Roma, 21 marzo 2024 – Il fermo di 20 giorni per la Geo Barents, la mave di Medici senza frontiere che mercoledì 20 marzo è arrivata a Marina di Carrara con 249 migranti soccorsi al largo della Libia, fa discutere. La detenzione, spiega Msf, “è per non aver osservato sabato scorso le istruzioni della guardia costiera libica e aver messo in pericolo le persone soccorse. Ma sono stati i libici ad aver tentato di interrompere il salvataggio minacciando il nostro equipaggio e i naufraghi. Faremo appello”.
È il ventesimo fermo disposto per una nave umanitaria in seguito al decreto Piantedosi del gennaio 2023.
VIDEO:
- L’accoglienza a Marina di Carrara
- L’odissea della Geo Barents
- Barca ribaltata, il video del salvataggio
Ma la ong non ci sta: proprio loro avevano denunciato – con tanto di video a supporto – che a mettere in pericolo le operazioni di soccorso erano state proprio quelle dei marinai della Libia.
"Chi salva vite viene sanzionato”
"È la Guardia costiera libica, finanziata dall'Ue, a mettere in pericolo la vita delle persone, mentre coloro che cercano di salvare vite umane vengono sanzionati”, afferma Juan Matias Gil, rappresentante delle operazioni di ricerca e salvataggio di Msf. “Le continue vessazioni nei confronti delle navi di soccorso delle ong e il deliberato ostacolo alle attività di salvataggio in mare da parte dell'Italia - aggiunge - sono scandalosi e non faranno altro che portare a più morti in mare”.
"Si accaniscono contro le Ong”
“Mentre soccorrevamo 146 persone, un pattugliatore della Guardia costiera libica donato dall’Italia 1 anno fa ha bloccato le operazioni di soccorso mettendo in pericolo le persone sul barchino e minacciando il personale di Msf – dice Fulvia Conte, responsabile dei soccorsi di Medici Senza Frontiere – La Guardia costiera libica, finanziata dall’Italia e dalla Ue, mette in pericolo la vita delle persone in mare e cerca di fermare le operazioni di salvataggio della società civile. Vediamo un accanimento contro le Ong. Si vuole fermare chi, al contrario degli stati costieri, cerca di garantire la vita delle persone in mare e cerca di garantire missioni di ricerca e soccorso, tra l'altro testimoniando la costante e deliberata violazione del diritto internazionale e di quegli stessi trattai che anche l'Italia ha firmato".
L’ong ha poi presentato ricorso al Tribunale di Massa contro un provvedimento che definisce “ingiusto” (qui l’articolo).