
minori non accompagnati
"L’associazione Pamat, nel suo oggetto sociale, mira tra le altre cose a promuovere una cultura di accoglienza dei minori. Questo ci ha indotto a fare quel breve intervento in occasione del recente provvedimento da parte del governo in tema di minori non accompagnati". Ce ne parla l'avvocato Gabriele Pica Alfieri, che dell'associazione di Prato è vice presidente, come ha fatto in precedenza su La Nazione in occasione dell'entrata in vigore delle modifiche normative (più stringenti), varate dal governo Meloni nel 2023 sul tema.
L'allarme che fa eco però alle notizie che questi giorni, che raccontano di ragazzi e bambini venuti in Italia da Paesi esteri, costretti a restare anche tre mesi negli hotspot, quando invece la normativa prevede che in questi centri i minori stranieri non accompagnati (Msna) dovrebbero restare al massimo 45 giorni, per poi essere inseriti nel Sistema di accoglienza e integrazione. "A fronte di una situazione pratica comprensibile e delle problematiche legate all'immigrazione va detto che l'Italia ha però ratificato ormai da molti anni la Convenzione internazionale dei diritti del fanciullo che prevede una forma di tutela specifica per i minori, a maggior ragione per quelli non accompagnati", continua Pica Alfieri.
"Nella dichiarazione dei diritti dei bambini e ragazzi si stabilisce che i minori hanno diritto a fiorire, a crescere, a svilupparsi in tutte le loro dimensioni, in qualunque Paese, in qualunque momento. È ovvio che questa va calata nelle realtà relazionali e locali e nei momenti storici, ma ci pareva che fosse necessario che la nostra associazione aprisse un dialogo su questo tema", sottolinea Monica Pratesi, presidente di Pamat.
Dall’altro, ci rendiamo conto che quando ci occupiamo della cura, cioè interveniamo nell’area del danno e del recupero, a Prato molte volte ci mettiamo in relazione con ragazzi che non sono di cittadinanza italiana, o a volte sono di seconda o terza generazione". Non va dimenticato, inoltre, il drammatico dato che pone 720mila famiglie italiane in povertà assoluta e di queste il 18% ha bambini o adolescenti all’interno. "La nostra associazione stende una rete nei confronti di chi ha bisogno. Non esistono differenze tra i minori – dichiara ancora la presidente –: ogni bambino e ragazzo, indipendentemente dalla sua nazionalità, dal colore della pelle, ha il diritto a crescere nel migliore di modi, ad accedere all’istruzione e agli altri servizi che, per fortuna, in Italia si possono offrire a questi soggetti".
E situazioni di deprivazione educativa anche laddove le condizioni economiche di sussistenza sono garantite. È un tema molto vasto, quello della povertà educativa, e in Pamat lo affrontiamo cercando di ricostruire la comunità educante attorno ai ragazzi che ospitiamo e che in genere hanno storie complesse. Non si parla solo di profitto scolastico o di disponibilità di risorse economiche ma c'è una dimensione di relazioni, di scambio fra i diversi attori dell’educazione che va considerata”. La dispersione scolastica è però un fenomeno in crescita in Italia. Perché, secondo voi? E come risolvere il problema? Pica Alfieri: “Noi assistiamo a un crescente e costante scollamento all’interno del mondo scolastico tra insegnanti e studenti, perché diversi sono i linguaggi che caratterizzano le diverse fasce d’età. Non esistono più valori comuni riconosciuti da tutti e la scuola, più volte in maniera responsabile, ha lanciato un campanello di allarme chiedendo di essere aiutata dalle istituzioni, ma si è anche rivolta alle associazioni. Prato è stata teatro di un'iniziativa in risposta a questo grido di allarme: un progetto patrocinato e finanziato da Cassa di Risparmio a cui ha aderito la Pamat e moltissime altre associazioni. Questi fenomeni, infatti, non sono legati solo alla povertà in termini economici ma spesso c'è povertà culturale, c'è l’idea che la cultura, l’educazione e la formazione siano superflue”.
Minori stranieri non accompagnati: problemi di accoglienza
"Un tema che ci riguarda proprio per la promozione di una cultura dell’accoglienza – evidenzia –. Ci siamo sentiti suonare un piccolo campanello d’allarme, senza entrare nelle polemiche politiche, su questo provvedimento".
Alcuni bambini giocano con un operatore dell'hotspot di Pozzallo (Ansa)
Maggiore età a 16 anni: così si tutelano davvero i più giovani?
"All’art. 2 dice ad esempio che gli Stati anno l’impegno di adottare tutti i provvedimenti appropriati affinché il fanciullo sia 'effettivamente tutelato'. Ci sembra che la presunzione contenuta nel provvedimento, ovvero della maggiore età già dai 16 anni anziché dai 18, sia contraria a questi principi, anche per alti motivi tecnici riportati dagli arti. 20 e 22 della Convenzione, e non garantisca adeguatamente i minori". È questo l’unico modo per tutelare i minori o tutelarsi da soggetti che non lo sono? Presumere che a 16 anni un ragazzo sia già maggiorenne crea le condizioni più giuste per il suo sviluppo? Le perplessità avanzate dall'associazione di Prato è quindi di effettività della tutela.
La presidente di Pamat Monica Pratesi
L'impegno di Pamat: prevenzione e recupero
Attiva da più di 30 anni, nel corso del tempo la realtà di Prato ha aperto le porte a varie situazioni complesse, che richiedevano l’esistenza di una rete che sostenesse non solo il bambino o l’adolescente ma anche gli adulti di riferimento che lo circondavano. Non è raro che si trovi ad accogliere ragazzi non italiani: il che, comunque, non significa che i problemi sono tutti tra gli stranieri. In questo momento nel nostro Paese ci sono un milione di minori stranieri, su un totale di 9 milioni e 800 mila (16,2% dei residenti). "È ovvio che ci sia attenzione verso questi bambini e adolescenti, che si voglia favorire anche per loro la prevenzione dell’abuso. Da un lato vogliamo aprire un confronto su questo nuovo decreto legislativo.
In Italia, su 9 milioni e 800 mila minori, un milione sono stranieri
Povertà educativa e dispersione scolastica
La povertà economica si lega alla povertà educativa? Pratesi: "Vorrei sfatare un mito: non è che essere in povertà assoluta significa necessariamente essere in povertà educativa, e viceversa. La scuola italiana è aperta a tutti ma purtroppo si rilevano tassi di dispersione scolastica che sono superiori a quelli ammessi dall’Europa.
Il fenomeno della dispersione scolastica è in crescita in Italia

Per contrastare questo fenomeno, rispondendo al grido di allarme lanciato dalla scuola, Pamat mette in campo alcuni progetti specifici per i più giovani