Papa Francesco ha cambiato la composizione del Sinodo dei vescovi. Una
decisione storica, almeno per alcuni. Dal prossimo incontro, i 70 membri che componevano il gruppo degli uditori verranno sostituiti da altrettante figure senza carica vescovile. Sacerdoti, uomini o donne consacrati, diaconi, laici e laiche avranno, a differenza della categoria precedente, anche la
possibilità di votare. Il numero degli aventi diritto, dunque, passa da 300 a 370, ricoprendo la quasi totalità dei 400 partecipanti all'assemblea. Una rivoluzione vera e propria per l'ambiente ecclesiastico, solitamente poco propenso ad ampliare il proprio ambito di riconoscimento dei diritti. Ma nonostante il passo avanti, purtroppo, la strada per l'equiparazione di uomini e
donne nei contesti religiosi è lunga e in salita.
Jean-Claude Hollerich, uno sguardo alla tradizione
Alle parole di Bergoglio, che auspica una
proporzione del 50% tra i laici e le laiche da lui nominati direttamente, ha risposto a tono il cardinale Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e relatore generale della XVI assemblea generale ordinaria del congresso dei vescovi: "I nuovi membri rappresentano, per così dire, la
porzione 'non episcopale' del popolo di Dio. Il
Sinodo rimane dei vescovi perché i vescovi sono la maggioranza! Questa non è certo una rivoluzione".
Papa Francesco stringe la mano a Jean-Claude Hollerich
Opinioni apertamente contrapposte, dunque, che esemplificano a pieno le correnti che costituiscono e governano l'istituto religioso. Ad una fazione più aperta, solitamente
capitanata dal Pontefice, si contrappongono le voci che costituiscono in molti contesti il
nocciolo conservatore del clero. "Il Sinodo è una risposta alla
malattia del nostro tempo", ha aggiunto Hollerich. "Ciò che caratterizza il nostro tempo post-moderno o digitale, come vogliamo chiamarlo, è un individualismo che si accentua ogni giorno di più, con il quale l'umanità non può sussistere: abbiamo bisogno di elementi comunitari per sopravvivere. C'è poi il fenomeno della crescente
polarizzazione, nella società e nei media, anche in quelli che si richiamano al cattolicesimo. Il
popolo di Dio che cammina insieme è una risposta a queste tendenze", ha concluso.
Il commento di Suor Anna Monia Alfieri
"La
decisione di Papa Francesco di eliminare, al Sinodo del prossimo ottobre, la figura dell'uditore e di sostituirla con 70 membri non Vescovi, quindi sacerdoti, uomini o donne consacrati, diaconi, laici e laiche mi sembra
bella e arricchente per tutti. Infatti, in quanto membri, essi avranno il
diritto di voto", ha commentato il volto noto della tv.
Suor Anna Monia Alfieri
"Non amo le divisioni, quote azzurre, quote rosa, come se il valore aggiunto della persona dipendesse dal suo sesso. Il popolo è formato da pastori e gregge uniti nel cammino della Chiesa. Si tratta, a mio modo di vedere, di una
chiamata alla responsabilità e alla corresponsabilità: ogni membro del popolo di Dio, secondo il proprio stato, è chiamato a collaborare in modo consapevole in uno spirito di unità. Si tratta di un messaggio molto bello che il Papa manda a tutti gli uomini, anche al di fuori delle mura leonine". Una riflessione volta all'innovazione, che sprona a contribuire nel pieno delle proprie possibilità alla causa nella quale si crede.
Il conservatorismo sull'aborto
A distanza di poche ore dall'annuncio relativo alla presenza delle donne in assemblea, però, Bergoglio ha ribadito i punti cardine dell'ideologia sulla quale si basa la Chiesa: "Penso a un'Europa che non sia ostaggio delle parti, diventando preda di populismi autoreferenziali, ma che nemmeno si trasformi in una realtà fluida, se non gassosa, in una sorta di
sovranazionalismo astratto, ignaro della vita dei popoli. È questa la via nefasta delle '
colonizzazioni ideologiche', che eliminano le differenze, come nel caso della cosiddetta cultura gender, o antepongono alla realtà della vita concetti riduttivi di libertà, ad esempio vantando come conquista un insensato '
diritto all'aborto', che è sempre una tragica sconfitta". Durante la sua visita a Budapest, finalizzata all'incontro del presidente ungherese Orbán, ha poi lanciato un monito per la costruzione di un'entità sovranazionale basata sulla tradizione e sul conservatorismo: "Che bello, invece, costruire un'Europa centrata sulla persona e sui popoli, dove vi siano politiche effettive per la natalità e la famiglia, dove nazioni diverse siano una famiglia in cui si custodiscono la crescita e la singolarità di ciascuno". Un notevole passo indietro rispetto all'apertura relativa al Sinodo, che permette di comprendere quanto l'ideologia attuale della Chiesa sia ancora scollegata dall'evoluzione del contesto sociale nel quale è immersa.
Cos'è il Sinodo dei vescovi
Sinodo è una parola antica, legata alla tradizione della Chiesa, con la quale viene indicato il cammino fatto insieme dal Popolo di Dio. Nelle parole del Pontefice, "è un'assemblea nuova nella sua istituzione ma antichissima nella sua ispirazione". Fin dai primi secoli dopo l'anno zero sono state designate con la parola “sinodo” le riunioni ecclesiali convocate a vari livelli (diocesano, provinciale o regionale) per ascoltare e discutere di questioni dottrinali, liturgiche, canoniche e pastorali.
Il Sinodo vaticano del 2015
Il Sinodo attuale, invece, è stato
istituito nel 1965 da Papa Paolo VI con l'
Apostolica sollicitudo. Un'istituzione ecclesiastica che si è riunita per la prima volta nel 1967, "all'insegna non solo dello
spirito di collegialità ma anche del moto perpetuo che porta avanti l'evoluzione del credo". Anche il segretario generale della Cei, Giuseppe Baturi, ha commentato in questo senso le nuove parole di Papa Francesco: "Questo tema della partecipazione e della corresponsabilità all'edificazione della Chiesa è fondamentale in questa ondata sinodale che viviamo grazie a papa Francesco, e che riguarda anche la
Chiesa italiana. I meccanismi e i percorsi della Chiesa italiana non vedono separazione, da questo punto di vista, tra clero e i fedeli battezzati: sono tutti corresponsabili nella missione".