Sono stati entrambi licenziati i due dipendenti dello Ior che a luglio scorso rischiavano il posto di lavoro per la loro intenzione di sposarsi. Tra le regole dell’Istituto c’è infatti quella che “vieta l'assunzione di coniugi, consanguinei fino al quarto grado e di affini in primo e secondo grado, secondo il computo canonico, di persone e amministratori all'interno dell'Istituto”. Uno dei due coniugi avrebbe potuto mantenere il lavoro se l’altro si fosse dimesso, ma così evidentemente non è stato, perché una volta unita in matrimonio, la coppia è stata messa alla porta.
A distanza di mesi arriva un appello di solidarietà, nei loro confronti, dell’associazione Adlv (che riunisce i dipendenti laici vaticani): "Sono trascorsi ormai due mesi da quando, in ottemperanza al Regolamento dello Ior entrato in vigore il 2 maggio u.s., i nostri ex colleghi sono stati licenziati dopo aver celebrato il proprio matrimonio nello scorso mese di agosto – si legge nell'appello – Sentiamo l'esigenza di esprimere la nostra più viva solidarietà a questa giovane coppia, già segnata da tante vicende personali. Non possiamo far tacere la voce della nostra coscienza che riconosce nel provvedimento che ha colpito questi due ex colleghi i tratti dell'ingiustizia e della mancanza di carità – prosegue l'Adlv, secondo cui – l'applicazione di un Regolamento, sia pure necessario nel governo di qualsiasi istituzione, non può non tener conto del fatto che ogni istituzione è costituita da persone e si regge in virtù dell'attività e professionalità di queste stesse persone. Come battezzati - si legge ancora -, fin dall'infanzia abbiamo appreso che l'amore per il prossimo è alla base della vita cristiana e ora, alla luce dei fatti che hanno travolto la vita di questa coppia, restiamo disorientati nel constatare con quanta freddezza sia stata applicata una norma peraltro non priva di criticità, dal momento che contrasta con il Regolamento Generale della Curia Romana e con il Regolamento del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, oltre che con i principi generali del diritto. Auspichiamo – dicono in conclusione – che la drammatica situazione vissuta da questa famiglia sia presa a cuore dai Superiori preposti e che ci si impegni a riassumerli - anche in altri Dicasteri/Enti vaticani o italiani - per porre fine alla condizione di precarietà che rischia davvero di diventare insostenibile”.