In Svizzera,
rifiutare esplicitamente un atto sessuale non è sufficiente. Secondo la legge, lo stupro comporta l’uso della violenza. Un uomo ha fatto sesso non consensuale con la sua ex ragazza. È stato comunque assolto dall’accusa di stupro. Secondo i tribunali in Svizzera, la donna avrebbe dovuto difendersi da sola. Cina, Russia, Francia e Spagna, per citare solo alcuni Paesi, hanno normative simili. E in Italia? Sta suscitando polemiche in queste ore la motivazione con la quale un pm della
Procura di Benevento ha chiesto l’archiviazione della denuncia di una donna per violenza da parte del marito. Agli atti c’è la sua considerazione che a volte
l’uomo deve “vincere quel minimo di resistenza che ogni donna, nel corso di una relazione stabile e duratura, nella stanchezza delle incombenze quotidiane, tende a esercitare
quando un marito tenta un approccio sessuale". Nelle motivazioni i presunti atti violenti denunciati dalla donna sono ritenuti “fatti carnali che devono essere ridimensionati nella loro portata, anche perché commessi in una fase del rapporto coniugale in cui» lei ha messo seriamente in discussione la relazione, meditando la separazione“.
Le motivazioni
La Procura di Benevento, guidata da Aldo Policastro, con una nota, tiene a sottolineare il fatto che “da noi nessuna sottovalutazione del seppur minimo approccio costrittivo nei rapporti interpersonali tra uomo e donna“. E si evidenzia che l’opposizione all’archiviazione presentata dalla donna “è all’esame dell’ufficio che - viene sottolineato - è assolutamente estraneo alla prassi e agli orientamenti di tutto l’ufficio ogni e qualsiasi sottovalutazione del seppur minimo approccio costrittivo nei rapporti interpersonali tra uomo e donna e in generale in quelli che involgano la libertà in generale e quella sessuale in particolare“. Per avvalorare il fatto, porta a testimonianza l’impegno di tutto l’ufficio in tema di violenza di genere con la costituzione, fin dal 2017, e la “quotidiana operatività dello Spazio ascolto per le vittime vulnerabili e di violenza di genere e del Tavolo tecnico interistituzionale che ha già varato protocolli comuni e di rete, Direttive condivise tra ben 27 enti partecipanti, corsi di formazione per operatori e polizia giudiziaria insieme alle Università operanti sul territorio, momenti di confronto e di approfondimenti sulla violenza di genere con la cittadinanza e le scuole del territorio e facilitato l’adozione dei percorsi rosa negli ospedali del territori“. Sconcertata è la
deputata di Italia Viva, Silvia Fregolent, per la quale “le motivazioni della richiesta di archiviazione a Benevento, da parte del pubblico ministero, sulla denuncia di una donna nei confronti del marito per violenza sono francamente allucinanti“. “Se il fatto non sussiste venga detto chiaramente mentre minimizzare significa non solo offendere la dignità delle donne ma mettere a rischio la vita delle persone - conclude la parlamentare - . È stato appurato che moltissimi femminicidi, addirittura uno su sette, potevano essere evitati se le denunce fossero state prese sul serio. Qui siamo di fronte a giudizi da parte del pm che riportano il paese ai tempi del delitto d’onore".
Ma quanto pesa la forza di un “no"?
In Spagna le cose stanno cambiando. Il Paese ha deciso di adattare il proprio codice penale ai requisiti della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne. Il testo adottato nel 2011 dal Consiglio d’Europa chiede, tra l’altro, di criminalizzare tutti i rapporti sessuali non consensuali. Il dibattito in Spagna è stato alimentato da un caso specifico: un gruppo di uomini ha aggredito sessualmente una giovane donna, ha filmato l’atto e ha distribuito il video attraverso il servizio di messaggistica WhatsApp. Anche se gli uomini si sono vantati pubblicamente dell’atto, l’hanno fatta franca con condanne relativamente modeste. Poiché la vittima non si è difesa fisicamente, la sua aggressione non è stata considerata uno stupro. Mentre il dibattito è in corso in Spagna, Danimarca, Paesi Bassi e Finlandia, altri Paesi hanno già modificato le loro leggi. In Svezia, Regno Unito, Irlanda, Germania, Grecia, Belgio, Lussemburgo, Islanda, Austria, Australia, Sudafrica e Cipro, il rapporto sessuale senza consenso è uno stupro. “Il dibattito è stato spesso innescato da casi specifici, come in Spagna”, spiega
Nora Scheidegger, una giurista svizzera che ha scritto una tesi di laurea in diritto penale sessuale. “All’inizio era un dibattito femminista che è scoppiato qui già negli anni ‘80”, dice Scheidegger. “Dopo di che, la discussione è stata messa da parte fino alla Convenzione di Istanbul e il movimento #MeToo le ha dato nuovo slancio”.In Svizzera è attualmente in discussione una revisione del diritto penale. Le organizzazioni non governative, tra cui Amnesty International, vari gruppi femministi e il collettivo di sciopero delle donne (Frauen*streik-Kollektive) chiedono la revisione per introdurre il concetto di consenso.
