Oltre 40.000 persone hanno protestato pacificamente fuori dal parlamento neozelandese, a Wellington, a sostegno dei diritti Māori e contro una controversa proposta di legge che intende rivedere gli accordi fondativi del Paese tra i colonizzatori britannici e il popolo nativo. “Stanno cercando di toglierci i diritti”, affermano i manifestanti.
La legge sui principi del Trattato sostiene che la Nuova Zelanda dovrebbe reinterpretare e definire legalmente i principi del Trattato di Waitangi del 1840, un documento considerato fondamentale per le relazioni razziali del paese, perché secondo i sostenitori il trattato non riflette più una società multiculturale. Ma molti critici lo vedono come un tentativo di togliere i diritti ai Māori.
Si è trattata di una delle più grandi manifestazioni di protesta mai viste nel Paese per opporsi al progetto che, secondo i manifestanti, cerca di indebolire i diritti dei nativi e minaccia di riportare le relazioni indietro di decenni.
“La National ha scelto con vergogna di vendere i diritti dei Māori e di buttare via tutto il nostro lavoro comune per il potere. QUESTO è ciò che il potere è veramente #nzpol” hanno scritto su X i rappresentanti di Labour Māori Caucus. Molti di loro hanno viaggiato per mille chilometri, partendo 10 giorni fa dall'estremo nord del Paese, per raggiungere Wellington. Bandiere, vestiti tradizionali, cartelloni e centinaia di migliaia di voci hanno gridato: “Non abbiamo bisogno di cambiare il Trattato, abbiamo bisogno di cambiare questo Governo”, esibendosi poi anche nella tradizionale danza “haka” (quella eseguita a inizio partita dai giocatori All Blacks della nazionale di rugby).
La danza Maori in Parlamento
La stessa che, qualche giorno fa, era andata in scena anche in Aula, quando una deputata di etnia maori ha iniziato a cantare e a eseguire il rituale e subito dopo a lei si uniscono altri colleghi. Il tutto sotto lo sguardo prima esterrefatto poi rassegnato dello speaker, Gerry Brownlee, inquadrato a lungo dalla tv del Parlamento sul sotto fondo dei canti rituali, tutti fuori inquadratura.
Quella iniziata dalla deputata d'opposizione Hana-Rawhiti Maipi-Clarke è stata la protesta contro un progetto di "reinterpretazione" del trattato fondante dello Stato del 1840 che regola i rapporti co i nativi neozelandesi, da parte della maggioranza. Un progetto contro il quale era appunto in corso la marcia di protesta di 10 giorni da Aukland, la principale città del Paese, e la capitale Wellington.
La reinterpretazione del trattato di Waitangi
A volere la ridefinizione, o reinterpretazione appunto, del Trattato di Waitangi del 1940, considerato una pietra miliare nel mondo e un riferimento per il riconoscimento dei diritti delle minoranze indigene post-coloniale, è il partito Act, che fa parte della coalizione di centro-destra che governo il Paese dell'Oceania. Secondo il quale altrimenti il trattato rischia di venire progressivamente snaturato, dividendo di fatto la Nuova Zelanda in razze. L'opposizione teme invece che i diritti dei Maori rischiano così di tornare a essere a rischio.