Il sindaco di Savona, Marco Russo, sfida il governo trascrivendo il figlio di una coppia omosessuale. Il primo cittadino, infatti, ha iscritto all'anagrafe il figlio di due donne, Roberta e Giulia: un piccolo nato nei giorni scorsi nella città ligure e concepito a Barcellona con la fecondazione assistita di una delle due mamme. E’ il primo caso in Liguria dopo lo stop alle trascrizioni, deciso dal governo Meloni. “Il 28 marzo ho registrato la nascita di un bambino nato a Savona il 18 marzo. L'ho registrato come figlio di una mamma biologica e di una mamma intenzionale” spiega il sindaco. E aggiunge: “Questo atto vuole far giungere al Legislatore una voce, non solo dall’alto delle Supreme Corti, ma anche dal basso del Paese reale, con cui i sindaci sono in contatto e del quale sono in qualche modo l’espressione”. Motivando alla prefettura e alla procura la sua scelta, il primo cittadino ha detto che la figura del sindaco “si trova in frontiera, direttamente a contatto con le persone, i loro bisogni, le loro domande, le loro speranze, le loro paure. Il nostro agire è stretto tra i volti dei cittadini e i vincoli e le lacune delle norme vigenti e dalle possibilità, spesso limitate, di cui le nostre amministrazioni dispongono: vale per la casa, il lavoro, le povertà, la disabilità. Vale anche per i diritti civili”. Russo, nelle motivazioni, fa presente che “ora mi trovo di fronte a due donne, unite civilmente. Il nostro ordinamento riconosce le unioni civili quale ‘specifica formazione sociale’. Il loro è un progetto comune, da tempo riconosciuto socialmente e praticato nella realtà e da qualche anno riconosciuto anche dalla legge: da esso nascono diritti e doveri di ciascuna nei confronti dell’altra”. Il sindaco ricorda che le due donne “hanno anche condiviso un progetto genitoriale, attuato tramite le pratiche di procreazione medicalmente assistita (PMA), che la legge non ammette per coppie omosessuali, ma che all'estero è possibile. Da questo progetto genitoriale è nato un bambino, che ora ha dieci giorni e due donne mi chiedono di registrarlo come loro figlio, l'una, mamma biologica, l'altra mamma intenzionale. La richiesta mi viene fatta come Ufficiale di Stato civile, che deve applicare la legge”. Secondo Russo “si tratta quindi di verificare se nel nostro ordinamento, vi siano gli spazi per dare una risposta alla domanda che mi è stata rivolta, in modo adeguato ai tempi e conforme ai principi ispiratori del nostro sistema giuridico, oltre alla nostra sensibilità. Se il bambino fosse nato all'estero, nulla osterebbe alla trascrizione dell'atto di nascita formato all'estero, come figlio di due donne. Il problema viene, invece, posto nel caso in cui la nascita avvenga in Italia”.
Se da un lato, ricorda il sindaco, “la Corte di Cassazione si è espressa più volte in senso contrario alla registrazione della genitorialità di due donne”, dall’altro “la giurisprudenza di merito ha ritenuto di riconoscere la possibilità di registrare la nascita, facendo leva sull’articolo 8 della Legge 40/2004 che afferma che ‘i nati a seguito dell'applicazione delle tecniche di procreazione medicalmente assistita hanno lo stato di figli nati nel matrimonio o di figli riconosciuti della coppia che ha espresso la volontà di ricorrere alle tecniche medesime’, norma che viene applicata indipendentemente dal sesso dei genitori e dal luogo in cui la tecnica è stata praticata”. L’interpretazione di questa norma viene adottata sulla base dei principi per i quali viene ritenuto trascrivibile in Italia l’atto di nascita formato all'estero e della necessità di tutelare i diritti del minore. “In questo quadro, sento il dovere di procedere alla registrazione” sostiene Russo