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Home » Attualità » Che aspetto ha una gravidanza prima delle dieci settimane? La risposta nelle foto realizzate da MYA Network

Che aspetto ha una gravidanza prima delle dieci settimane? La risposta nelle foto realizzate da MYA Network

Gli scatti mostrano cosa realmente viene espulso durante un aborto effettuato entro i primi due mesi e mezzo

Barbara Berti
21 Ottobre 2022
Un frame dal video della rete MYA che ha fotografato il tessuto in diversi momenti della gravidanza. Qui, l’aspetto a quattro settimane

Un frame dal video della rete MYA che ha fotografato il tessuto in diversi momenti della gravidanza. Qui, l’aspetto a quattro settimane

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Che aspetto ha una gravidanza prima delle 10 settimane? A questa domanda provano a risponde le foto realizzate da MYA Network, un network di medici e professionisti sanitari creatosi durante la pandemia, quando negli Usa diversi Stati hanno deciso di non considerare l’accesso all’aborto come una pratica medica “non essenziale”. Negli scatti – pubblicati sul “The Guardian” – è visibile come durante le prime nove settimane di gravidanza non c’è alcun embrione, ma solo dei tessuti di dimensioni ancora molto piccole. A sei settimane, ciò che alcune leggi considerano “battito cardiaco” è in realtà solo l’attività elettrica delle cellule, prima che il cuore si formi davvero. Circa l’85% di tutti gli aborti negli Stati Uniti avviene prima delle 9 settimane di gravidanza, in Italia la percentuale, nel 2020, si attestava al 53,5% entro le 8 settimane e al 29,6% a 9-10 settimane.

Un frame dal video della rete MYA che ha fotografato il tessuto in diversi momenti della gravidanza. Qui, l’aspetto a sei settimane
Un frame dal video della rete MYA che ha fotografato il tessuto in diversi momenti della gravidanza. Qui, l’aspetto a sei settimane

“I medici datano la gravidanza dal primo giorno dell’ultimo ciclo mestruale per aiutare a prevedere la data del parto. Ma non si è davvero incinta per quelle prime due settimane”, spiega Joan Fleischman, dottoressa del MYA Network, aggiungendo che molte delle immagini relative alla gravidanza che vediamo sono di persone anti-abortiste o convinte che la maternità sia il momento di realizzazione di ogni donna. Secondo Fleischman il problema principale è la disinformazione. “Spesso le persone non parlano con nessuno dell’aborto. Prendono una decisione molto riservata perché hanno paura di vedere le reazioni degli altri. Quando poi eseguo questa semplice procedura che dura qualche minuto in più rispetto a un Pap test, coloro che scelgono di guardare il tessuto, allentano la tensione. ‘Stai scherzando. Questo è tutto ciò che era?’ mi sono sentita dire” spiega ancora Fleischman. E aggiunge: “L’aborto è assistenza medica. E’ una scelta complessa ma queste informazioni, che mostrano i tessuti nelle prime 10 settimane, sono letteralmente assenti dalla comune informazione su ciò che accade durante un aborto: le persone meritano informazioni accurate”.

 

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Parlando del motivo per cui non vediamo queste immagini così spesso, il dottor Michele Gomez, che fa parte del MYA Network, afferma: “Penso che ci siano alcuni medici preoccupati per le reazioni dei pazienti. Ma non è nostro diritto o nostra responsabilità decidere come risponderanno le persone davanti alle immagini. Stiamo pubblicando semplicemente le informazioni e i fatti per contrastare la disinformazione. Per dire: questo non è qualcosa di spaventoso, pericoloso o violento. È solo l’immagine di qualcosa che è nel corpo di una donna incinta”.

