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Home » Attualità » Michigan, anti abortista parla all’università, decine di studenti abbandonano l’aula

Michigan, anti abortista parla all’università, decine di studenti abbandonano l’aula

L'Ateneo statunitense sommerso dalle polemiche. Avrebbe anche rigettato la petizione per sostituire la relatrice in nome della "libertà di pensiero"

Ilaria Vallerini
27 Luglio 2022
Decine di studenti della Facoltà di Medicina dell'Università del Michigan lasciano l'aula perché la relatrice è anti-abortista

Decine di studenti della Facoltà di Medicina dell'Università del Michigan lasciano l'aula perché la relatrice è anti-abortista

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“Ogni voce conta”. La partita sull’aborto in America si gioca anche nelle aule dell’Università. E’ una partita politica, sofferta, che si muove su un terreno scomodo: il corpo delle donne. E così le posizioni abortiste e anti abortiste si cristallizzano sempre di più, in una lotta all’ultima parola. Ma c’è chi è stato silenziato con un bavaglio istituzionale e chi invece può salire in cattedra e dire liberamente la sua. Ai nuovi studenti della Facoltà di Medicina dell’Università del Michigan non è andata giù. Così durante la tradizionale cerimonia di benvenuto per i nuovi studenti di Medicina, quando a salire sul palco per prendere parola è stata la docente Kristin Collier, nota per le sue posizioni anti-abortiste, una fiumana bianca ha abbandonato immediatamente l’auditorium in segno di protesta.  La cosiddetta “White Coat Cerimony” si è rivelata un vero e proprio boomerang per l’Università.

Aborto, la diversità di pensiero indigna gli studenti di Medicina

Il discorso della docente Kristin Collier non doveva concentrarsi sull’aborto, visto che si trattava di una cerimonia di benvenuto. Tuttavia, la sua presenza ha scatenato una valanga di polemiche, un gesto simbolico che non è andato giù a tutti. Addirittura era partita una raccolta firme perché venisse designato un altro docente al suo posto. La petizione è stata rigettata dalla Facoltà di Medicina, secondo cui “la diversità di pensiero e delle idee personali sono elementi fondamentali per promuovere la libertà e mantenere salda l’eccellenza dell’Ateneo“.

L’ultimo twitter della docente statunitense e anti-abortista

Il video diventato virale

L’episodio è stato immortalato da un video diffuso sui social che in poco tempo è diventato virale facendo il giro del mondo, con centinaia di migliaia di condivisioni. Il filmato mostra il momento in cui decine di nuovi studenti della Facoltà di Medicina abbandonano indignati i propri posti e si dirigono verso l’uscita dell’auditorium, proprio quando la dottoressa Kristin Collier era intenta a salire sul palco.

Incoming medical students walk out at University of Michigan’s white coat ceremony as the keynote speaker is openly anti-abortion pic.twitter.com/Is7KmVV811

— Scorpiio (@PEScorpiio) July 24, 2022

“Volevo riconoscere le ferite della nostra comunità”

Voleva “riconoscere le ferite che la comunità ha subito nelle ultime settimane“. Così ha esordito la docente di Medicina Collier riferendosi alla controversa decisione della Corte Suprema sullo stop al diritto all’aborto negli Usa. “Abbiamo molto lavoro da fare affinché avvenga la guarigione – conclude -. E spero che oggi, in questo tempo, possiamo concentrarci su ciò che conta di più: riunirci per sostenere i nostri studenti appena accettati e le loro famiglie con l’obiettivo di accoglierli in una delle più grandi vocazioni che esistono su questa terra”. La Collier si sfoga su Twitter, ringrazia chi la ha sostenuta e chiude con un post chiaramente diretto a chi non la pensa come lei “Every Voice Counts”. Peccato che l’aborto in America non è più un diritto.

 

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  • Bebe Vio “torna subito" a colpire con il suo ormai proverbiale (auto)sarcasmo.

Sul suo profilo Instagram pubblica una foto delle protesi lasciate sul lettino, prima di fare un tuffo in mare. Libera. 🏊‍♀️

#lucenews #lucelanazione #bebevio #inclusivity #libera #protesi #tornosubito
  • Maura Nardi, 41 anni a novembre, ed Emanuele Loati, 25, oltre ad essere innamorati, sono due giovani transgender che, dopo una vera e propria odissea, hanno completato insieme la transizione per il cambio di sesso. E ora, nuovi documenti alla mano, coroneranno finalmente il loro sogno d’amore con le nozze.

“Con l’identità di genere non si può scendere a patti: puoi lottarci per un po’, ma alla fine devi accettare quello che sei perché in ballo c’è la tua vita”.

