Un tribunale brasiliano ha ordinato alla compagnia mediorientale Qatar Airways di pagare le spese dello psicologo per una modella
plus-size, alla quale sarebbe stato rifiutato l'imbarco perché "
troppo grassa". O meglio all'aeroporto di Beirut (Libano), apprestandosi a salire su un aereo diretto a Doha, l'influencer
Juliana Nehme, 38 anni, si è sentita dire che, se voleva imbarcarsi sul volo, avrebbe dovuto acquistare un posto in prima classe, dove i sedili sono più larghi. I fatti risalgono a fine novembre. La donna ha ha accusato la compagnia aerea di
discriminazione a causa della sua taglia: in un post, Nehme ha raccontato ai suoi 167mila follower su Instagram di
non essere stata autorizzata a salire a bordo, presumibilmente a causa del suo peso. Il video è diventato virale, facendo velocemente il giro del web.
La vicenda
L'attrice era in vacanza in
Libano con la mamma, la sorella e il nipote. Il viaggio di andata, che la famiglia aveva effettuato con la compagnia Air France, si era svolto senza problemi. Problemi che invece sono sorti durante il ritorno in Brasile, via Doha. Su Instagram la 38enne ha raccontato che un addetto dell'aeroporto le ha detto di
acquistare un posto più costoso in prima classe se voleva imbarcarsi sul volo. Questo significava anche che, una volta arrivata in Qatar, avrebbe perso la coincidenza per San Paolo, dove vive. Juliana ha aggiunto che Qatar Airways non si è nemmeno offerta di rimborsarle i mille dollari che aveva pagato per il biglietto, chiedendolo di comprare un biglietto di classe business per tremila dollari, in modo da poter
occupare i posti più ampi. "Juliana si è sfogata sui social: "Mi stanno negando il diritto di viaggiare... Sono disperata, aiutatemi,
non vogliono che salga a bordo perché sono grassa". La modella ha finito per rimanere in Libano con la madre, mentre la sorella e il nipote sono tornati a casa. Ha detto ai suoi follower: "È una
vergogna per una compagnia come quella del Qatar permettere questo tipo di discriminazione nei confronti delle persone!
Sono grassa ma sono come tutti gli altri!". Dopo essersi rivolta all'ambasciatore brasiliano, Juliana e sua madre sono riuscite a tornare a casa con un altro volo, senza dover pagare altri soldi.
Juliana Nehme e la madre sono state costrette a rimanere in Libano per alcuni giorni prima di tornare in Brasile con un'altra compagnia
La decisione del tribunale
Ora un tribunale di San Paolo ha ordinato alla Qatar Airways di pagare le
sedute di psicoterapia per Nehme, in modo che possa superare il disagio causato dall'incidente. La giudice Renata Martins de Carvalho ha stabilito il 20 dicembre che la compagnia aerea dovrà pagare un trattamento psichiatrico o psicologico per la ragazza, da parte di un professionista di fiducia. Il trattamento dovrà consistere "in una sessione di
terapia settimanale del valore di 78 dollari per un periodo di almeno
un anno, per un totale di 3718 dollari da depositare sul conto bancario della ricorrente". La togata ha spiegato che "la concessione di un
provvedimento d'urgenza è una misura ragionevole e proporzionata per garantire che l'evento stressante e traumatico sia superato" dalla vittima. L'avvocato della donna, Eduardo Barbosa, ha definito la sentenza "una pietra miliare nella lotta contro la discriminazione". Juliana ha parlato spesso del trauma subito, raccontando ai media brasiliani: "Era
come se non fossi un essere umano per loro. Ero un mostro grasso che non poteva salire a bordo. È stato orribile. Non avrei mai immaginato di vivere una cosa del genere, mai - ha aggiunto -. Mi fa male ora ricordare quanto mi sono incolpata, perché mi sono colpevolizzata parecchio... ho persino chiesto perdono a mia madre diverse volte, perché il mio essere così le ha impedito di tornare a casa".
La politica delle compagnia aerea
Lo sfogo su Instagram di Juliana Nehme, che non è stata fatta salire in aereo perché "troppo grassa"
Anche Qatar Airways ha voluto commentare lo spiacevole incidente in un comunicato: "Qatar Airways tratta tutti i passeggeri con
rispetto della dignità e, in linea con le pratiche del settore e analogamente alla maggior parte delle compagnie aeree,
a chiunque ostacoli lo spazio di un altro viaggiatore e n
on riesca ad allacciare la cintura di sicurezza o ad abbassare i braccioli può essere richiesto di acquistare un posto aggiuntivo sia come precauzione di sicurezza che per il comfort e la sicurezza di tutti i passeggeri". "La passeggera in questione all'aeroporto di Beirut - fanno sapere - è stata inizialmente estremamente scortese e
aggressiva con il personale del check-in quando uno dei suoi compagni di viaggio non ha esibito la documentazione PCR richiesta per l'ingresso in Brasile. Di conseguenza, è stato richiesto l'intervento della sicurezza aeroportuale in quanto il personale e gli altri passeggeri erano estremamente preoccupati per il suo comportamento", si giustificano. Le
politiche sull'obesità delle compagnie aeree differiscono per grado e dettagli, ma stabiliscono essenzialmente che se il corpo non si adatta a un sedile con una cintura di sicurezza estensibile e i braccioli abbassati, verrà addebitato il costo di due posti o si verrà allontanati dall'aereo, secondo quanto riportato da Smarter Travel. Alcune compagnie aeree cercano comunque di far sentire a proprio agio i passeggeri
plus size, offrendo un secondo posto gratuitamente o rimborsandone l'acquisto se il volo non è al completo il giorno stesso.