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Home » Attualità » I mari italiani hanno la febbre, la temperatura dell’acqua raggiunge i 26-28°: “Condizioni e specie tropicali”

I mari italiani hanno la febbre, la temperatura dell’acqua raggiunge i 26-28°: “Condizioni e specie tropicali”

Registrati picchi intorno ai 23 gradi anche in Liguria, circa 4 in più rispetto alla media del periodo 1985-2005. Litorali invasi da meduse, barracuda e banchi di pesce resi iperattivi dal caldo

Domenico Guarino
25 Luglio 2022
I mutamenti del clima portano cambiamenti anche sui banchi del pesce dei mercati e quindi nelle cucine degli italiani. Il fenomeno viene definito 'meridionalizzazione' del Mediterraneo, dove a causa dei mutamenti climatici il delicato ecosistema marino si sta modificando. Largo quindi a barracuda, pesci pappagallo e ricciole varie, oltre ad aguglie imperiali e pesci serra

I mutamenti del clima portano cambiamenti anche sui banchi del pesce dei mercati e quindi nelle cucine degli italiani. Il fenomeno viene definito 'meridionalizzazione' del Mediterraneo, dove a causa dei mutamenti climatici il delicato ecosistema marino si sta modificando. Largo quindi a barracuda, pesci pappagallo e ricciole varie, oltre ad aguglie imperiali e pesci serra

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Scenari futuri: Venezia e Genova i invase dall’acqua, chilometri di coste rese invivibili, città come Mumbai, Dacca, Saigon e vastissime zone della Thailandia in chiaro pericolo. Questo con un aumento medio di 80 centimetri. Se poi il livello dei mari, a causa dello scioglimento dei ghiacci dovesse salire ulteriormente i danni sarebbero ancora più catastrofici. Scenari presenti: mari ed oceani sempre più caldi, tropicalizzazione anche di bacini in fascia temperata, alterazione dell’equilibrio faunistico, aumento del rischio di fenomeni estremi -uragani tornadi -. Nulla di cui stare tranquilli insomma. Un’esagerazione? Mica tanto. Soprattutto per il Mar Mediterraneo che, nonostante rappresenti meno dell’1% della superficie degli oceani globali e contenga appena lo 0,3% delle acque, fa registrare una velocità di riscaldamento delle acque del 20% più veloce rispetto alla media globale. Basti pensare che, stando alle rilevazioni degli ultimi giorni, il Mare Nostrum dei romani ha fatto registrare temperare superficiali ben superiori alla media, in particolare proprio sui bacini italiani dove in alcuni casi la temperatura dell’acqua raggiunge anche i 26-28°C, condizioni praticamente tropicali (e decisamente precoci per il periodo), con picchi intorno ai 23 gradi registrati in Liguria, con e circa 4 gradi in più rispetto alla media del periodo 1985-2005.

Fauna sconvolta

"le attuali temperature nel mar ligure e nel golfo di taranto sono più elevate del solito, con livelli di quasi 5 gradi sopra la media". lo segnala il cmcc- centro euro-mediterraneao sui cambiamenti climatici,
“Le attuali temperature nel Mar Ligure e nel Golfo di Taranto sono più elevate del solito, con livelli di quasi 5 gradi sopra la media”. lo segnala il Cmcc- Centro euro-mediterraneao sui cambiamenti climatici

E così non è più una rarità vedere litorali letteralmente invasi da meduse (che si nutrono di plancton e di forme molto giovanili di alcuni pesci con conseguenze negative per la futura pesca delle specie adulte). O banchi di pesce resi iperattivi dal caldo che divorano tonnellate di mitili in pochi giorni. Mentre, nel Mediterraneo orientale – che si sta scaldando ancora più velocemente della media globale – si sono stabilite circa 1.000 specie invasive tropicali, la maggior parte delle quali arrivata attraverso il Canale di Suez. Ma la loro presenza è ormai evidente in tutto il bacino mediterraneo.

