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Home » Attualità » Amministrative in Sicilia, odissea per un ragazzo disabile: “Ho aspettato 3 ore per votare”

Amministrative in Sicilia, odissea per un ragazzo disabile: “Ho aspettato 3 ore per votare”

Giuseppe Brancato, in carrozzina, ieri ha impiegato tre ore prima di poter accedere alle urne per le elezioni del sindaco e del consiglio comunale di Caccamo

Edoardo Martini
13 Giugno 2022
Barriere architettoniche

Barriere architettoniche

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Un problema, quello delle barriere architettoniche, che non sembra sia possibile risolvere. Questa volta è successo a Caccamo, in Sicilia, dove un disabile ho dovuto aspettare tre ore sotto il sole per riuscire a votare.

Giuseppe brancato ha dovuto aspettare tre ore per riuscire a votare

“Una situazione gravissima che si commenta da sé”: la denuncia di Brancato

“Ho votato solo perché volevo esercitare un mio diritto – dice Brancato -. Mi sono recato come sempre nel seggio dove ho sempre votato, all’istituto Psicopedagogico su viale Regione Siciliana. Sono sceso dalla macchina, mi sono sistemato nella carrozzina e sono arrivato davanti alla scuola. Qui è stato impossibile votare perché non c’era nessun seggio adeguato per consentire il mio ingresso in cabina con la carrozzina. Di conseguenza mi hanno comunicato che avrei dovuto recarmi in un altro plesso”.

Il disabile prima si è recato in Comune per sapere dove potesse andare a votare. “Dall’ufficio elettorale mi hanno detto di andare presso l’ex palazzo Catanese – aggiunge Brancato – anche qui sono sceso dalla macchina, mi sono sistemato nella carrozzina e sono arrivato al seggio. Purtroppo, la cabina nuovamente non era adeguata ad accogliere un elettore in carrozzina. A questo punto mi hanno riferito che mi sarei dovuto spostare alle scuole elementari. Prima di fare di nuovo un altro giro, mi sono informato e sono venuto a conoscenza che anche nel plesso delle scuole elementari non c’era la cabina per i disabili. A questo punto si sono decisi e mi hanno fatto votare in una stanza dove c’era una brandina. Per votare in carrozzina, sotto il sole cocente, ho impiegato tre ore. Una situazione gravissima che si commenta da sé”. 

Quale soluzione per l’abbattimento delle barriere architettoniche?

L’accessibilità agli spazi di vita e l’abbattimento delle barriere architettoniche sono un obiettivo di primaria importanza, sia a livello pubblico che privato. Per esempio, negli edifici privati la situazione più frequente è quella in cui la persona con disabilità o difficolta motoria non riesca ad accedere all’appartamento nel condominio o a raggiungere la zona notte della sua abitazione per la presenza delle scale. Il montascale a poltroncina, adatto per gli anziani e persone che hanno difficolta di muoversi, o il servoscala a pedana, in questo caso, possono essere le soluzioni più adatte, anche perché sono gli ausili più utilizzati per il superamento delle barriere architettoniche negli edifici privati.

Una valida alternativa al montascale e al servoscala per eliminare le barriere architettoniche negli edifici privati è la piattaforma elevatrice o elevatore. Un ascensore per disabili opportuno, grazie al fatto che non necessita di un locale macchina ed è adatto ad ogni tipo di ristrutturazione degli ambienti e per la riprogettazione degli spazi dell’edificio. Piccoli accorgimenti che, per quanto onerosi, darebbero un contributo ben più importante, quello all’inclusione piena della persona nella comunità.

 

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#lucenews #lucelanazione #bebevio #inclusivity #libera #protesi #tornosubito
  • Maura Nardi, 41 anni a novembre, ed Emanuele Loati, 25, oltre ad essere innamorati, sono due giovani transgender che, dopo una vera e propria odissea, hanno completato insieme la transizione per il cambio di sesso. E ora, nuovi documenti alla mano, coroneranno finalmente il loro sogno d’amore con le nozze.

“Con l’identità di genere non si può scendere a patti: puoi lottarci per un po’, ma alla fine devi accettare quello che sei perché in ballo c’è la tua vita”.

Emanuele e Maura si sono conosciuti 3 anni fa, proprio durante il difficile e lungo percorso che li avrebbe portati alla loro nuova identità. Da quel primo incontro, proprio come in una favola con la freccia di Cupido scoccata che non lascia scampo, i due non si sono più lasciati.

