Anche i comici piangono. E’ quello che è successo a Maurizio Battista, artista romano noto al pubblico Rai, che nei giorni natalizi si è sfogato sui social contro la sua ex compagna, Alessandra Moretti, che “per ragioni vere o non vere mi ha impedito di stare con mia figlia”, una bimba di 6 anni. Prima la scuola, poi la febbre, e così il Natale è passato senza neanche un abbraccio. “E quando le ho chiesto di prenderla almeno il 31 e il primo - continua nel video di fine anno - mi ha detto che la bambina si sarebbe potuta stancare al mio spettacolo e che a lei sarebbe toccato riprendersela. Ma chi ti ha detto che si stanca? E, semmai, non sono in grado di gestirla? Non dico una settimana, come sarebbe previsto, ma almeno 2 giorni sì. Allora levagli il mio cognome, se non posso fare il padre. Devo fare l’elemosina per stare con mia figlia? Appena apre il tribunale chiedo l’intervento tecnico (Ctu) e il parere legale. Ma a rimetterci sarà solo la bambina: è questo che vuoi?”. Alla fine la compagna ha ceduto, e Battista ha festeggiato il primo dell’anno postando un video insieme con la bimba, sorridenti e felici. Il comico romano non è il primo personaggio pubblico che ha deciso di mettere in piazza il suo personale dramma familiare sperando di sbloccare la situazione. Il più tenace e rumoroso è stato Tiberio Timperi, giornalista Rai di lungo corso, che ai diritti negati ai padri separati ha dedicato nel passato trasmissioni, interviste, libri e tante battaglie pubbliche. Ma nonostante l’avvento dell’affido condiviso, sancito ormai quasi sempre negli atti di separazione, “se una madre collocataria decide di ostacolare l’ex compagno o marito nel rapporto con i figli - spiega la presidente dell’ Aps Associazione italiana padri separati Tiziana Franchi - purtroppo riesce ancora a farlo”. Basta inventare scuse, dire che il figlio è malato o ha impegni sportivi o qualunque altra emergenza, “ e il padre non ha altre armi se non rivolgersi alle forze dell’ordine o avviare lunghe azioni legali che hanno costi altissimi dal punto di vista psicologico ed economico”.
Da oltre trent’anni Tiziana Franchi, una delle prime figlie di genitori separati dopo la legge sul divorzio, lavora in questa storica associazione che aiuta i padri separati. Lei stessa fu vittima di un conflitto triste e dilaniante da cui scelse di uscire - ancora adolescente - andando a stare con il papà. “So cosa vuol dire - racconta Franchi, ora presidente dell’associazione - e ancora soffro quando ricevo le telefonate di Sos da parte degli uomini a cui di punto in bianco viene impedito di svolgere la loro funzione paterna”. Uomini talvolta così depressi e arresi di fronte alla determinazione e alle ingiustizie subite da parte dell’ex , “che a chiamarci sono spesso le figure femminili che gli stanno accanto: la nonna, la nuova compagna, una zia”. Se questo non succede, se la spirale non si ferma, “il tempo passa e per i padri diventa sempre più difficile recuperare il rapporto con i figli”. “Nei conflitti vince sempre la mamma, denunciava Timberi nelle sue battaglie, e i padri non hanno diritti”. Ma che madre è quella che nega la figura paterna al proprio figlio o figlia? “Molte donne approfittano della visione ormai superata dei padri disattenti per giustificare il loro possesso sulla prole - dice la presidente dell’Associazione padri separati - ma basta andare davanti a una scuola o in un supermercato per vedere quanti papà si prendono cura dei loro figli esattamente come le madri, a volte meglio”. Anche l’aumento dell’attenzione sui femminicidi può giocare a favore delle “madri alienanti”: “Ci capitano di frequente accuse infondate di violenze per sostenere che l’ex marito non può tenere i figli, ma quello che ottengono è solo danneggiare per sempre i loro bambini”. Per Maurizio Battista, separato dalla mamma di sua figlia da un anno, questa privazione era così dolorosa da decidere di smontare la cameretta che aveva allestito per la sua bambina nella nuova casa. “Entrare e vederla sempre vuota - diceva in uno dei video della vigilia di Natale - è una sofferenza troppo grande. Preferisco regalarla e sapere che forse posso fare felice un altro bambino”.