Come in tutte le
guerre, a perdere è anche
l'arte che appartiene a tutti e una volta distrutta è per sempre. È proprio in sua difesa che il ministro della Cultura ucraino, Oleksandr Tkachenko, torna a chiedere la fine dell'
invasione russa: "Dato che gran parte dei crimini di guerra di
Putin sono compiuti dal cielo,
i missili e gli aerei russi stanno deliberatamente distruggendo i centri storici delle grandi città". Il suo grido è brevissimo:
"No fly zone sull'Ucraina". "Proteggete almeno il nostro cielo", gli fanno eco da una settimana i manifestanti in piazza.
Il ministro della Cultura ucraino Oleksandr Tkachenko, 56 anni
"Un dittatore matto sta minacciando di distruggere la
cattedrale di Santa Sophia a Kiev, una chiesa costruita nel 11esimo secolo che è patrimonio dell'Unesco", ha continuato il ministro. "Centinaia di vittime innocenti,
la totale distruzione delle chiese, cattedrali e musei, questo è il prezzo che paghiamo per il fatto che i cieli sono ancora aperti sull'Ucraina", ha aggiunto Tkachenko. In particolare, il ministro si concentra sui bombardamenti a Kharkiv: "È stata bombardata la
cattedrale dell'Assunzione, dove la gente si stava riparando, e gli edifici dell'
Università nazionale di arte e dell'
Accademia di cultura", ha dichiarato.
A Ivankov, nei pressi di Kiev, è stato bombardato il museo di Maria Pryimachenko
A Ivankov, nei pressi di Kiev, è stato bombardato
il museo di Maria Pryimachenko, artista famosa in tutto il mondo e ammirata da Picasso. "Danneggiata dagli occupanti anche l'Accademia statale di arte decorativa e design di Kiev. "Il mondo deve fermare questo", conclude il comunicato del ministero della Cultura, ricordando che "
i cittadini ucraini fermano i tank russi con le mani nude: i missili e gli aerei russi continuano vigliaccamente a bombardare le nostre belle e pacifiche città".
L'arte in guerra: i capolavori distrutti dai conflitti
I Monuments men durante la II guerra mondiale
Il
Buddha di Bamiyan in Afghanistan distrutto con la dinamite dai talebani, la
città di Palmyra in Siria cancellata per sempre, la
grande moschea di Samarra in Iraq sfregiata, le
statue della facciata di Notre Dame a Parigi polverizzate durante la rivoluzione francese. Come ci insegna la storia, dove ci sono disordini e guerre anche
l'arte è in guerra. Duplice vittima di ogni conflitto, viene spesso
distrutta o razziata da chi, approfittando della vittoria, se ne impossessa come simbolo del trionfo. Durante la seconda guerra mondiale, anche sul campo dell'arte si contrapposero due "eserciti": da un lato i tedeschi, con il loro "
Kunstschutz", un corpo creato per "salvare" i capolavori dell'Europa e dell'Italia dalle mani dei "barbari" alleati, trasferendoli in Germania e Austria e nascondendoli in tunnel ferroviari e miniere. Dall'altro i
Monuments Men, gli alleati che salvarono a loro volta gli stessi capolavori, cercandoli nei nascondigli tedeschi e restituendoli ai legittimi proprietari.
"Basta guerra": la lettera degli artisti russi a Putin
La cattedrale dell'Assunzione (1844) a Kharkiv è stata bombardata
A dimostrazione che l'arte ripudia sempre la guerra, considerandola sua nemica, gli artisti russi, uniti, hanno scritto una
lettera aperta proprio
al presidente Vladimir Putin: "Noi, artisti, curatori, architetti, critici ed esperti dell’arte, art manager - rappresentanti della cultura e dell’arte della Federazione Russa - abbiamo prodotto e firmato questa lettera aperta" per chiedere, continuando: "che questa guerra con l’Ucraina venga fermata e che si comincino dei negoziati sulla base del rispetto e dell’equità.
La guerra in Ucraina è una tragedia terribile, sia per gli ucraini che per i russi", continuano gli artisti all'unisono. "È causa di enormi perdite di vite umane, mette in pericolo l’economia e la sicurezza, e conduce il nostro Paese in un totale isolamento internazionale". "Esprimiamo la nostra assoluta solidarietà al popolo dell’Ucraina e
diciamo un risoluto 'No alla guerra!'. Chiediamo la cessazione immediata di tutte le operazioni militari, il ritiro delle truppe russe dal territorio dell’Ucraina e lo svolgimento di colloqui di pace".