Le rilevazioni dei satelliti

La ‘febbre’ dei nostri mari è stata misurata dai satelliti del progetto CAREHeat (deteCtion and threAts of maRinE Heat waves) finanziato dall’Agenzia spaziale europea (Esa) con il sostegno scientifico di Enea e Cnr.
Stiamo parlando solo di quello che avviene in superficie, per la precisione a 5 centimetri dal pelo dell’acqua, ma, stimano i ricercatori, è molto probabile che questo calore si trasferisca agli strati più profondi del Mediterraneo, con effetti sull’equilibrio dell’ecosistema marino.

Gli esperti

Stazione di monitoraggio della temperatura del mare subacquea in Sardegna
Stazione di monitoraggio della temperatura subacquea del mare in Sardegna

“Le ondate di calore non si fermano sulla costa ma colpiscono anche mari e oceani con effetti molto chiari”, evidenzia Gianmaria Sannino, responsabile del Laboratorio Enea di modellistica climatica e impatti. “Capire cosa esattamente sta succedendo al clima è sempre più importante perché i cambiamenti iniziano a incidere concretamente sulla vita di tutti i giorni e sulle attività economiche. Bisogna definire quantitativamente i fenomeni in corso per capirne le cause e prevederne gli sviluppi, focalizzandosi sugli oceani che ricoprono circa il 70% della superficie della Terra”.
“Gli oceani del nostro pianeta sono una massa gigantesca: circa 300 volte maggiore di quella dell’atmosfera. Non c’è da stupirsi se circa il 90% dell’energia in eccesso creata dal riscaldamento globale va a finire negli oceani. Allo stesso tempo, la massa degli oceani è talmente grande che questo calore non causa un aumento di temperatura superiore a quello dell’atmosfera. Si parla di un riscaldamento attuale di meno di un grado rispetto alla media del ventesimo secolo” sottolinea il porfessor Ugo Bardi, docente chimica-fisica all’università di Firenze, ed autore del libro Il Mare svuotato, quale futuro per l’economia blu?
“Non sembra un aumento molto grande -sottolinea Bardi- ma gli effetti che potrà avere nel futuro sono molteplici e molto complessi, per esempio sulla fauna marina che si trova a dover gestire un aumento di temperatura per la quale non si era evoluta. A questo si aggiunge l’effetto di acidificazione dovuto al CO2 in eccesso che, fra le altre cose, disciolto nell’acqua danneggia l’esoscheletro dei coralli”.

Gli effetti

Il riscaldamento dei mari non solo genera pesanti effetti sull’ecosistema del Mediterraneo, ma impatta anche sulle attività economiche (pesca, allevamenti ittici) e sul turismo. Basti pensare che qui vivono 17.000 specie marine che rappresentano dal 4 al 25% della biodiversità. Biodiversità che è messa a rischio all’arrivo di specie predatorie aliene che fanno man bassa delle specie autoctone. In Liguria, ad esempio, i pescatori locali segnalano un costante aumento di catture di barracuda, che erano rari fino a due decenni fa.

Barracuda, meduse e il pesce scorpione

In Liguria, ad esempio, i pescatori locali segnalano un costante aumento di catture di barracuda, che erano rari fino a due decenni fa
In Liguria i pescatori locali segnalano un costante aumento di catture di barracuda, che erano rari fino a due decenni fa

Allo stesso modo il pesce scorpione, sempre più presente in Libano, Cipro, Turchia, Grecia, Tunisia, Siria, Italia e Libia, che è una specie particolarmente vorace, con uno stomaco capace di espandersi fino a 30 volte, e genera danni anche per la pesca, entrando direttamente in competizione con l’alimentazione umana, visto che il 95% delle sue catture potrebbero tranquillamente finire sulle nostre tavole.
Infine i pesci coniglio – anche loro arrivati attraverso il canale di Suez – che sono la causa della devastazione degli habitat fondamentali per la sopravvivenza delle specie native, generando una riduzione delle grandi piante marine pari al 65%, quella delle alghe del 60% e complessivamente del 40% quella delle specie presenti.