Uniti, supportandosi a vicenda senza mai smettere di amarsi, hanno affrontato tutte le difficoltà che si sono presentate e non sono state poche: prima la sofferenza emotiva (ma anche fisica) per la transizione, aggravata poi dalla burocrazia dello Stato. E dopo tante peripezie la luce è apparsa in fondo al tunnel: l’ufficio anagrafe del comune di Recanati, in provincia di Macerata, ha provveduto a rettificare i loro documenti di identità. Era l’ultimo step da superare prima del via libera al matrimonio. Ora non resta che organizzare.

Se quella di Nardi e Loati è una vicenda già particolarmente travagliata, anche se a lieto fine, per Maura le cose sono state, se possibile, ancora più difficili. Ha iniziato la transizione nel 2016 e quando ha completato il percorso, è stata la prima persona non vedente italiana a riuscirci. Da quando ha 19 anni soffre di una forma di cecità a causa dello sviluppo di una rara malattia alla retina, nel suo caso “è stato più semplice convivere con la cecità che con l’incongruenza di genere”.

E aggiunge: “Nonostante il supporto non è stata una passeggiata: ho avuto diversi momenti di sconforto e paura, altri in cui mi sono sentita in colpa per aver trascinato la mia famiglia in questo cammino così complesso. Oggi so che rifarei tutto. La ciliegina sulla torta è stata l’arrivo del mio compagno. Ora finalmente siamo pronti a sposarci e possiamo pensare a una cosa bella”.

#lucenews #recanati #nozze
  • Quello che molti temevano è purtroppo accaduto: per scoprire le interruzioni di gravidanza negli Usa le autorità stanno facendo ricorso anche ai dati personali contenuti nelle app di messaggistica e sui social. 

A destare scalpore è un caso in Nebraska, dove Celeste Burgess, 18 anni, e sua madre Jessica, 41, sono finite in tribunale per un presunto aborto illegale, con molteplici capi d’imputazione. La polizia ha presentato come prove i messaggi su Facebook che le due donne si sarebbero scambiate e a cui, con l’autorizzazione dei gestori della piattaforma – in questo caso Meta –, ha avuto accesso. Le chat private, secondo le autorità, mostrano le prove di un aborto farmacologico illegale, autogestito alla 28esima settimana di gestazione (settimo mese), e di un piano per nascondere "i resti”.

Dopo che la polizia ha ottenuto il materiale dai due mandati di perquisizione, Jessica è stata accusata di altri due reati, induzione all’aborto illegale e pratica dell’aborto come persona diversa da un medico autorizzato, per i quali si è nuovamente dichiarata non colpevole. Attualmente il Nebraska proibisce gli aborti dopo le 20 settimane, una legge in vigore da prima dell’annullamento della sentenza Roe v. Wade.

Il problema di fondo che emerge da questa e da tante altre vicende in materia di diritti ha un duplice aspetto: da una parte c’è l’obbligo di una società di fornire i dati alle forze dell’ordine che ne fanno richiesta per le indagini e dall’altra la possibilità di disporre di questi dati. 

Mai come oggi grandi aziende private possono disporre di informazioni personali relative ai propri utenti, e se queste sono utili per fermare chi commette crimini è un conto, ma se le leggi vengono modificate ciò che può essere giudicato come crimine cambia. Il caso di Celeste Burgess è solo un esempio, ma conferma anche che negare il diritto all’aborto non eradica il fenomeno, ma lo trasporta in una dimensione di illegalità e pericolo per la salute della donna.

#lucenews #lucelanazione #aborto #nebraska #abortion #usa
  • La scelta coraggiosa del calciatore croato Robert Peric-Komsic non poteva non fare il giro del mondo in un baleno. Nel fiore dell’età, e con tutta la vita davanti, a soli 23 anni ha deciso di lasciare il mondo del pallone. La sua non è stata una scelta forzata, è stata intimamente voluta, e se ha detto addio alla sua carriera è stato solo per una scelta d’amore. Dimostrando che la vita della propria madre viene prima di qualunque cosa. Prima della passione per il pallone, prima del successo, prima di ogni carriera.

“Non c’erano altre opzioni, io era l’unica possibilità, l’ultima. Ho avuto ben chiara qual era la mia missione: salvarla.”

