“Sono solo un’altra casta privilegiata”. È così che Gianfranco Amato, consulente esterno della Regione Sicilia, ha definito le migliaia di appartenenti alla comunità Lgbt che, in tutto il paese, sono costretti e costrette quotidianamente a lottare contro violenze, atti denigratori e molestie, nonché contro uno status sociale arretrato e ancorato al passato.
Da sempre vicino agli ambienti antiabortisti e, conseguentemente, alle associazioni pro-vita che, da decenni, provano a interferire e limitare il diritto ad abortire delle donne, l’avvocato sessantatreenne è anche presidente dell’associazione “Giuristi per la vita”, il cui scopo è quello di promuovere, difendere e tutelare il diritto alla vita di ogni essere umano.
Recentemente contattato dall’assessorato regionale alla famiglia per contribuire – come descritto sul sito della Regione stessa – a “migliorare inclusione sociale e sostegno alle famiglie”, Amato ha interpretato in chiave estremamente conservatrice e religiosa questi due concetti. Le sue dichiarazioni, nel giro di poche ore, hanno spinto le opposizioni su scala nazionale a chiederne le dimissioni.
Amato, in passato, si è definito fieramente “omofobo, se questo significa considerare l’omosessualità un peccato”, oltre ad essersi espresso anche nei confronti delle persone di religione ebraica: “I gay vogliono creare una categoria privilegiata, esattamente come gli ebrei. Poi dovrai riconoscergli un privilegio perché sono stati perseguitati”.
Frasi verso le quali non può essere mosso altro che un grido unanime di condanna e che, in realtà, all’interno della giunta siciliana non c’è stata. Non a caso l’assessora Nuccia Albano, in seguito alle polemiche, ha dichiarato di averne precedentemente valutato l’aspetto tecnico, per il quale Amato le risulta essere “un grande cattolico”.
Un metro di giudizio alquanto particolare in funzione, soprattutto, di uno dei pilastri cardine dello Stato italiano quale la laicità delle istituzioni che, da qualche anno a questa parte, sembra sempre più plasmato attorno alle interferenze del conservatorismo politico di destra.
In seguito alle proteste divampate sui social e all’interno delle stesse sedi istituzionali, l’assessora ha unicamente chiesto al suo collaboratore di chiarire le sue dichiarazioni, pur credendo nella sua buona fede. Amato, infatti, continuerà - per il momento - a rimanere in carica.