La premessa è d'obbligo, vista la tendenza odierna a polarizzare qualsiasi cosa: questo articolo non vuole alimentare una guerra fra ricchi e poveri, ci pensa già la politica a farlo, ma solo una riflessione, una presa di coscienza. Il bimbo di due anni morto di stenti, il ricovero di Kate Middleton e l'operazione di re Carlo, sono le notizie più chiacchierate della Gran Bretagna in questi giorni. In alcuni casi accostate nelle pagine dei nostri quotidiani per l'unica cosa che hanno in comune, perché parlano inglese appunto, raccontano due storie agli antipodi, ma conviventi. Figlie della stessa società, in questi casi inglese ma potrebbe essere anche la nostra, con opportunità diverse. Che non tutti gli esseri umani nascano e crescano con le stesse possibilità, con gli stessi strumenti, è ormai un dato di fatto. Nulla di nuovo. Ma quando le conseguenze di questa frattura si palesano drammaticamente di fronte ai nostri occhi, è impossibile non vederle. Il Paese - lo abbiamo letto sui giornali - è col fiato sospeso per la salute dei reali ed è sotto choc per Bronson Battersby.
La salute dei reali
Due giorni fa il duplice annuncio da Buckingham Palace: il ricovero della principessa del Galles per un'operazione all'addome e l'intervento alla prostata che attende il sovrano la prossima settimana. Se la situazione del monarca, 75enne, rientrerebbe nella normalità; diversa sembrerebbe la questione per Kate Middleton, motivo per cui desta maggior preoccupazione tra i sudditi. "Come è comune a migliaia di uomini (over 50) ogni anno, il Re - vi si legge nella nota di palazzo reale - verrà sottoposto a un trattamento della prostata ingrossata". "La condizione di Sua Maestà è benigna - recita poi il testo - ed egli sarà ammesso in ospedale la settimana prossima per una procedura correttiva". "Sua Altezza Reale - si scrive a proposito della futura regina - è stata ricoverata ieri alla London Clinic per un intervento addominale pianificato. Sulla base delle attuali indicazioni dei medici, è improbabile che torni a svolgere impegni pubblici fino a dopo Pasqua", prosegue il testo, evocando intanto la necessità di una permanenza in ospedale di almeno "10-14 giorni".Gran Bretagna in apprensione
Notizie che, come era prevedibile, hanno attirato l'attenzione degli inglesi e dei media (locali e non), che in queste ore seguono con particolare interesse ogni minimo aggiornamento. Tant'è che la principessa, come ha tenuto a specificare il palazzo "è grata per l'interessamento (mediatico e della gente). Spera tuttavia che il pubblico comprenda il suo desiderio di assicurare la massima normalità possibile ai propri figli e di garantire che le informazioni mediche personali restino private". Un'apprensione pur legittima di amici, parenti, giornalisti, sudditi, che però stride disperatamente di fronte alla solitudine nella quale sono morti Kenneth Battersby e il figlioletto di due anni.Una morte in solitudine
La drammatica scoperta della loro morte risale al 9 gennaio scorso, ma è diventata pubblica solo ieri una volta note le tristi circostanze. Non ci sono aggettivi per descrivere l'accaduto. Straziante potrebbe essere la parola giusta. I due sono stati ritrovati nella loro casa di Skegness, nel nord dell’Inghilterra, dove il piccolo viveva con il padre dopo la separazione dei genitori. Le condizioni di vita erano, evidentemente, marginali o comunque non rosee. Su di loro vigilavano i servizi sociali. Un assistente sociale era andato una prima volta il 2 gennaio, per vedere il piccolo considerato "vulnerabile” (come specificato dai media locali) per i problemi familiari aggravati dalla separazione dei genitori, ma nessuno gli aveva risposto. Ha quindi contattato la polizia che però non sarebbe intervenuta. Lo stesso è successo due giorni dopo.
I corpi del padre e del figlio sono stati trovati solo il 9 gennaio, quando l'assistente sociale è entrato nell'abitazione con una copia delle chiavi di casa. Secondo la ricostruzione dei media britannici il piccolo è morto di stenti: non si sa esattamente quanto tempo dopo il decesso del padre 60enne avvenuto non prima del 29 dicembre. La madre, la 43enne Sarah Piesse, divorata dal rimorso ha raccontato al Sun: "Sono in un incubo vivente e non mi sveglierò mai", per poi puntare il dito contro i servizi sociali, accusandoli di negligenza. Gli stessi che in qualche modo difende la sorella del bimbo, Melanie Battersby, che in un'intervista alla Bbc dichiara: "La polizia e i servizi sociali hanno fatto il possibile", sollevandoli da colpe e attribuendo il tutto a una condizione familiare fuori controllo. Nelle sue parole, Kenneth Battersby, non era un cattivo padre e avrebbe fatto tutto il possibile per accudire il figlio più piccolo, ma purtroppo "era nato per una vita selvatica" e anarcoide.