L’attaccante del Cibalia Vinkovci non ci ha pensato due volte quando si è trattato di scegliere tra il suo futuro nel mondo calcistico e la salute della sua mamma malata. Per tanto, troppo tempo l’aveva vista lottare contro una malattia al fegato. Ora non c’era più tempo da perdere: si trattava di trovare un donatore compatibile, e al più presto. Lo stomaco della donna si stava oramai riempiendo di acqua, e questo voleva dire che le rimaneva poco tempo, secondo i medici che l’avevano in cura. Questione di qualche giorno appena. Il calciatore della seconda divisione croata era l’unico compatibile. A quel punto Peric-Komsic si è tolto la tuta, ha riposto maglietta e calzoncini da calciatore nella sua valigia e ha preso l’aereo, salendo sul primo volo con destinazione Istanbul. Lì ha trovato sua mamma Ljiljiana che l’aspettava per abbracciarlo, in fin di vita.

“Dopo aver lottato duramente per 13 anni, il vero eroe è lei. Io ho solo fatto quello che chiunque al posto mio avrebbe fatto."

Sono passati quattro mesi e più dall’intervento. Il trapianto è andato benee la signora Ljiljiana è migliorata molto da allora. Giorno dopo giorno ce l’ha messa tutta, e con una straordinaria forza di volontà, animata dall’amore di suo figlio, si sta piano piano riprendendo. E a chi si complimenta per aver fatto qualcosa di straordinario, con l’umiltà dei grandi risponde: “È stata mia madre a darmi la vita. Io l’ho solo estesa a lei”.

#lucenews #lucelanazione #donazionefegato #RobertPericKomsic #donarelavitaperamore
Un problema, quello delle barriere architettoniche, che non sembra sia possibile risolvere. Questa volta è successo a Caccamo, in Sicilia, dove un disabile ho dovuto aspettare tre ore sotto il sole per riuscire a votare.
Giuseppe brancato ha dovuto aspettare tre ore per riuscire a votare

"Una situazione gravissima che si commenta da sé": la denuncia di Brancato

"Ho votato solo perché volevo esercitare un mio diritto - dice Brancato -. Mi sono recato come sempre nel seggio dove ho sempre votato, all’istituto Psicopedagogico su viale Regione Siciliana. Sono sceso dalla macchina, mi sono sistemato nella carrozzina e sono arrivato davanti alla scuola. Qui è stato impossibile votare perché non c'era nessun seggio adeguato per consentire il mio ingresso in cabina con la carrozzina. Di conseguenza mi hanno comunicato che avrei dovuto recarmi in un altro plesso". Il disabile prima si è recato in Comune per sapere dove potesse andare a votare. "Dall’ufficio elettorale mi hanno detto di andare presso l’ex palazzo Catanese - aggiunge Brancato - anche qui sono sceso dalla macchina, mi sono sistemato nella carrozzina e sono arrivato al seggio. Purtroppo, la cabina nuovamente non era adeguata ad accogliere un elettore in carrozzina. A questo punto mi hanno riferito che mi sarei dovuto spostare alle scuole elementari. Prima di fare di nuovo un altro giro, mi sono informato e sono venuto a conoscenza che anche nel plesso delle scuole elementari non c'era la cabina per i disabili. A questo punto si sono decisi e mi hanno fatto votare in una stanza dove c'era una brandina. Per votare in carrozzina, sotto il sole cocente, ho impiegato tre ore. Una situazione gravissima che si commenta da sé". 

Quale soluzione per l'abbattimento delle barriere architettoniche?

L’accessibilità agli spazi di vita e l’abbattimento delle barriere architettoniche sono un obiettivo di primaria importanza, sia a livello pubblico che privato. Per esempio, negli edifici privati la situazione più frequente è quella in cui la persona con disabilità o difficolta motoria non riesca ad accedere all’appartamento nel condominio o a raggiungere la zona notte della sua abitazione per la presenza delle scale. Il montascale a poltroncina, adatto per gli anziani e persone che hanno difficolta di muoversi, o il servoscala a pedana, in questo caso, possono essere le soluzioni più adatte, anche perché sono gli ausili più utilizzati per il superamento delle barriere architettoniche negli edifici privati. Una valida alternativa al montascale e al servoscala per eliminare le barriere architettoniche negli edifici privati è la piattaforma elevatrice o elevatore. Un ascensore per disabili opportuno, grazie al fatto che non necessita di un locale macchina ed è adatto ad ogni tipo di ristrutturazione degli ambienti e per la riprogettazione degli spazi dell’edificio. Piccoli accorgimenti che, per quanto onerosi, darebbero un contributo ben più importante, quello all'inclusione piena della persona nella comunità.  
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