Un anno dalla strage di Cutro, la ferita e le domande sono ancora aperte

Il naufragio all’alba del 26 febbraio 2023 lungo la costa calabrese, poi la tragica conta dei morti: 94 persone morirono in mare, tra questi 35 erano bambini. Dopo un anno di domande e polemiche, rimangono dolore e dubbi su quanto accaduto quella notte

di RICCARDO JANNELLO -
26 febbraio 2024

Alle quattro del mattino del 26 febbario 2023 un caicco si arenò sulla spiaggia crotonese (a Cutro per l’esattezza), dopo avere rovesciato in mare quasi cento corpi, mentre furono meno quelli salvati dal disperato tentativo di tanti volontari di rendere meno amara una tragedia dell’immigrazione che ha funestato i nostri mari e scosso le nostre coscienze.

Morirono 94 persone: 35 bambini

Di quelle 94 persone che hanno perso la vita cercando un futuro migliore dopo avere lautamente pagato degli scafisti stragisti, 35 erano minori e proprio due giorni fa è stata identificata la vittima più giovane, quella di “zero anni” che nei registri aveva solo un alias, Alì, e una sigla quasi fosse passato per il camino di un campo di concentramento: Krl6m0. Adesso sappiamo che si chiamava Mohammad Sina Hoseyni, era un neonato e nel naufragio aveva perso anche la mamma e la sorella. Veniva dall’Afghanistan, il paese che dal 1979 è in un modo o nell’altro in guerra e ora è tornato sotto il regime dei talebani, non proprio i signori della pace e della civiltà.

Il piccolo Alì aveva dato il nome al Giardino che è stato inaugurato ufficialmente in vista di questo anniversario: 94 piante, una per ogni vittima. Cutro, diecimila abitanti nella provincia calabra di Crotone, è ora uno dei luoghi più tristi, ma non si arrende. E stamani alle 4, grazie alla “Rete 26 febbraio”, rivivendo quel momento ha dato un segnale di speranza: sulla spiaggia del naufragio sono stati posti 35 peluche a simboleggiare le vittime minorenni con in mezzo la maglietta bianca a ricordare proprio Alì-Mohammad, che con i suoi zero anni è un po’ la figura chiave della vergogna.

Peluche e candele sulle spiaggia per ricordare vittime di Cutro
Peluche e candele sulle spiaggia per ricordare vittime di Cutro

Un anno dopo

Attorno 94 candele a rischiarare il buio della notte. Anche alcuni superstiti e familiari delle vittime hanno voluto essere presenti. Straziante il pianto dirotto di una donna afgana che nel naufragio ha perso la sorella e due nipoti. La donna non ha retto all'emozione di trovarsi a pochi metri da quel mare - agitato come lo era quella notte - che le ha portato via i suoi cari e ha avuto un malore. Un superstite diciottenne, Samir, afgano anch’egli, aveva avuto la forza di sorreggersi a un pezzo di legno e ha ricordato quei momenti col groppo in gola: “Ho rivissuto le stesse emozioni ed è tutto così difficile. I soccorsi sono arrivati tardi, avevamo visto una luce ed avevamo sperato, e invece era un peschereccio. Quando siamo arrivati sulla spiaggia non c’era nessuno ad aiutarci”.

Ora Samir vive ad Amburgo e chiede alle autorità italiane e tedesche di autorizzare il ricongiungimento familiare con chi dei suoi è rimasto in Afghanistan. Lo zio di una vittima ha recitato versetti del Corano, poi i musulmani presenti hanno pregato in direzione della Mecca. Alla fine, due superstiti e due dei pescatori che per primi intervennero sul luogo della strage, hanno gettato una corona di fiori, quindi si sono stretti in un abbraccio sciogliendosi in lacrime al ricordo di quella notte di un anno fa. Per un atroce scherzo del destino il caicco della morte si chiamava “Summer Love”, amore d’estate, e invece è stato una tomba d’inverno.

Veglia in ricordo delle vittime della "Strage di Cutro"
Veglia in ricordo delle vittime della "Strage di Cutro"

Presenze e assenze della politica

Quel naufragio ma anche tutto quanto si è succeduto in un anno è stato fonte di polemiche politiche fortissime e ieri mentre i vertici del governo erano assenti (il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi si è recato solo un giorno prima a deporre un fiore sul Giardino di Alì), alla marcia dell’altra sera, alla lunga notte in spiaggia e alla manifestazione che si è poi svolta a Crotone, era presente la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, che ha rinfocolato i dubbi sulla tragedia: “Siamo qui per chiedere verità e giustizia e fare la stessa domanda di un anno fa al ministro Piantedosi e al governo non avendo ancora oggi avuto risposte; cioè perché nonostante le informazioni e le segnalazioni non sono partiti i mezzi più adeguati per i soccorsi”.

Lo scaricabarile tra Frontex, la Guardia Costiera e le autorità sui ritardi dovuti alle incomprensioni sull’allarme lanciato pongono quel dilemma alle nostre coscienze: la tragedia di Cutro poteva essere evitata segnalando come grave l’avvistamento passato poi sotto traccia e diventato solo la realtà di un barcone sventrato? Davanti alla giustizia italiana è ancora in corso il processo contro i presunti scafisti. Uno di loro ha scelto il rito abbreviato ed è stato condannato, mentre un’altra indagine punta a chiarire proprio la sequenza dei fatti e se ci siano stati, e per colpa di chi, ritardi nei soccorsi.

Cutro, un anno dopo la strage dei migranti. Marcia per non dimenticare: "Basta lutti"
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I dubbi su quella notte

A Cutro si recò anche il governo intero per celebrarvi, il 9 marzo successivo, un consiglio dei ministri, ma anche quella giornata non fu chiarificatrice, anzi molte persone venute anche da fuori manifestarono duramente contro i rappresentanti del gabinetto Meloni incolpandoli di non avere fatto nulla per salvare i naufraghi e di non sapere come affrontare il problema dell’immigrazione ed evitare momenti drammatici come quella del 26 febbraio 2023. La tragedia sulle coste calabre di un anno fa rimane un grande punto di domanda; l’occasione di quest’anniversario invece di diradare le ombre ha favorito ancor più le tenebre, dividendo per una volta ancora l’opinione pubblica, da una parte la protesta dall’altra l’assenza del governo alla manifestazione e quindi la mancanza di risposte chiare. Solo aver dato un nome ad Alì-Mohammad è uno spiraglio di speranza, fioco ma sul quale bisogna aggrapparci e in suo nome, di quegli “zero anni”, dare soluzione al problema e far sì che Cutro rimanga solo l’ultimo momento di una cronaca dolorosa e non l’inizio di nuove tragedie.