Pensate che bello se ci fosse un solo Primo maggio. Cioè se ci fosse il lavoro e si potesse festeggiarlo. Di primi maggio, invece, ce ne sono purtroppo tanti. Quello dei senza lavoro, innanzitutto. Tanti, troppi, giovani e non solo. Anzi. Un trentenne è probabile, possibile, che una qualche occupazione prima o poi la trovi. Un cinquantenne, invece, ha davanti a sé spesso il baratro della disoccupazione senza ritorno. Poi c’è il Primo maggio dei sotto occupati, dei mal pagati, dei precari, gli eterni stagisti, o quelli che pedalano nella notte per portare una pizza. Infine, ma non ultimo, c’è il Primo maggio delle donne.
Che non sono, non dovrebbero essere una categoria. Perché un impiego, un posto di lavoro sono un impiego e un posto di lavoro a prescindere, non declinabili al maschile o femminile. Invece, come sappiamo, non è così. Lo stesso posto, lo stesso lavoro, la stessa responsabilità hanno spesso un valore sociale ed economico diverso tra maschi e femmine. E non c‘è governo, non c’è sindacato, non c’è battaglia che siano ancora riusciti a eliminare questa ingiustizia. Diventata un tema politicamente trasversale, che emerge dalle rivendicazioni delle donne di sinistra, ma anche dalle denunce di quelle di destra, come è stato gridato in tante piazze di questo Primo maggio o dalla Convention nazionale di Fratelli d’Italia. Normale.
“Il concerto di oggi è un omaggio al nostro Paese, che vi porterà in tutta l’Italia - ha esordito Beatrice Venezi, direttore d’orchestra, tra le più giovani d’Europa, presentando una serie di arie famose dal Va Pensiero alla Cavalleria Rusticana a brani di Nino Rota ed Ennio Morricone alla conferenza di FdI a Milano. “È la prima volta che la cultura entra in una convention politica e oggi, Primo maggio, non posso che parlare del mio lavoro, la musica come cultura e bellezza che esalta le caratteristiche di un Paese straordinario come l’Italia - le sue parole - . Abbiamo la netta sensazione di essere considerati degli accessori. Io sono un lavoratore non rappresentato da questa classe politica che non riconosce il valore fondamentale della politica in questo Paese e che consente discriminazioni sulla base del genere". Un appello accolto da Giorgia Meloni che nel suo intervento conclusivo si è rivolge a lei, una delle poche professioniste femminili nel settore, con un affettuoso "Ciao bella mia...’’. Per poi twittare: "L’Italia che vogliamo deve essere davvero fondata sul lavoro, non solo sulla carta. Senza discriminazioni ideologiche o ricatti sulla salute delle persone. Solo così la festa dei lavoratori tornerà ad avere reale valore.... Complimenti a Beatrice Venezi per queste parole. Buon 1° maggio”.
Perché una donna meno pagata di un collega maschio non è un problema né di destra, né di sinistra. È un problema e basta. Perché la direttrice di un supermarket che scheda le lavoratrici con il ciclo e non i lavoratori con il mal di pancia per aver mangiato troppo, è prima di tutto una cattiva dirigente, poi qualcuno che viola i diritti della persona e del lavoro. Allora vale la pena di ripeterlo. Il Primo maggio sarà festa vera quando sarà la festa di tutti. Oggi, come sempre , è ancora una festa per solo una metà del cielo.