Morti sul lavoro, la tragedia di Firenze. E’ sempre un “mai più”. Ma la strage non si ferma

La tragedia di Firenze riporta sotto i riflettori un dramma ancora senza fine. Massini: “Siamo rimasti all’epoca di Lincoln, quando diceva che il profitto non deve sovrastare il valore della persona”

di RICCARDO JANNELLO
16 febbraio 2024

La tragedia di Firenze piomba come una scure sulla pelle della gente e fa ancora di più dire che di lavoro non si può, non si deve, morire. “Siamo ancora all’epoca di Abraham Lincoln – sottolinea caustico e addolorato Stefano Massini, lo storyteller fiorentino che l’allarme sui morti sul lavoro lo aveva gridato alto dal palco di Sanremo -. Il presidente americano diceva che il profitto non deve sovrastare il valore della persona”. Sono passati duecento anni, ma siamo qui di nuovo a piangere

massini
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Oltre mille morti sul lavoro nel 2023

I dati ufficiali a disposizione sui morti del lavoro sono quelli finali del 2023 dai quali risultano 1041 vittime con una media di 2,85 al giorno festivi compresi. Ma il dato viene considerato per difetto, escludendo quelli in casa e altri che non sono stati denunciati e non risultano classificati come incidenti sul lavoro: 1485 e la media di 4,06 al giorno non solo è una cifra drammatica e plausibile, ma non è stata neppure contestata, quando proprio Massini e Paolo Jannacci l’hanno enumerata all’Ariston.

I soccorsi nel cantiere di Firenze (New Press Photo)
I soccorsi nel cantiere di Firenze (New Press Photo)

Il dato da inizio 2024 è ancora più agghiacciante: sono 145 e la media ufficiale sale a 3,08 ogni 24 ore (fermo restando il distinguo già sottolineato): un sacrificio umano che non è giustificabile. Poco consola che il numero, ufficiale, sia diminuito rispetto al 2022, quando furono, ufficialmente, 1208. E comunque ogni anno vengono denunciati oltre 700mila infortuni sul lavoro come stima l’Inail.

Tra i precedenti, la tragedia di Torino

E se nella mente di tutti rimane impresso ciò che successe alla mezzanotte e 53 minuti del 6 dicembre 2007 nello stabilimento della ThyssenKrupp di Torino, vuol dire che da allora non è cambiato molto, purtroppo. Quella notte morirono nello scoppio dell’acciaieria sette operai, uno rimase gravemente ferito e solo uno riuscì a salvarsi praticamente incolume nel fisico, mai più nella mente. Era Antonio Boccuzzi, che ha messo quella sua esperienza di lavoratore ma anche di sindacalista al servizio della collettività con i suoi dieci anni, fra il 2008 e il 2018, in Parlamento eletto nelle file del Partito democratico.

Fra le sue tante proposte di legge quella relativa all’istituzione di un Giorno della memoria per le vittime sul lavoro, quella sull’informazione relativa alla sicurezza e ancora: contrasto allo sfruttamento degli immigrati clandestini, facilitazioni al prepensionamento di addetti a lavori usuranti, cumulo prestazioni erogate di Inps e Inail, contrasto del mobbing, sostegno del reddito di lavoratori esclusi dagli ammortizzatori sociali, lavoro flessibile e tutela degli esposti all’amianto.

Boccuzzi – che poi fu abbandonato dalla sinistra che non lo ricandidò nel 2018 dando un segnale molto negativo sulle politiche del lavoro – si è sempre sentito un miracolato e un deluso: “Sono passati tanti anni dalla tragedia della ThyssenKrupp e ci sono state manifestazioni, sit in proteste al grido: mai più una cosa del genere. E invece nulla è cambiato, forse si trattava solo di uno slogan: i morti sono decine di migliaia e gli infortuni 12 milioni: cifre che non hanno senso. Abbiamo una buona legislazione, ma mancano i decreti attuativi e questo è colpa anche della sinistra”.

Anche dopo Brandizzo si è detto basta. Ora si pronuncerà questa frase anche stavolta. Chico Buarque, il grande artista brasiliano, ha scritto una canzone - “Construçao” - proprio sulla tragedia di un lavoratore edile che cade da una impalcatura. Le sue parole, scritte nel 1968, sono ancora attuali e metaforiche di quel che conta una vita umana: “Inciampava nel cielo come se fosse un ubriaco / fluttuava nell'aria come un uccello / finiva a terra come un pacco floscio / agonizzava in mezzo al marciapiede pubblico / morì sul lato sbagliato della strada disturbando il traffico”.