Joan Fleischman, dottoressa del MYA Network
Joan Fleischman, dottoressa del MYA Network

Nonostante queste fotografie scientifiche, l’interruzione volontaria della gravidanza continua a essere paragonato a un omicidio, soprattutto dagli anti-abortisti. In Usa, in tredici dei quattordici Stati in cui la pratica dell’interruzione della gravidanza è vietata, l’aborto è ostacolato sin dalle prime settimane. In Italia, invece, è recente la proposta di un ddl che riconosca la capacità di giuridica di ogni persona non dalla nascita, ma dal concepimento.

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Che aspetto ha una gravidanza prima delle 10 settimane? A questa domanda provano a risponde le foto realizzate da MYA Network, un network di medici e professionisti sanitari creatosi durante la pandemia, quando negli Usa diversi Stati hanno deciso di non considerare l’accesso all’aborto come una pratica medica “non essenziale”. Negli scatti – pubblicati sul “The Guardian” - è visibile come durante le prime nove settimane di gravidanza non c’è alcun embrione, ma solo dei tessuti di dimensioni ancora molto piccole. A sei settimane, ciò che alcune leggi considerano “battito cardiaco” è in realtà solo l’attività elettrica delle cellule, prima che il cuore si formi davvero. Circa l'85% di tutti gli aborti negli Stati Uniti avviene prima delle 9 settimane di gravidanza, in Italia la percentuale, nel 2020, si attestava al 53,5% entro le 8 settimane e al 29,6% a 9-10 settimane.
Un frame dal video della rete MYA che ha fotografato il tessuto in diversi momenti della gravidanza. Qui, l’aspetto a sei settimane
Un frame dal video della rete MYA che ha fotografato il tessuto in diversi momenti della gravidanza. Qui, l’aspetto a sei settimane
“I medici datano la gravidanza dal primo giorno dell'ultimo ciclo mestruale per aiutare a prevedere la data del parto. Ma non si è davvero incinta per quelle prime due settimane”, spiega Joan Fleischman, dottoressa del MYA Network, aggiungendo che molte delle immagini relative alla gravidanza che vediamo sono di persone anti-abortiste o convinte che la maternità sia il momento di realizzazione di ogni donna. Secondo Fleischman il problema principale è la disinformazione. “Spesso le persone non parlano con nessuno dell’aborto. Prendono una decisione molto riservata perché hanno paura di vedere le reazioni degli altri. Quando poi eseguo questa semplice procedura che dura qualche minuto in più rispetto a un Pap test, coloro che scelgono di guardare il tessuto, allentano la tensione. ‘Stai scherzando. Questo è tutto ciò che era?’ mi sono sentita dire” spiega ancora Fleischman. E aggiunge: “L’aborto è assistenza medica. E’ una scelta complessa ma queste informazioni, che mostrano i tessuti nelle prime 10 settimane, sono letteralmente assenti dalla comune informazione su ciò che accade durante un aborto: le persone meritano informazioni accurate”.
 
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Un post condiviso da MYA Network (@myanetwork)

Parlando del motivo per cui non vediamo queste immagini così spesso, il dottor Michele Gomez, che fa parte del MYA Network, afferma: “Penso che ci siano alcuni medici preoccupati per le reazioni dei pazienti. Ma non è nostro diritto o nostra responsabilità decidere come risponderanno le persone davanti alle immagini. Stiamo pubblicando semplicemente le informazioni e i fatti per contrastare la disinformazione. Per dire: questo non è qualcosa di spaventoso, pericoloso o violento. È solo l'immagine di qualcosa che è nel corpo di una donna incinta”.
Joan Fleischman, dottoressa del MYA Network
Joan Fleischman, dottoressa del MYA Network
Nonostante queste fotografie scientifiche, l’interruzione volontaria della gravidanza continua a essere paragonato a un omicidio, soprattutto dagli anti-abortisti. In Usa, in tredici dei quattordici Stati in cui la pratica dell’interruzione della gravidanza è vietata, l’aborto è ostacolato sin dalle prime settimane. In Italia, invece, è recente la proposta di un ddl che riconosca la capacità di giuridica di ogni persona non dalla nascita, ma dal concepimento.
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