Autodeterminazione sessuale
Anche la segretaria generale del Consiglio d’Europa,
Marija Pejčinović Burić, ha invitato i Paesi membri a rivedere la loro definizione di stupro. Ma perché introdurre un nuovo reato quando altri Paesi hanno semplicemente esteso il reato di stupro? “Il concetto di stupro è carico di emozioni. È considerato uno dei peggiori crimini - dice Scheidegger - . Finché le cose stanno così, ha senso riservare il reato di stupro alle violazioni più gravi”. Scheidegger osserva che un atto sessuale imposto con la coercizione costituisce effettivamente un reato aggravato. Tuttavia, ritiene che una violazione del diritto all’
autodeterminazione sessuale sia anche una grave ingiustizia. Nel Regno Unito la penetrazione senza consenso è considerata stupro. La vittima non deve resistere fisicamente; ciò che conta è che non abbia acconsentito a un rapporto sessuale. Il professore di diritto dell’Università di Oxford, Jonathan Herring, osserva che le false accuse non sono un problema in Gran Bretagna. In effetti, le ricerche suggeriscono che sono molto rare. Fa anche notare che ci sono ancora poche condanne per stupro perché è difficile provare che la vittima non abbia acconsentito. Il problema, dice, è che i giurati credono ancora ai miti che circondano lo stupro. “Per esempio, l’idea che una vittima ubriaca o che va in un locale acconsenta a fare sesso è ancora abbastanza comune”, dice.
Gli avvocati: "Attoniti"
Tornando alla motivazione con la quale il pm della Procura di Benevento ha chiesto l’archiviazione della denuncia di una donna per violenza da parte del marito, in quanto “l’uomo deve vincere resistenze moglie“, non tardano ad arrivare le risposta degli addetti ai lavori: “A nostro giudizio viene proposto un ragionamento che lascia attoniti e perplessi - le parole dell’avvocato
Michele Sarno - . Sono convinto che in sede di opposizione i giudici che dovranno valutare questa richiesta, non potranno che addivenire ad un giudizio favorevole nei confronti della mia assistita». Nelle motivazioni, infatti, i presunti atti violenti denunciati sono ritenuti “fatti carnali che devono essere ridimensionati nella loro portata“. Agli atti c’è la sua considerazione che a volte l’uomo deve “vincere quel minimo di resistenza che ogni donna, nel corso di una relazione stabile e duratura, nella stanchezza delle incombenze quotidiane, tende a esercitare quando un marito tenta un approccio sessuale“. Anche Sarno, che ha iniziato a difendere la donna dopo la richiesta di archiviazione, alla lettura del provvedimento è rimasto perplesso. “Non sono aduso impugnare i provvedimenti - ha aggiunto - ma in questo mi è sembrato necessario. Tra l’altro pare che il fatto in sé non sia in contestazione, è sulle modalità del fatto, sulla volontà che c’è un’interpretazione che non condividiamo“.
La richiesta di archiviazione, tra l’altro, è arrivata da una pm. «Io ritengo che noi corriamo un rischio quando ci sono queste dinamiche. Quando leggo un provvedimento non mi preoccupo se sia arrivato da un uomo o da una donna. Lo leggo, lo interpreto, mi faccio una mia idea e propongo una mia idea. Adesso spetterà ad una terza persona valutare se sono giusti i nostri motivi d’impugnazione o se sia giusta la richiesta di archiviazione“.