Emanuele e Maura si sono conosciuti 3 anni fa, proprio durante il difficile e lungo percorso che li avrebbe portati alla loro nuova identità. Da quel primo incontro, proprio come in una favola con la freccia di Cupido scoccata che non lascia scampo, i due non si sono più lasciati.

Uniti, supportandosi a vicenda senza mai smettere di amarsi, hanno affrontato tutte le difficoltà che si sono presentate e non sono state poche: prima la sofferenza emotiva (ma anche fisica) per la transizione, aggravata poi dalla burocrazia dello Stato. E dopo tante peripezie la luce è apparsa in fondo al tunnel: l’ufficio anagrafe del comune di Recanati, in provincia di Macerata, ha provveduto a rettificare i loro documenti di identità. Era l’ultimo step da superare prima del via libera al matrimonio. Ora non resta che organizzare.

Se quella di Nardi e Loati è una vicenda già particolarmente travagliata, anche se a lieto fine, per Maura le cose sono state, se possibile, ancora più difficili. Ha iniziato la transizione nel 2016 e quando ha completato il percorso, è stata la prima persona non vedente italiana a riuscirci. Da quando ha 19 anni soffre di una forma di cecità a causa dello sviluppo di una rara malattia alla retina, nel suo caso “è stato più semplice convivere con la cecità che con l’incongruenza di genere”.

E aggiunge: “Nonostante il supporto non è stata una passeggiata: ho avuto diversi momenti di sconforto e paura, altri in cui mi sono sentita in colpa per aver trascinato la mia famiglia in questo cammino così complesso. Oggi so che rifarei tutto. La ciliegina sulla torta è stata l’arrivo del mio compagno. Ora finalmente siamo pronti a sposarci e possiamo pensare a una cosa bella”.

#lucenews #recanati #nozze
  • Quello che molti temevano è purtroppo accaduto: per scoprire le interruzioni di gravidanza negli Usa le autorità stanno facendo ricorso anche ai dati personali contenuti nelle app di messaggistica e sui social. 

A destare scalpore è un caso in Nebraska, dove Celeste Burgess, 18 anni, e sua madre Jessica, 41, sono finite in tribunale per un presunto aborto illegale, con molteplici capi d’imputazione. La polizia ha presentato come prove i messaggi su Facebook che le due donne si sarebbero scambiate e a cui, con l’autorizzazione dei gestori della piattaforma – in questo caso Meta –, ha avuto accesso. Le chat private, secondo le autorità, mostrano le prove di un aborto farmacologico illegale, autogestito alla 28esima settimana di gestazione (settimo mese), e di un piano per nascondere "i resti”.

Dopo che la polizia ha ottenuto il materiale dai due mandati di perquisizione, Jessica è stata accusata di altri due reati, induzione all’aborto illegale e pratica dell’aborto come persona diversa da un medico autorizzato, per i quali si è nuovamente dichiarata non colpevole. Attualmente il Nebraska proibisce gli aborti dopo le 20 settimane, una legge in vigore da prima dell’annullamento della sentenza Roe v. Wade.

Il problema di fondo che emerge da questa e da tante altre vicende in materia di diritti ha un duplice aspetto: da una parte c’è l’obbligo di una società di fornire i dati alle forze dell’ordine che ne fanno richiesta per le indagini e dall’altra la possibilità di disporre di questi dati. 

Mai come oggi grandi aziende private possono disporre di informazioni personali relative ai propri utenti, e se queste sono utili per fermare chi commette crimini è un conto, ma se le leggi vengono modificate ciò che può essere giudicato come crimine cambia. Il caso di Celeste Burgess è solo un esempio, ma conferma anche che negare il diritto all’aborto non eradica il fenomeno, ma lo trasporta in una dimensione di illegalità e pericolo per la salute della donna.

#lucenews #lucelanazione #aborto #nebraska #abortion #usa
  • La scelta coraggiosa del calciatore croato Robert Peric-Komsic non poteva non fare il giro del mondo in un baleno. Nel fiore dell’età, e con tutta la vita davanti, a soli 23 anni ha deciso di lasciare il mondo del pallone. La sua non è stata una scelta forzata, è stata intimamente voluta, e se ha detto addio alla sua carriera è stato solo per una scelta d’amore. Dimostrando che la vita della propria madre viene prima di qualunque cosa. Prima della passione per il pallone, prima del successo, prima di ogni carriera.

“Non c’erano altre opzioni, io era l’unica possibilità, l’ultima. Ho avuto ben chiara qual era la mia missione: salvarla.”

