Sanità pubblica e nuovi LEA: procreazione assistita, endometriosi. Cosa sta succedendo?

Dopo oltre vent’anni, il 2025 potrebbe essere l’anno della svolta sul fronte dei Livelli Essenziali di Assistenza, ma il braccio di ferro tra pubblico e privato rischia di rallentare un cambiamento storico, lasciando milioni di cittadini in bilico tra diritti riconosciuti e ostacoli economici

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI
8 gennaio 2025
Sanità

Sanità

In Italia, il 2025 è iniziato con un paradosso che riassume, in un solo atto, i nodi irrisolti della sanità pubblica. Il 30 dicembre, con l’entrata in vigore del tanto atteso Decreto Tariffe, si è compiuto un passo storico: dopo oltre vent’anni, i tariffari delle prestazioni di specialistica ambulatoriale e assistenza protesica sono stati finalmente aggiornati. Un intervento essenziale e atteso che ha introdotto nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), ampliando i diritti sanitari dei cittadini. Tra le oltre 3.000 prestazioni coinvolte, figurano innovazioni cruciali come la procreazione medicalmente assistita, consulenze genetiche, esami per il riconoscimento dellendometriosi, il trattamento dei disturbi alimentari e una serie di terapie avanzate per patologie rare.

Un progresso che potrebbe segnare una nuova stagione per la sanità italiana, rendendola davvero più accessibile, equa e innovativa, ma che, com’è tristemente frequente nel nostro Paese, si è scontrato con una quotidianità che pare parlare una lingua differente. Il 31 dicembre, a poche ore dall’entrata in vigore del decreto, il TAR del Lazio ha infatti accolto l’istanza cautelare delle associazioni di categoria di laboratori e cliniche private accreditate, sospendendo l’applicazione delle nuove tariffe. Secondo i ricorrenti, i nuovi valori sarebbero troppo bassi per coprire i costi delle prestazioni. Una posizione legittima, ma evidentemente incapace di osservare e comprendere le esigenze del Paese reale.

Fortunatamente, la reazione non si è fatta attendere. Di fronte alla gravità delle conseguenze per milioni di cittadini, l’ Avvocatura generale dello Stato ha presentato una contro-mossa accolta dal tribunale, dimostrando la centralità dell’interesse pubblico e facendo presente che uno stop avrebbe generato letteralmente il caos, rischiando di bloccare il sistema di prescrizione, prenotazione ed erogazione, con un impatto inimmaginabile sulla salute dei pazienti. Preso atto delle conseguenze della sospensione del decreto, il TAR Lazio ha deciso di accogliere l’istanza di revoca, confermando, però, il rinvio della decisione alla camera di consiglio del prossimo 28 gennaio.

Tutto è bene quel che finisce bene, dunque? Per il momento, sì. Ma ancora non è detta l’ultima parola e la confusione pare regnare sovrana. Il punto è che la vicenda non è solo una questione tecnica o legale, ma il riflesso di un conflitto più ampio: quello tra una sanità pubblica, pensata per rispondere ai bisogni delle persone, e un sistema in cui il privato cerca di imporre la propria logica di profitto. Rallentare l’attuazione del Decreto Tariffe non farebbe altro che rendere la salute sempre meno accessibile, più costosa e iniqua.

Il vero tema è politico e sociale: quale sanità vogliamo per il nostro Paese? Un sistema che tuteli i più deboli e garantisca un’assistenza universale o un meccanismo votato al profitto, che cede al ricatto economico di pochi? La battaglia è di quelle epocali e non pone al centro della discussione solo le tariffe, piuttosto accende i riflettori su un sistema di valori condiviso che, tutte e tutti, dovremmo difendere dalle aggressioni di un tempo sempre meno pronto a reagire all'imperversare delle regole di mercato. L’auspicio è che presto - seppur sempre troppo tardi - si intraprenda una strada certa sul fronte dei LEA e lo si faccia senza passi indietro. I nuovi LEA erano stati individuati dal governo Gentiloni già nel 2017, senza però finanziarne l’effettività. Sul finire del 2023, tutto sembrava essere pronto, ma il governo ne rinviò l’entrata in vigore al 2025 a causa delle proteste delle aziende private. La storia non si deve ripetere.