Sulle coppie che ricorrono alla gestazione per altri “è stato apposto un marchio infamante”. Genitori, mamme, papà, trattati come “criminali internazionali responsabili di crimini contro l’umanità” al pari dei genocidi. Il commento della presidente di Arcigay, all’entrata in vigore della legge Varchi, che rende la maternità surrogata un reato universale, legge firmata nei giorni scorsi dal Capo dello Stato Sergio Mattarella, è durissimo. Ma rispecchia un sentimento diffuso di rabbia, insoddisfazione, delusione e paura.
Un norma nei confronti della quale, interrogato da giornalisti e giornaliste, il Presidente della Repubblica si è espresso a sfavore, ricordando il suo ruolo di garante della costituzionalità delle norme e non di obiettore del loro contenuto, se nei limiti di legge.
La posizione di Natascia Maesi, presidente di Arcigay
Il mondo dell’associazionismo Lgbtq+, invece, si è scagliato fin da subito contro il testo, denunciando l’ideologismo e le finalità politiche di una norma così divisiva. Caratteristiche che emergono dalle parole di Natascia Maesi: “La legge Varchi è una legge ideologica. Chi l’ha voluta sa che risulterà una legge inutile, una legge di bandiera. Soprattutto se in sede giudiziaria – dove daremo battaglia con tutti gli strumenti a nostra disposizione – riusciremo a dimostrarne l’inapplicabilità.
È stata introdotta a scopo intimidatorio per colpire i papà gay finendo per criminalizzare anche le coppie eterosessuali che – lo ricordiamo – sono le principali utilizzatrici di questa pratica. Su queste coppie è stato apposto un marchio infamante. Questi genitori sono trattati al pari di pericolosi criminali internazionali responsabili di crimini contro l’umanità come torture e genocidi e i loro figli e figlie sono considerati frutto di un reato”.
“L’obiettivo è chiaro – afferma la presidente di Arcigay –: creare consenso politico su un tema considerato divisivo che si presta bene a polarizzazioni e strumentalizzazioni. Sulla Gpa non c’è mai stato un dibattito serio, scevro da pregiudizi, basato su testimonianze e comparazioni con le misure introdotte in altri Paesi per regolamentare questa pratica e tutelare tutte le parti coinvolte dal rischio sfruttamento.
Per questa ragione, temiamo che la legge Varchi sia solo un pretesto, il cavallo di Troia perfetto con cui la destra omofoba che ci governa, proverà ad introdurre, anche in Italia, leggi palesemente persecutorie nei confronti delle persone LGBT+. Dobbiamo opporci con ogni mezzo a questa deriva, perché chi attacca i diritti civili e sociali di donne, persone LGBT+ e persone razzializzate e migranti, sta attaccando al cuore la nostra democrazia”.
La promessa di Associazione Luca Coscioni: daremo battaglia in tribunale
“Siamo pronti a difendere tutte le coppie danneggiate da questa legge ingiusta e irragionevole. Porteremo la nostra e la loro battaglia nei tribunali e in ogni sede adeguata con l'obiettivo di ristabilire un'opportunità offerta dalla scienza, che una normativa cieca e brutale pretende di condannare come reato universale. Sono già oltre 50 le coppie che, da tutta Italia, si sono rivolte al team legale dell'Associazione Luca Coscioni preoccupate per le conseguenze che questa legge potrà avere sul loro progetto di famiglia”, hanno dichiarato Marco Cappato e Filomena Gallo, da sempre avversi all’introduzione della norma.
Il commento di Famiglie Arcobaleno e Gay.it
Infine, la firma da parte del Presidente della Repubblica, ultimo step prima dell’entrata in vigore della legge di oggi, non è certo passata sottotraccia sui principali canali social, dove associazioni e gruppi stanno esprimendo tutta la loro avversione nei confronti del testo. Famiglie Arcobaleno ha definito la legge Varchi come una vera e propria criminalizzazione di migliaia di coppie italiane, mentre Gay.it ha ricordato come, tramite la definizione di reato universale, il reato sia ora equiparato a crimini come pedofilia, genocidio, terrorismo internazionale, traffico d’organi e schiavitù.
Una legge che, in ogni caso, costituirà un triste primato, ponendo l’Italia come primo paese al mondo a categorizzare la Gpa reato universale, perseguendo cittadini e cittadine che faranno richiesta della procedura all’estero.