Mutilazioni genitali femminili, l’attivista: “Mi hanno fatto credere di essere sbagliata”

Il 6 febbraio si celebra la giornata mondiale contro questa pratica che colpisce milioni di bambine e ragazze in tutto il mondo

di DOMENICO GUARINO
6 febbraio 2025
Gloria Bimbi Okhomina, membro direttivo di Nosotras Onlus

Gloria Bimbi Okhomina, membro direttivo di Nosotras Onlus

Con Mutilazioni genitali femminili (Mgf) si fa riferimento a tutti quei procedimenti che coinvolgono la rimozione, totale o parziale, degli organi genitali femminili esterni. Una pratica che affonda le proprie radici in una radicata disuguaglianza di genere, al punto che in alcune società rappresenta un prerequisito indispensabile per il matrimonio.

Si stima che saranno circa 68 milioni le bambine e le ragazze in tutto il mondo che rischiano di subire questa pratica prima del 2030, soprattutto in 30 Paesi dell’Africa e del Medio Oriente, ma anche in alcuni Paesi dell’America Latina e dell’Asia. Per non contare l’Europa occidentale, l’America del Nord, l’Australia e la Nuova Zelanda dove le famiglie immigrate continuano a rispettare questa tradizione.  Le MGF oltre ad essere oltraggiose, sono anche pericolose. Sono infatti numerose le complicazioni, a breve e lungo termine, sulla salute di coloro che vengono sottomesse a questa pratica. Fino al rischio estremo della morte. Nel 2012, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato all’unanimità la risoluzione 67/146, proclamando il 6 febbraio come la Giornata Internazionale contro le Mutilazioni Genitali Femminili (MGF): Zero Tolleranza per le MGF e chiedendo di intensificare gli sforzi globali per porre fine alle MGF. Nel 2015, le MGF sono entrate a far parte degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG), target 5.3, che concerne l’eliminazione delle pratiche dannose. In occasione della Giornata contro le Mutilazioni genitali femminili abbiamo intervistato Gloria Bimbi Okhomina, membro direttivo di Nosotras Onlus e testimonial delle campagne contro le Mutilazioni genitali femminili. 

Le attività di Nosotras Onlus per la sensibilizzazione sulla tutela di bambine e ragazze nel mondo
Le attività di Nosotras Onlus per la sensibilizzazione sulla tutela di bambine e ragazze nel mondo

Il 6 febbraio la giornata contro le Mutilazioni genitali femminili, che significato ha per lei?

“Innanzitutto voglio dire che sono molto agitata, molto nervosa, perché quando si parla di questa pratica viene coinvolta tutta la mia parte emotiva, per quello che ha significato per me aver subito questa pratica. Significa la speranza di non sentire più un giorno che le donne o le bambine vengano infibulate e mutilate. Significa la speranza che venga eliminata l’educazione che discrimina le bambine e le donne come se doversi sposare sia l’unico scopo della loro vita. Stare a casa educare i figli prendersi cura del marito e dei familiari. Vorrei che queste cose non esistessero più”.

Che ricordi ha della sua esperienza personale?

"Non ricordo moltissimo, perché ero molto piccola e quindi a quell'età non hai un ricordo particolare di aver subìto la mutilazione del clitoride. Questo capita a tutte le bambine che subiscono questa pratica. Però crescendo so che nessuna bambina della mia etnia porta il clitoride, che per altro all’epoca non sapevo nemmeno cosa fosse. Crescendo, parlando, studiando ho capito. Ora so cosa sia e a cosa serva. Ma nella mia cultura, quello che mi era detto era che (il clitoride, ndr)  era una cosa brutta che non doveva stare lì, che una bambina non deve averlo e che deve essere tolto. Mi veniva detto che le donne che lo portano sono impure, sporche e che quando si sposeranno saranno promiscue e non rispetteranno il marito e la famiglia. E nemmeno la comunità. Al punto che le bambine mutilate non possono giocare con le bambine mutilate”.

Cosa significa per una ragazza essere sottomessa a queste pratiche?

“Le ragazze che crescono con questa cultura, come me, vanno avanti pensando che crescere significa innanzitutto ed essenzialmente coltivare il tuo scopo di vita, ovvero sposarsi, crescere i figli, accudire e rispettare il marito e la famiglia.ovviamente non avere alcuna relazione al di fuori di quella con tuo marito, altrimenti gli spiriti della famiglia si vendicheranno sul tuo primogenito maschio. L’infibulazione è lo strumento per avviarsi in questo percorso. Quando sei immersa in una cultura del genere, che si basa sul principio che il maschio è più importante della donna, non vedi l’ora che questa pratica ti venga somministrata. Perché lo ritieni normale, giusto, appropriato. Del resto sono pratiche che vengono effettuate quando le bambine sono piccole, per cui dopo vivi come se tutto fosse normale. Anzi, come se quella cosa non avesse nemmeno importanza, se non nel senso che ti ha reso conforme alle giuste regole della comunità. Le ragazze non hanno coscienza del fatto che si tratti di una sottomissione ad una pratica e ad una cultura, per cui l'accettano, non facendosi e non facendo domande. Del resto, se anche le facessero, non troverebbero risposte ai loro interrogativi, se non che è giusto fare così”.

Cosa si può fare per sconfiggere questa tradizione?

"Io il mio contributo lo do essendo attivista dell’associazione Nosotras, creando consapevolezza anche attraverso la mia testimonianza. E' necessario fare pressione perché ci sia informazione su questo fenomeno, perché l’informazione è fondamentale far conoscere e far capire cosa si cela dietro questa pratica barbara. Dobbiamo insegnare alle bambine che è importante studiare perché lo scopo della loro vita non è necessariamente sposarsi e fare figli”.

Cosa vorrebbe dire a chi ancora ritiene che cose del genere oggi abbiano un senso, se mai lo abbiano avuto in passato?

"Che il clitoride è un organo biologico importante che va lasciato lì, perché averlo non significa che si manchi di rispetto ai genitori o al marito o alla famiglia di lui. Non vuoi dire che avendo il clitoride si diventa promiscue. A questo serve l’educazione. E poi vorrei spingerle a combattere soprattutto la cultura che genera questa pratica che, come detto, si basa sul principio della sottomissione della donna all’uomo. Le tradizioni sono importanti, soprattutto per le persone che emigrano dal proprio Paese, ma dobbiamo avere la forza di combattere quelle dannose come appunto questa pratica barbara”.