Si sono incatenate al rettorato dell’Università di Genova per chiedere “l'apertura di un centro antiviolenza dopo le molestie e i ricatti avvenuti nella facoltà di Architettura” del capoluogo ligure. Le protagoniste di quest’azione di protesta nel giorno dell’anniversario del femminicidio di Giulia Cecchettin, lunedì 11 novembre, sono due studentesse del collettivo ‘Cambiare rotta’.
“Dopo il 'no' ricevuto dalle istituzioni universitarie giovedì scorso – dicono le attiviste – resteremo qua fino a quando non otterremo l'apertura di un centro antiviolenza all'Università di Genova. Contro violenze, ricatti e le molestie insite in questo modello universitario, contro il quale saremo in piazza il 15 novembre per il 'No Meloni Day', abbiamo bisogno come studenti di strumenti di tutela: non saremo vittime, vogliamo un centro antiviolenza all'Università di Genova e non ce ne andremo senza”.
Già due settimane fa, universitari e universitarie avevano dato vita a un presidio, dopo che si era diffusa la notizia di un professore di Architettura indagato. Nello specifico, il professore avrebbe manipolato alcune fotografie prese dai profili social delle vittime modificandole attraverso l’intelligenza artificiale per associare ai loro volti dei corpi nudi o fotomontaggi a luci rosse. Le foto sarebbero poi finite su una chat Telegram di persone coinvolte nel traffico di immagini hard e illegali.
“Non saremo vittime – spiegano – non possiamo accettare di vivere in un’università che ci costringe a subire queste dinamiche malate per intraprendere il nostro percorso di studi. Purtroppo sappiamo bene che quello che è successo ad Architettura non è un caso isolato, la retorica della mela marcia non regge di fronte alla realtà di un sistema che permette e prevede molestie e abusi di potere di ogni tipo, a Genova e in ogni ateneo. Come giovani e come studenti siamo stanchi di vivere in questo sistema marcio fino al midollo, per questo ci vediamo in piazza il 15 novembre per il secondo atto del no Meloni day, per mostrare che non ci piegheremo di fronte agli abusi e di fronte a questo sistema che calpesta il nostro futuro. Nel frattempo, non ce ne andremo da qui finché il rettore non prenderà provvedimenti risolutivi e immediati, istituendo uno sportello anti-violenza in università”.
Accanto alle giovani studentesse incatenate, era presente anche uno striscione con la scritta ‘Noi da qui non ce ne andiamo! Basta molestie e ricatti: vogliamo un centro antiviolenza’. Intanto, fra professori, personale tecnico amministrativo e ricercatori dell'ateneo, è partita una raccolta firme a sostegno dell'iniziativa.