Sono ormai passati ben undici giorni dal momento in cui un diciassettenne ha deciso di entrare nell’Hart Space nursery di Southport, a nord di Liverpool, accoltellando 13 persone, 11 delle quali bambine che si trovavano all’interno della struttura. Purtroppo, nell’attacco tre bambine ferite hanno perso la vita. Ma ciò che la popolazione del Regno Unito non si sarebbe mai immaginata è che, di lì a poco, questo terribile fatto di cronaca avrebbe letteralmente incendiato il paese, dando vita ad alcune delle proteste più violente che il Regno Unito abbia dovuto fronteggiare in epoca contemporanea.
L’attacco, avvenuto durante un incontro a tema Taylor Swift, ha dato il via ad un’immediata caccia all’uomo da parte della polizia inglese che, poche ore dopo, ha arrestato il diciassettenne per i reati commessi in precedenza. Un arresto fin da subito rivelatosi problematico, soprattutto a causa delle speculazioni politiche immediatamente rilanciate sui social media al fine di alimentare, nuovamente, il fuoco del razzismo e della xenofobia.
Stavolta, però, i disordini hanno raggiunto un ordine di grandezza tale da lambire le coste oltre oceano, approdando addirittura sul profilo X di Elon Musk. Ma andiamo per ordine.
Per legge, trattandosi di un soggetto minorenne, la polizia ha fin da subito occultato il nominativo del presunto responsabile. Una decisione obbligata, che ha lasciato piena libertà al diffondersi di innumerevoli illazioni tramite profili di estrema destra e anti-immigrazionisti, scatenando un’ondata di violente proteste in tutto il paese.
Il ragazzo, descritto fin dai primi minuti come un immigrato di fede islamica e origini africane che avrebbe attraversato il canale della Manica su un’imbarcazione, è divenuto così l’alibi perfetto per giustificare una reazione oltremodo violenta, nonché di stampo razzista e islamofobico, tale da incendiare mezzi della polizia e dare vita ad aperti scontri contro le forze dell’ordine inglesi. Le proteste, ad oggi, stanno proseguendo ininterrottamente da oltre una settimana, ed hanno toccato luoghi quali Sunderland, Bristol, Manchester e la stessa Liverpool.
Il ruolo dei social media: la necessità di lottare contro la disinformazione
Durante questa lunga settimana di scontri, ad oggi costata la custodia cautelare ad oltre 400 manifestanti, a destare preoccupazione non è stato unicamente il tasso di violenza che Scotland Yard si è trovata costretta ad arginare. A gettare benzina sul fuoco della violenza ha contribuito niente di meno che Elon Musk, eclettico proprietario di X vicino a Donald Trump e alle più famose teorie cospirazioniste rilanciate costantemente dall’estrema destra statunitense.
Il miliardario sudafricano naturalizzato a stelle e strisce, infatti, ha condiviso sul proprio profilo ex-Twitter uno screenshot modificato ad arte di una prima pagina del Telegraph, secondo il quale il primo ministro laburista Keir Starmer starebbe deportando forzatamente alle isole Falkland i riottosi di destra che stanno mettendo a ferro e fuoco le principali piazze inglesi, internandoli in veri e propri campi di detenzione.
Una fake news talmente palese che, in seguito ad uno sguardo sufficientemente attento, verrebbe presto inserita dagli utenti nel paniere della disinformazione che il mancato controllo dei social network propone quotidianamente nelle home page di tutto il mondo. Ma così non è stato per i canali di informazione del cospirazionismo di destra.
In soli 30 minuti, complici gli oltre 200 milioni di follower del proprietario di Tesla e SpaceX, il post è stato visto da due milioni di utenti, commentato da tremila persone e condiviso da quasi quattromila profili. Un record - negativo - che, con la stessa facilità con la quale la disinformazione ha originariamente ripercorso la stessa tratta di Colombo, ha visto l’onda dell’intolleranza e del razzismo infrangersi nuovamente sulle coste europee, rinvigorendo le proteste e le manifestazioni.
La reazione della popolazione: in piazza le "Nonne contro il fascismo"
Ma, fortunatamente, non tutto sembra essere perduto. In contrapposizione alle urla “guerra agli stranieri” e agli assalti alle moschee e ai negozi halal, infatti, si è palesato per le strade un vero e proprio fiume di cittadini e cittadine avversi all’intolleranza e al razzismo. Una serie di proteste pacifiche e di dimostrazioni di tolleranza e inclusione che accendono un lume di speranza e lasciano intravedere come, al netto di un clima di odio e violenze generato dalle classi politiche europee e statunitensi di stampo conservatore, la popolazione conservi valori quali umanità e, banalmente, amore.
Ne sono un esempio i movimenti “Grannies against Fascism” e “Nans against Nazis”, due dei principali slogan che, come riportato da Repubblica, gruppi di pensionate e anziane hanno dipinto su cartelli e striscioni prima di scendere per le strade di Bristol e di molti altri capoluoghi del Regno, dimostrando tutta la loro vicinanza alla popolazione inglese colpita dall’odio dei manifestanti di estrema destra.