Come un semplice parroco, durante la messa in Coena Dominì alla Casa circondariale femminile di Rebibbia, Papa Francesco, seduto sulla sedia a rotelle, ha lavato, asciugato e baciato i piedi a dodici detenute, di varie provenienze e nazionalità. Grande commozione fra le presenti, di cui poche sono riuscite a trattenere i singhiozzi e le lacrime, e anche tra le altre detenute e tra il personale del carcere.
La struttura femminile di Rebibbia, nata negli anni '50, è attualmente il più grande tra le quattro carceri femminili presenti in Italia, nonché uno delle più grandi d'Europa, con una forte presenza di donne straniere. Il Papa ci è tornato quest'anno per aprire il Triduo pasquale, come già aveva fatto nel 2015. Francesco prosegue così la tradizione avviata all'inizio del suo pontificato di non presiedere più la messa solenne in Coena Domini nella cattedrale di Roma, la Basilica di San Giovanni in Laterano, per recarsi invece in un luogo simbolico come sono le carceri o centri di accoglienza per migranti e strutture per anziani.
L'anno scorso aveva scelto il carcere minorile di Casal del Marmo a Roma, dove si era inginocchiato ai piedi di dodici ragazzi e ragazze minorenni, alcuni Rom e musulmani, per lavare loro i piedi e scambiare anche qualche abbraccio e parola.
"Con la lavanda dei piedi - ha spiegato il Pontefice - Gesù si umilia, ci fa capire quello che aveva detto: 'io non sono venuto per essere servito ma per servire”.