Uno sciopero nazionale di 24 ore di tutto il personale sanitario. Migliaia di persone in strada in manifestazioni di protesta. Queste sono solo le manifestazioni più evidenti dell’ondata di indignazione che sta investendo tutta l’India dopo lo stupro e l’omicidio di una dottoressa tirocinante, Moumitha Debnath, avvenuti il 9 agosto a Calcutta, nel Bengala Occidentale.
La dottoressa stuprata e uccisa in ospedale
In base alle prime indagini, il corpo seminudo e con gravi ferite della vittima, 31 anni, è stato scoperto la scorsa settimana in una sala seminari dell'RG Kar Medical College, dove sembra che la donna si fosse recata per riposare durante il turno di lavoro. Un uomo di 33 anni è stato arrestato in relazione all'aggressione: a quanto si sa aveva la possibilità di accedere a tutte le parti dell'ospedale, anche se sembra essere un addetto alle vendite non ufficiale che aiutava i pazienti a farsi ricoverare più velocemente in cambio di denaro. La polizia continua però a indagare. Intanto la protesta dilaga nelle strade e arriva anche all’attenzione dei media internazionali.
La marcia delle donne indiane
Il 15 agosto 2024, decine di migliaia di donne hanno marciato per le strade per manifestare la propria rabbia per il caso della dottoressa Debnath: una manifestazione su larga scala, che coincide con la Giornata dell’Indipendenza indiana ed è una risposta diretta al brutale femminicidio e alle questioni più ampie in merito alla sicurezza e della libertà delle donne in India. “Vogliamo giustizia”, hanno scandito a Kolkata, mentre in tutta l’India le manifestanti, con torce e grosse conchiglie in cui soffiavano dentro, hanno cantato “Reclaim the night” (‘reclamare la notte’) ribadendo la richiesta di giustizia, rispetto e di cambiamenti sistemici per creare ambienti più sicuri e affrontare una volta per tutte il fenomeno della violenza contro le donne.
Lo sciopero dei medici
Inoltre, il 17 agosto i medici di tutto il Paese hanno interrotto le prestazioni non urgenti e tutte le visite programmate, chiedendo maggiore sicurezza sul posto di lavoro e giustizia per le vittime. L'Associazione Medica Indiana (Ima), il più grande raggruppamento di professionisti del Paese, ha annunciato che tutti i servizi ospedalieri non essenziali dovevano rimanere chiusi per l’intera giornata. Le proteste contro quanto accaduto alla collega e la richiesta di una migliore protezione delle donne si sono intensificate negli ultimi giorni dopo che una folla ha vandalizzato l'ospedale in cui è avvenuto il femminicidio.
Il presidente dell'associazione, R. V. Asokan, ha detto alla Bbc che i medici protestano da anni contro la violenza, ma che questo incidente è “diverso”. Se un simile crimine può accadere in una facoltà di medicina di una grande città, dimostra che “ovunque i medici non sono al sicuro”. L'associazione ha poi chiesto “un’indagine meticolosa e professionale” sul caso e la condanna delle persone coinvolte nella violenza, oltre a un risarcimento per la famiglia della donna.
Violenza sulle donne: un fenomeno diffuso
Le proteste hanno raccolto un ampio sostegno, con l'adesione di persone di diversa provenienza. L'indagine sulla morte della giovane dottoressa è diventata un punto focale della controversia, sollevando serie preoccupazioni sulla gestione dei casi di stupro e abusi. Le accuse di insabbiamento e le critiche alla polizia e all'amministrazione dell'ospedale hanno ulteriormente alimentato l'indignazione pubblica. Questo incidente mette infatti in evidenza il persistente ciclo di violenza contro le donne in India, che è stato accolto con promesse di cambiamento ma con scarsi progressi tangibili. Il fenomeno rimane ampiamente diffuso in India, con una media di quasi 90 stupri denunciati ogni giorno nel 2022, secondo i dati del National Crime Records Bureau.