Sanremo e il tema della violenza contro le donne trattato in sessanta secondi, forse un po’ pochi?

Al termine dello scketch con le co-conduttrici Miriam Leone, Elettra Lamborghini e Katia Follesa, Carlo Conti ha ricordato che “no è no” e che, in caso di bisogno, si può chiamare il 1522

di Redazione Luce!
14 febbraio 2025
Carlo Conti con Miriam Leone, Elettra Lamborghini e Katia Follesa

Carlo Conti con Miriam Leone, Elettra Lamborghini e Katia Follesa

Da un Sanremo senza monologhi (per fortuna) e senza troppo impegno, non ci si aspettava molto in termini di messaggi e approfondimenti. È stata una scelta del direttore artistico Carlo Conti, rispettabile e forse da molti apprezzata. Per questo ieri sera, nel corso della terza serata del Festival, probabilmente in tanti e tante sono rimasti straniti quando, al termine dello sketch sulla deficienza artificiale e l’uomo perfetto, in una frazione di secondo il tono di Conti si è fatto improvvisamente serio per affrontare un tema gravissimo, quello della violenza contro le donne. Uno straniamento doppio: primo, perché la condanna alla violenza è sembrata messa lì all’improvviso, dopo minuti di “cazzeggio”; secondo, perché è stata esaurita in tre frasi e meno di sessanta secondi. 

Ma cos’ha detto Carlo Conti? Le parole contro la violenza di genere sono arrivate al termine di un siparietto con le co-presentatrici Miriam Leone, Katia Follesa ed Elettra Lamborghini sulle qualità e i difetti dell’uomo ideale: buono di cuore, simile a Simon Le Bon (o meglio, coincidente con lui), sexy. Tra facezie e risate, dopo aver scoperto che per la deficienza artificiale l’uomo ideale è proprio Conti, il conduttore cambia espressione per dire che qualunque sia l’uomo ideale, anzi “qualunque uomo deve sapere che no vuol dire no”. Grande applauso, “bravo Carlo”. Poi, almeno, la notizia di servizio: Conti ricorda che esiste un numero verde anti violenza che è il 1522. Tutto qui, meno di un minuto.

Un po’ pochino, in un Paese dove solo il conto delle morte per femminicidio da inizio anno è arrivato a quattro. È sembrato “il compitino”, un argomento da spuntare sulla lista dei temi caldi, dopo, per esempio, quello della guerra a Gaza (trattato con l’esibizione dell’israeliana Noa e della altrettanto israeliana, ma drusa, Mira Awad). 

Si sarebbe potuto fare certamente di più e meglio, per cercare di rendere la gravità e profondità del problema. Oppure si sarebbe potuto anche non fare niente.