L’attaccante del Cibalia Vinkovci non ci ha pensato due volte quando si è trattato di scegliere tra il suo futuro nel mondo calcistico e la salute della sua mamma malata. Per tanto, troppo tempo l’aveva vista lottare contro una malattia al fegato. Ora non c’era più tempo da perdere: si trattava di trovare un donatore compatibile, e al più presto. Lo stomaco della donna si stava oramai riempiendo di acqua, e questo voleva dire che le rimaneva poco tempo, secondo i medici che l’avevano in cura. Questione di qualche giorno appena. Il calciatore della seconda divisione croata era l’unico compatibile. A quel punto Peric-Komsic si è tolto la tuta, ha riposto maglietta e calzoncini da calciatore nella sua valigia e ha preso l’aereo, salendo sul primo volo con destinazione Istanbul. Lì ha trovato sua mamma Ljiljiana che l’aspettava per abbracciarlo, in fin di vita.

“Dopo aver lottato duramente per 13 anni, il vero eroe è lei. Io ho solo fatto quello che chiunque al posto mio avrebbe fatto."

Sono passati quattro mesi e più dall’intervento. Il trapianto è andato benee la signora Ljiljiana è migliorata molto da allora. Giorno dopo giorno ce l’ha messa tutta, e con una straordinaria forza di volontà, animata dall’amore di suo figlio, si sta piano piano riprendendo. E a chi si complimenta per aver fatto qualcosa di straordinario, con l’umiltà dei grandi risponde: “È stata mia madre a darmi la vita. Io l’ho solo estesa a lei”.

#lucenews #lucelanazione #donazionefegato #RobertPericKomsic #donarelavitaperamore
"Ogni voce conta". La partita sull'aborto in America si gioca anche nelle aule dell'Università. E' una partita politica, sofferta, che si muove su un terreno scomodo: il corpo delle donne. E così le posizioni abortiste e anti abortiste si cristallizzano sempre di più, in una lotta all'ultima parola. Ma c'è chi è stato silenziato con un bavaglio istituzionale e chi invece può salire in cattedra e dire liberamente la sua. Ai nuovi studenti della Facoltà di Medicina dell'Università del Michigan non è andata giù. Così durante la tradizionale cerimonia di benvenuto per i nuovi studenti di Medicina, quando a salire sul palco per prendere parola è stata la docente Kristin Collier, nota per le sue posizioni anti-abortiste, una fiumana bianca ha abbandonato immediatamente l'auditorium in segno di protesta.  La cosiddetta "White Coat Cerimony" si è rivelata un vero e proprio boomerang per l'Università.

Aborto, la diversità di pensiero indigna gli studenti di Medicina

Il discorso della docente Kristin Collier non doveva concentrarsi sull'aborto, visto che si trattava di una cerimonia di benvenuto. Tuttavia, la sua presenza ha scatenato una valanga di polemiche, un gesto simbolico che non è andato giù a tutti. Addirittura era partita una raccolta firme perché venisse designato un altro docente al suo posto. La petizione è stata rigettata dalla Facoltà di Medicina, secondo cui "la diversità di pensiero e delle idee personali sono elementi fondamentali per promuovere la libertà e mantenere salda l'eccellenza dell'Ateneo".
L'ultimo twitter della docente statunitense e anti-abortista

Il video diventato virale

L'episodio è stato immortalato da un video diffuso sui social che in poco tempo è diventato virale facendo il giro del mondo, con centinaia di migliaia di condivisioni. Il filmato mostra il momento in cui decine di nuovi studenti della Facoltà di Medicina abbandonano indignati i propri posti e si dirigono verso l'uscita dell'auditorium, proprio quando la dottoressa Kristin Collier era intenta a salire sul palco.

Incoming medical students walk out at University of Michigan’s white coat ceremony as the keynote speaker is openly anti-abortion pic.twitter.com/Is7KmVV811

— Scorpiio (@PEScorpiio) July 24, 2022

"Volevo riconoscere le ferite della nostra comunità"

Voleva "riconoscere le ferite che la comunità ha subito nelle ultime settimane". Così ha esordito la docente di Medicina Collier riferendosi alla controversa decisione della Corte Suprema sullo stop al diritto all'aborto negli Usa. "Abbiamo molto lavoro da fare affinché avvenga la guarigione - conclude -. E spero che oggi, in questo tempo, possiamo concentrarci su ciò che conta di più: riunirci per sostenere i nostri studenti appena accettati e le loro famiglie con l'obiettivo di accoglierli in una delle più grandi vocazioni che esistono su questa terra". La Collier si sfoga su Twitter, ringrazia chi la ha sostenuta e chiude con un post chiaramente diretto a chi non la pensa come lei "Every Voice Counts". Peccato che l'aborto in America non è più un diritto.  
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