No, il problema non sono le donne. E no, non è minacciando pene più severe che si può risolvere il problema, anzi il fenomeno strutturale, della violenza di genere. Un 39enne è stato arrestato –per la seconda volta – perché colpevole di aver perseguitato l'ex compagna incinta nonostante la sorveglianza speciale e il divieto di avvicinamento disposti dal Tribunale di Torino.
Di casi simili, però, ne sentiamo ogni giorno ormai: donne molestate, stuprate, uccise; donne minacciate, rese succubi e sottomesse da uomini violenti e prevaricatori. Donne intimorite, che vivono con la paura di subire ritorsioni se denunciano, oppure che hanno denunciato ma sono costrette a guardarsi le spalle ogni volta che escono di casa o dal lavoro, ogni volta che escono con le amiche o con i figli, perché quell’ex marito o compagno o semplicemente quello stalker che per mesi o persino anni le ha perseguitate potrebbe essere lì vicino, ad aspettarle, nonostante le misure cautelari che le forze dell’ordine gli hanno imposto.
Necessaria l’educazione affettiva e relazionale
Le donne vanno protette, ma prima di tutto vanno scoraggiati gli uomini a compiere violenza – in qualsiasi forma – contro di loro. Sono loro a dover cambiare, è la cultura patriarcale, la società che giustifica atteggiamenti che non andrebbero mai, in nessun caso, tollerati e ammessi, a dover essere trasformata. E non lo si fa solo con le condanne (purtroppo spesso disapplicate) che consentono agli uomini di tornare a colpire laddove avevo già agito, con gli stessi metodi, con lo stesso modus operandi, con la stessa mentalità. Serve insegnare il rispetto per l’altra persona, serve promuovere fin da bambini un’educazione sentimentale e affettiva e si deve iniziare subito, per mettere fine il prima possibile a questa piaga che, ogni anno, porta oltre 100 donne alla morte.
L’episodio precedente
Nel 2021, infatti, il 39enne era già stato arrestato dalla polizia di Savona per aver aggredito l’allora ex fidanzata, anche lei incinta, strattonandola con una forza tale da procurale lesioni gravi e un aborto spontaneo. Quella violenza, quindi non era stata solo nei confronti della ragazza ma che del figlio che portava in grembo. La recidività nelle sue azioni criminose è un chiaro sintomo del fatto che non è con le sole pene che si può risolvere il fenomeno della violenza, ma è la mentalità stessa che deve cambiare, per prevenire e far sì che non si arrivi nemmeno a pensare di compiere un gesto come questo.
Di nuovo in manette l’aggressore, un italiano residente in Piemonte, è accusato di aver compiuto atti persecutori contro l'ex compagna, di aver violato la misura cautelare della sorveglianza speciale con divieto di allontanarsi dalla propria dimora senza avvisare l'autorità di pubblica sicurezza e di aver violato la messa alla prova con obbligo di permanenza nella Regione Piemonte.
La sorveglianza speciale, già violata in altre circostanze, era stata disposta dal Tribunale di Torino a seguito di precedenti denunce per ripetuti episodi di minacce e vessazioni perpetrati dall'uomo. L'intervento della polizia è scattato quando la donna ha denunciato l'ex in Questura a Savona per il continuo invio di messaggi minatori, gli appostamenti sotto casa e le aggressioni fisiche che continuava a subire. Gli agenti sono riusciti a localizzare la posizione dell'uomo facendo così scattare l'intervento delle volanti, che lo hanno arrestato mentre si trovava a Savona in piazzale Aldo Moro nei pressi delle fermate degli autobus.