attraverso le sbarre della finestra del ballatoio. Lui insisteva perché io lo facessi entrare, ma io non ho voluto perché avevo paura“.
Sulla spiaggia di Platamona è stata ricreata la figura gigante di una donna incinta per ricordare il femminicidio della 29enne, al settimo mese di gravidanza
Timori che hanno avuto anche gli inquirenti e gli investigatori, che nelle ore successive lo hanno fermato. Messo alle strette,
il barman omicida ha confessato, ma nella sua versione ci sono alcuni elementi che non tornano. Già oggi forse ci saranno gli esiti dell’analisi delle immagini delle telecamere installate tra Senago e Milano per verificare i suoi movimenti. Inoltre si stanno effettuando gli accertamenti per sapere a quali celle telefoniche erano agganciati i cellulari delle persone che Alessandro Impagnatiello ha contattato la sera dell’omicidio e nei giorni successivi per capire se sia stato aiutato a disfarsi del cadavere. Le indagini coordinate dal pm
Alessia Menegazzo e dall’aggiunto
Letizia Mannella e condotte dai carabinieri puntano a ricostruire millimetro per millimetro quello che è accaduto, nella convinzione che ci sia stata premeditazione e crudeltà, aggravanti escluse dal giudice che ha convalidato il fermo e ordinato il carcere per il 30enne.