La Caravella portoghese

La Caravella portoghese è erroneamente scambiata per una medusa, in realtà è un sifonoforo
La Caravella portoghese è erroneamente scambiata per una medusa, in realtà è un sifonoforo

Nei giorni scorsi a Catania una donna è entrata in contatto con una Caravella Portoghese, ed è finita in ospedale. La bagnante era stata “toccata” daii pericolosi tentacoli della Physalia physalis, il suo nome scientifico, vicino all’Isola dei Ciclopi, davanti ad Aci Trezza. La donna, che soffriva già di patalogie pregresse, si è sentita male dopo il bagno e in breve ha accusato cefalea, vomito, difficoltà respiratorie e un’aritmia cardiaca. Quindi era stata ricoverata al Policlinico San Marco di Catania.

Il rischio di eventi estremi

“Senza dubbio un Mediterraneo più caldo sarà in grado in autunno di cedere all’atmosfera una quantità maggiore di calore. Il che molto probabilmente avrà effetti sulla potenza dei medicane – Mediterranean Hurricane – i piccoli cicloni che si formano nei nostri mari in media una o due volte l’anno. Un mare caldo potrebbe costituire una specie di riserva di benzina per i medicane”, commenta Sannino.

“L’oceano offre anche speranze di mitigare il riscaldamento globale: non è tanto una questione di massa, quanto della sua capacità di assorbire il CO2 per mezzo della massa degli organismi fotosintetici. L’oceano, come le foreste terrestri, è un enorme “pozzo” di assorbimento del CO2 e quindi un fattore fondamentale nel determinare il clima. Questo fattore è stato fino ad oggi poco evidente nella discussione, ma se potessimo fertilizzare gli oceani, o anche semplicemente smettere di danneggiare la fauna con eccessivi prelievi, l’effetto di raffreddamento sul clima sarebbe significativo” gli fa eco Bardi.

Che conclude “uno degli elementi principali nella fertilizzazione degli oceani è l’azione delle balene nel riportare in superficie i nutrienti che, in profondità, non sono accessibili agli organismi fotosintetici. In sostanza, per mitigare il cambiamento climatico, abbiamo bisogno di più balene”.

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“Sono tantissimi i giovani che sognano di indossare una giacca da cuoco, ma fra quello che si vede fare in Tv e la fatica vera che richiede la cucina, c’è una differenza abissale”.

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🗣 Dall’alto delle sue tre stelle Michelin, cosa consiglia agli aspiranti chef?

L
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#lucenews #lewiscapaldi #wishyouthebest
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L
Scenari futuri: Venezia e Genova i invase dall’acqua, chilometri di coste rese invivibili, città come Mumbai, Dacca, Saigon e vastissime zone della Thailandia in chiaro pericolo. Questo con un aumento medio di 80 centimetri. Se poi il livello dei mari, a causa dello scioglimento dei ghiacci dovesse salire ulteriormente i danni sarebbero ancora più catastrofici. Scenari presenti: mari ed oceani sempre più caldi, tropicalizzazione anche di bacini in fascia temperata, alterazione dell’equilibrio faunistico, aumento del rischio di fenomeni estremi -uragani tornadi -. Nulla di cui stare tranquilli insomma. Un’esagerazione? Mica tanto. Soprattutto per il Mar Mediterraneo che, nonostante rappresenti meno dell’1% della superficie degli oceani globali e contenga appena lo 0,3% delle acque, fa registrare una velocità di riscaldamento delle acque del 20% più veloce rispetto alla media globale. Basti pensare che, stando alle rilevazioni degli ultimi giorni, il Mare Nostrum dei romani ha fatto registrare temperare superficiali ben superiori alla media, in particolare proprio sui bacini italiani dove in alcuni casi la temperatura dell'acqua raggiunge anche i 26-28°C, condizioni praticamente tropicali (e decisamente precoci per il periodo), con picchi intorno ai 23 gradi registrati in Liguria, con e circa 4 gradi in più rispetto alla media del periodo 1985-2005.

