“Perché ho registrato tutto da un certo punto in poi? Perché il ministro mi ha detto una frase che mi ha colpito molto: ‘io sono il ministro, io sono un uomo, io rappresento l'istituzione e in futuro nessuno crederà a tutto quello che tu dirai’”. Evidentemente, però qualcuno a quelle rivelazioni ha creduto, visto che alla fine hanno portato alle dimissioni di Giuliano Sangiuliano.
Nella lunga intervista rilasciata in esclusiva a La Stampa, Maria Rosaria Boccia ha detto la sua sul caso del ministro della Cultura. E lo ha fatto spiegando il perché nel corso di questi mesi ha accumulato prove, dalle fotografie alle chat passando per i documenti e i filmati realizzati con gli occhiali dotati di telecamera. "Ho semplicemente dei documenti – così Boccia – per certificare la verità di una donna che diversamente non sarebbe stata creduta”.
Lei che è finita al centro delle cronache per la promessa, rimasta tale, di un incarico di consulenza al ministero e di una presunta relazione sentimentale con il ministro. Da quando, nei giorni scorsi, è stato scoperchiato il vaso di Pandora sull’affaire Sangiuliano-Boccia, quest’ultima è stata ovviamente presa di mira dalla destra, etichettata da alcuni media come ‘ricattatrice’, ‘la Anna Delvey della politica italiana’, ‘una che si vuole accreditare’. E tutto questo perché? Perché ha scelto di non rimanere in silenzio.
Ha scelto di raccontare la sua verità e lo ha fatto muovendosi per tempo e scegliendo, ancor prima che tutto venisse fuori, di non essere l’ennesima vittima di un sistema già prestabilito. Perché in un sistema patriarcale come il nostro, soprattutto se dall’altra parte c’è non solo un uomo, ma un ministro a cui tra l’altro sono stati concessi 17 minuti di intervista al telegiornale, era alquanto probabile che Maria Rosaria Boccia non venisse creduta. Ha parlato, ha deciso di non stare zitta, di non essere l’ennesima vittima di un finale già scritto e ha fatto bene, a prescindere dalle tante cose che ancora devono essere chiarite in questa vicenda.
Nell’intervista a La Stampa non è mancato nemmeno un riferimento alla vicenda che in passato ha coinvolto la premier Giorgia Meloni e il suo ex compagno Andrea Giambruno: “Chi si richiama ai valori dell'essere donna (e le affermazioni di Sangiuliano almeno a noi, ricordano tanto la controparte ‘sono una donna, sono una madre, sono cristiana’ e così via, ndr) ha il diritto e il dovere di difendere la propria dignità come ha fatto l'altra persona – ha detto Boccia – quando ha interrotto una relazione profonda tramite un post sui social, dopo che il compagno (Giambruno, ndr) aveva violato un sentimento d'amore. Mi chiedo perché io vengo trattata con arroganza, additata senza nome e cognome”. Quando le chiedono conto del comportamento del ministro Sangiuliano, la risposta è netta: “Il rappresentante delle istituzioni è lui, non io”. E come darle torto?