Chi sono le “Solar Mamas” di Zanzibar. Tra empowerment femminile e lotta alla povertà energetica

A Zanzibar solo la metà dei quasi due milioni di abitanti ha accesso all’elettricità e i livelli di istruzione soprattutto per le donne sono molto bassi. Da qui l'idea: mettere insieme due debolezze strutturali per trasformarle in una forza che innova

di DOMENICO GUARINO
15 marzo 2025
Una delle "solar mamas" di Zanzibar (dal profilo Instagram @barefootcollege)

Una delle "solar mamas" di Zanzibar (dal profilo Instagram @barefootcollege)

Mettete insieme empowerment femminile, energie rinnovabili e sostenibilità. Unite una ciotola di riscatto sociale e tutela delle comunità rurali. Aggiungete un pizzico di lotta alla povertà energetica, e condite il tutto con le pari opportunità. Il risultato vi porterà a Zanzibar, dove vivono e operano le “Solar Mamas”, un gruppo di donne formate per diventare tecniche solari e portare la luce dove la rete elettrica non arriva.

A Zanzibar, suggestivo arcipelago al largo della costa della Tanzania, dove solo la metà dei quasi due milioni di abitanti ha accesso all’elettricità in virtù dei costi di allacciamento e della mancanza di infrastrutture, i livelli di istruzione soprattutto per le donne sono molto bassi. Da qui l'idea: mettere insieme due debolezze strutturali per trasformarle in una forza che innova, e trasforma l'economia, la cultura, la società. Portando luce (è proprio il caso di dirlo) dove non c'era, e illuminando possibilità sconosciute.

Il Barefoot College, organizzazione comunitaria locale, ha infatti avviato un programma di tre mesi dedicato a donne che non hanno ricevuto un’istruzione scolastica avanzata. Ospitate nel centro di Kinyasini, studiano impianti fotovoltaici dai componenti elettronici fino alla posa dei pannelli sui tetti di lamiera. Al termine della formazione, ogni partecipante riceve dal governo di Zanzibar un certo numero di kit solari da installare nelle abitazioni dei propri villaggi. Insomma le donne imparano un mestiere, implementano il loro ruolo e il loro prestigio all'interno della comunità, forniscono un servizio essenziale, generano reddito e trasformano il territorio in maniera positiva.

Anche perché a Zanzibar la maggior parte degli abitanti non ha un allaccio elettrico e dunque passare dal carbone o dalla paraffina ai pannelli solari, rappresenta una vera e propria rivoluzione: piccoli impianti fotovoltaici, installati con rate mensili sostenibili per le famiglie, installate da professioniste locali che conoscono il territorio e i bisogni della comunità. Quindi, da un lato, si riducono le emissioni inquinanti, dall’altro si mettono in atto, concretamente , processi virtuosi di emancipazione femminile. E, come affermano due ricercatrici della Chalmers University of Technology in Svezia, Helene Ahlborg e Kavya Michael, citate dal Guardian, si abbattono “gli stigmi e le barriere sociali”, mostrando che anche persone prive di istruzione formale possono diventare competenti e leader nella comunità, e dunque contrastando la mentalità patriarcale che tende a relegare le donne in ambito meramente domestico.

Dal 2015 al 2025 sono già 65 le donne che sono state formate, e che hanno contribuito a collegare quasi duemila abitazioni in una trentina di villaggi. Zanzibar gode di una luce solare prolungata che dura fino a 10 ore al giorno, ma rimane fortemente poco sfruttata, mentre le famiglie rurali spendono almeno il 35% del loro reddito per il fabbisogno energetico. A fronte di questo il governo nella sua strategia per la crescita e la riduzione della povertà ha dato priorità alle infrastrutture come i trasporti e l'accesso all'energia per sostenere la crescita economica e porre fine alla povertà rurale.

In questo scenario “le Solar Mamas hanno contribuito a dare potere alla nostra gente fornendo loro elettricità, che è un servizio sociale molto importante", come afferma Juma Burhan, direttore esecutivo della Zanzibar Economic Empowerment Agency. "L'energia solare fornisce elettricità e riduce le emissioni di carbonio, che sono state tra le principali fonti di malattie per le comunità che dipendono dalle lampade a cherosene. Il Barefoot College vede anche questa fonte di energia rinnovabile come un catalizzatore per creare occupazione, aumentare il reddito, migliorare l'istruzione e fornire soluzioni autosufficienti per le comunità dei villaggi. Le donne rurali svolgono un ruolo chiave nel sostenere le loro famiglie e le loro comunità nel raggiungimento dei bisogni di base, nell'offrire sicurezza, nella generazione di reddito e nel migliorare i mezzi di sussistenza rurali e il benessere generale, motivo per cui questo modello si concentra su di loro", ha affermato Pendo Daudi, coordinatore nazionale del Barefoot College di Zanzibar. Ovviamente ora l’obiettivo dichiarato è quello di proseguire l’espansione di questi corsi, coinvolgendo anche donne di altri Paesi come Malawi e Somaliland. Contando anche sul contributo di chi è già stata formata e che diventa a sua volta una guida per le nuove generazioni, creando un circolo virtuoso .