Harrison Butker, l'uomo macho che vuole insegnare alle donne a vivere: “Vi realizzate solo se madri e mogli”

Secondo il giocatore di football una donna può dirsi pienamente soddisfatta solo in quanto moglie e madre. Carriera e ambizioni personali sono solo "bugie diaboliche". Infernali anche le ideologie di genere, “chi gioca a fare Dio con l'avere figli”, l'eutanasia e "l'evirazione culturale degli uomini"

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI
21 maggio 2024
Harrison Butker, giocatore di football americano

Harrison Butker, giocatore di football americano

L'ennesima opinione sul ruolo delle donne nella società di cui non sentivamo affatto il bisogno si è palesata durante la cerimonia di consegna dei diplomi dell'Università cattolica Benedictine College . A spiegare al mondo cosa davvero significa essere donna è stato lui, Harrison Butker , giocatore di football americano della squadra dei Kansas City Chiefs . Un intervento, quello dello sportivo, che fa tremare i polsi e lascia nitidamente capire quanto ancora la cultura maschiocentrica possa essere pericolosa.

Il sunto del suo pensiero è presto detto: le donne sono davvero felici solo se madri, mogli, ancelle . Carriera e ambizioni professionali non sono altro che impedimenti al raggiungimento della piena realizzazione. Per valorizzare la sua tesi, tra le lacrime di commozione, Butker racconta la storia della giovane ragazza conosciuta alle scuole medie, diventata sua moglie, donna di casa e senza la quale non sarebbe l'uomo che è adesso, nonostante i numerosi talenti che Dio gli ha donato. A suo dire, tale Isabel sarebbe riuscita a sentirsi pienamente soddisfatta solo dopo aver iniziato a vivere la vocazione di moglie e madre. Tutto il resto, care ragazze, secondo Harrison il macho sono - si cita testualmente - “bugie diaboliche”.

Come se non bastasse, il giocatore ha tirato per le orecchie i maschietti in ascolto, invitandoli a essere indipendenti nella loro mascolinità , combattendo contro l' evirazione culturale degli uomini, sollecitandoli a non accontentarsi mai delle cose facili.

Se pensate che lo sproloquio si sia limitato al gioco al massacro “maschi contro femmine” state sbagliando di grosso. L'uomo “vero” del football americano ha puntato il dito anche contro “chi gioca a fare Dio con l'avere figli” , l'aborto , la fecondazione assistita , la maternità surrogata , l'eutanasia e “pericolose ideologie di genere” . A suo modo di vedere il mondo che lo circonda, quelli che noi comuni mortali consideriamo diritti non sono altro che un disordine pervasivo e pericoloso.

Come nelle migliori pellicole, il colpo di scena è arrivato sul finale: per andare in paradiso dobbiamo stare alla larga, dunque, da tale caos. Non serve certo una mente brillante per comprendere che, per Butker, con i diritti si rischia quantomeno il purgatorio. E sapete cosa? Forse ha ragione lui e la cosa potrebbe non essere poi così male. Perché, ammettiamolo, se pure in paradiso a noi donne fosse riservato il ruolo di accompagnatrici silenziose dei destini di uomini - sovente, peraltro, di poco spessore -, sarebbe decisamente meglio puntare subito verso l'inferno, non fosse altro per evitare di dover fare i conti con la distruzione in mille pezzi dell'illusione di poter trovare finalmente giustizia anche dopo la morte.

Uscendo dalla metafora religiosa, il problema è che di Harrison Butker ne esistono a bizzeffe. Alcuni sono ben evidenti, altri non sanno nemmeno di esserlo, altri ancora fingono. Rarissimi, ma assai preziosi, gli illuminati. A loro ci appelliamo, oggi e sempre, per aiutarci a fare in modo che i Butker di oggi e di domani si mettono l'anima (davvero) in pace: le donne esistono, pensano, studiano, raggiungono traguardi, abbracciano decisioni sul proprio corpo , comandano e non hanno bisogno di un uomo né di una cucina per esistere.