Fauna sconvolta

"le attuali temperature nel mar ligure e nel golfo di taranto sono più elevate del solito, con livelli di quasi 5 gradi sopra la media". lo segnala il cmcc- centro euro-mediterraneao sui cambiamenti climatici,
"Le attuali temperature nel Mar Ligure e nel Golfo di Taranto sono più elevate del solito, con livelli di quasi 5 gradi sopra la media". lo segnala il Cmcc- Centro euro-mediterraneao sui cambiamenti climatici
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Gli effetti

Il riscaldamento dei mari non solo genera pesanti effetti sull’ecosistema del Mediterraneo, ma impatta anche sulle attività economiche (pesca, allevamenti ittici) e sul turismo. Basti pensare che qui vivono 17.000 specie marine che rappresentano dal 4 al 25% della biodiversità. Biodiversità che è messa a rischio all’arrivo di specie predatorie aliene che fanno man bassa delle specie autoctone. In Liguria, ad esempio, i pescatori locali segnalano un costante aumento di catture di barracuda, che erano rari fino a due decenni fa.

Barracuda, meduse e il pesce scorpione

In Liguria, ad esempio, i pescatori locali segnalano un costante aumento di catture di barracuda, che erano rari fino a due decenni fa
In Liguria i pescatori locali segnalano un costante aumento di catture di barracuda, che erano rari fino a due decenni fa
Allo stesso modo il pesce scorpione, sempre più presente in Libano, Cipro, Turchia, Grecia, Tunisia, Siria, Italia e Libia, che è una specie particolarmente vorace, con uno stomaco capace di espandersi fino a 30 volte, e genera danni anche per la pesca, entrando direttamente in competizione con l’alimentazione umana, visto che il 95% delle sue catture potrebbero tranquillamente finire sulle nostre tavole. Infine i pesci coniglio – anche loro arrivati attraverso il canale di Suez – che sono la causa della devastazione degli habitat fondamentali per la sopravvivenza delle specie native, generando una riduzione delle grandi piante marine pari al 65%, quella delle alghe del 60% e complessivamente del 40% quella delle specie presenti.

La Caravella portoghese

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Nei giorni scorsi a Catania una donna è entrata in contatto con una Caravella Portoghese, ed è finita in ospedale. La bagnante era stata "toccata" daii pericolosi tentacoli della Physalia physalis, il suo nome scientifico, vicino all'Isola dei Ciclopi, davanti ad Aci Trezza. La donna, che soffriva già di patalogie pregresse, si è sentita male dopo il bagno e in breve ha accusato cefalea, vomito, difficoltà respiratorie e un'aritmia cardiaca. Quindi era stata ricoverata al Policlinico San Marco di Catania.

Il rischio di eventi estremi

“Senza dubbio un Mediterraneo più caldo sarà in grado in autunno di cedere all’atmosfera una quantità maggiore di calore. Il che molto probabilmente avrà effetti sulla potenza dei medicane - Mediterranean Hurricane - i piccoli cicloni che si formano nei nostri mari in media una o due volte l’anno. Un mare caldo potrebbe costituire una specie di riserva di benzina per i medicane”, commenta Sannino. “L'oceano offre anche speranze di mitigare il riscaldamento globale: non è tanto una questione di massa, quanto della sua capacità di assorbire il CO2 per mezzo della massa degli organismi fotosintetici. L'oceano, come le foreste terrestri, è un enorme "pozzo" di assorbimento del CO2 e quindi un fattore fondamentale nel determinare il clima. Questo fattore è stato fino ad oggi poco evidente nella discussione, ma se potessimo fertilizzare gli oceani, o anche semplicemente smettere di danneggiare la fauna con eccessivi prelievi, l'effetto di raffreddamento sul clima sarebbe significativo” gli fa eco Bardi. Che conclude “uno degli elementi principali nella fertilizzazione degli oceani è l'azione delle balene nel riportare in superficie i nutrienti che, in profondità, non sono accessibili agli organismi fotosintetici. In sostanza, per mitigare il cambiamento climatico, abbiamo bisogno di più balene”.
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