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La “Pietà” di Gaza vince il World Press Photo 2024: la dolorosa perdita trattata con rispetto

Il fotografo Mohammed Salem premiato per l’immagine scattata all'ospedale di Nasser. La storia dell’anno è invece quella che racconta la demenza in Madagascar. E ancora, i riconoscimenti assegnati alle storie dalla guerra in Ucraina e sulle politiche migratorie in Messico

18 aprile 2024
La pietà di Gaza

La pietà di Gaza

La fotografia dell'anno del World Press Photo del 2024 è quella del fotografo Mohammed Salem per l'immagine scattata il 17 ottobre 2023 all'ospedale di Nasser di Gaza e pubblicata dalla Reuters, in cui si vede una donna che abbraccia il corpo senza vita di sua nipote, di cinque anni, avvolta in un sudario.

Lo rende noto l’associazione attraverso il suo sito. Il professionista, già premiato 10 anni fa, descrive questa foto come un “momento potente e triste che riassume il senso più ampio di ciò che stava accadendo nella Striscia di Gaza”. Mostra Inas Abu Maamar (36 anni) che culla il corpo di sua nipote Saly , uccisa, insieme alla madre e alla sorella, quando un missile israeliano ha colpito la loro casa a Khan Younis, Gaza.

La giuria ha sottolineato come l'immagine sia stata composta con cura e rispetto per quelle persone immortalate, offrendo allo stesso tempo uno sguardo metaforico e letterale su una perdita inimmaginabile.

Le foto vincitrici del World Press Photo Contest 2024

Gli scatti premiati
Gli scatti premiati

Le immagini che documentano una perdita personale insanabile a Gaza, la famiglia e la demenza senile in Madagascar, la vita dei migranti in Messico e il trauma della guerra in Ucraina sono state premiate quest'anno con il World Press Photo Contest 2024. I quattro vincitori globali sono stati selezionati tra i 24 vincitori regionali, scelti tra oltre 61.000 candidature. I lavori sono stati valutati prima da sei giurie regionali e tutti i vincitori sono stati scelti da una giuria globale composta dai presidenti delle giurie regionali e dal presidente della giuria globale.

I quattro vincitori globali sono stati selezionati tra i 24 vincitori nazionali, scelti tra oltre 61.000 candidature. I lavori sono stati valutati prima da sei giurie speciali e tutti i vincitori sono stati scelti da una giuria globale composta dai presidenti di quelle locali e dal presidente della giuria globale.

“Ognuno di questi fotografi vincitori ha una conoscenza intima e personale dei temi trattati –dichiara Joumana El Zein Khoury, direttore esecutivo di World Press Photo –. Questo li aiuta a portare a una comprensione più profonda il resto di noi, che si spera porti anche all’empatia e alla compassione (verso quelle immagini). Sono grato per la loro dedizione, il loro coraggio, la loro professionalità e la loro abilità”, conclude. 

La storia dell’anno sulla demenza in Madagascar

Si intitola “Valim-babena”, ed è stata realizzata da Lee-Ann Olwage per GEO in Madagascar. Premiata come storia dell’anno dal World Press Photo Story, racconta la mancanza di consapevolezza pubblica sulla demenza, fa sì che le persone che manifestano i sintomi della perdita di memoria siano spesso stigmatizzate.

La giuria ha argomentato così la scelta: “Questa storia affronta un problema sanitario universale attraverso la lente della famiglia e dell'assistenza. La selezione di immagini è composta con calore e tenerezza, ricordando agli spettatori l'amore e la vicinanza necessari in un periodo di guerre e aggressioni in tutto il mondo”.

“I due muri” 

Alejandro Cegarradel ha invece ricevuto il premio per il progetto a lungo termine con la sua “The Two Walls” (I due muri), pubblicato sul New York Times/Bloomberg. Dal 2019, si legge sulla nota che annuncia i vincitori, le politiche migratorie del Messico hanno subito un cambiamento significativo, trasformando il Paese da una nazione storicamente aperta ai migranti e ai richiedenti asilo al confine meridionale in uno che applica molti più divieti e politiche rigorose e restrittive. Attingendo alla sua esperienza diretta di migrante dal Venezuela al Messico nel 2017, il fotografo ha avviato questo progetto nel 2018. La giuria ha ritenuto che la sua vicenda personale e professionale offrisse una prospettiva umana e sensibile, che mette al centro le capacità di iniziativa e resilienza dei migranti.

“La guerra è personale”

Decine di migliaia di vittime civili e militari e una situazione di stallo che dura da mesi: nella guerra della Russia in Ucraina non ci sono segnali che mostrano che la pace è all'orizzonte. Mentre i media aggiornano il pubblico con statistiche e mappe e l'attenzione internazionale si sposta altrove, magari verso il Medio Oriente, fronte più recente di guerra, la fotografa ucraina Julia Kochetova ha creato un sito web – in cui si uniscono fotogiornalismo e lo stile documentaristico personale di un diario – per mostrare al mondo cosa significa vivere la guerra come realtà quotidiana. Questo progetto intreccia immagini fotografiche con poesie, clip audio e musica in collaborazione con un illustratore e dJ ucraino.